~prologo~

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Trama:

Rudy Mendez, è un uomo da un infanzia infelice, un passato oscuro, perché stesso la sua anima la è.
Nelle sue vene scorre sangue marcio.
Nero come il catrame.
Grigio piombo come il suo cuore freddo.
Zero sentimenti. Non sa cosa siano, non li sa usare, sa solo ferire e far del male.
Finché una ragazza, dello stesso nome della rosa che ha tatuata sul dorso della sua mano, entrerà nella sua vita per caso. Forse il fato...o il karma.
La passione brucia più di un'incendio.
Le fiamme riducono tutto in cenere.
Non puoi salvare un uomo macchiato, ma puoi portare l'altra persona a bruciare nel tuo stesso inferno.

Premetto che ci sono scene di sesso esplicite, e linguaggio scurrile!

Buona lettura Rose belle! 🌹

Prologo

Chi ha detto che nella vita sopravvivevano solo gli angeli? Non lo sapevo. Ma costui non aveva conosciuto me. Portavo un marchio nero, indelebile. Non si toglieva neanche con l'acido. Perché era un marchio di fabbrica. Uno per ricordarmi che io ero un'anima nera. Lì dove vi era il candore, arrivavo io. Come un felino affamato. Come un Dracula che esige sangue puro. Io invertivo le carte in tavola. Mettevo a soqquadro la perfezione. Perché nessuno è perfetto.

(18 anni dopo. Prigione di Miami.)

-Vai a giocare Rodolfo. Vedi i bambini della tua età, ti ho fatto un pallone. Mostralo ai tuoi amici.-

La voce tenue di mia madre. Il suo viso scarno e deperito dove un sorriso alleggiava sempre. Come se avesse formato un solco, che non abbandonava mai quell'ovale smunto. Si girò, raccogliendo un pallone intrecciato con della paglia e rivestito con del cuoio. Non potevamo permetterci nulla. La nostra città era spoglia come noi, ma avevamo un'anima grande. Padre Las Casas, era una delle città più povere del Cile. Mia madre arrangiava con dei lavoretti. Pulizie e banco della frutta al mercato. Molti apprezzavano perché con pochi Pesi cileni, riuscivano ad avere almeno un chilo di maracuja. Molti disprezzavano e sputavano sulla frutta che vendeva mia madre. Ma non per questo perdeva quell'aura eterea e gioiosa. Capace di rallegrare anche il suo dolore interno.

-Dai coraggio.-

M'incitò nuovamente, aggiustandomi la maglia che mi aveva cucito con amore. Arancione e bianca, con il numero uno tessuto dietro. Per lei ero un campione, e per me lei era l'unico amore vero.

-Va bene mamma. Santiago espera...-

Rincorsi il mio amico Santiago, che mi fece cenno con la mano di avanzare verso di lui, e mostrandogli il mio pallone nuovo.

-Esto es muy lindo. Vamos, Vamos.-

Guardò il mio pallone nuovo, accennando un sorriso laterale, per farmi segno con la testa di lato di raggiungere gli altri bambini.

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"Rudy Miller" proclamò vigoroso, una voce forte ma lontana al mio udito. Mi rigirai nel materasso logoro, simulando dei versi con le labbra corrucciate. La testa sembrava pesare un macigno, voltandola più volte a destra e a sinistra.

"Santiago espera. No, por favor" gridai con la voce spezzata da un singhiozzo, mentre tentavo invano di sfuggire, di correre via. Ma rimanevo piantato lì, scalciando nel vuoto.

"Sentitelo parla anche nel sonno" un tono beffardo, ed un rumore agghiacciante di una spranga di metallo, battuta sulle sbarre di ferro, mi portò a sobbalzare.

Mi drizzai a sedere sul letto, avvertendo il cuore battere ad una velocità insostenibile, e delle stille di sudore, colarmi lungo il setto nasale, mentre sbattei più volte le palpebre, mettendo a fuoco il posto che ormai era divenuto casa mia da ben diciotto anni. Mi strofinai il palmo sudato, sulla canottiera bianca unta, e una sul volto accaldato, mentre battiti frenetici tornavano normali.

"Che vuoi?" Domandai asettico e con tono graffiante come sempre, vedendo il volto di Matthew, la guardia del carcere.

"Sono venuto a portarti buone notizie" affermò veritiero. Nessun segno di sarcasmo su quel volto dalla mascella squadrata, e qualche pelo biondo che faceva capolino.

Mi passai una mano tra i capelli ormai troppo cresciuti, ma non ci badavo. Chi cazzo guardava queste cose quando stava rinchiuso in una gabbia?!

"Ah sì? E cosa? Un fottuto spazzolino elettrico come premio?" Feci una risata amara, sbuffando appena dalle labbra come divertito, dalla mia cazzo di affermazione.

"Esci. Sei libero brutta testa di cazzo" rivelò goliardico e mai pungente. Ormai aveva imparato a conoscermi. Ero stato addomesticato per sopravvivere qui dentro. Ed una buona condotta aveva giovato i suoi frutti. Ma un'anima nera non si cambia. E fuori da una gattabuia ero ancora Rudy. Quell'anima sporca, senza cognome, senza amici veri. Quello che non conosceva l'amore.

Dark Soul   -Anima Oscura- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora