Capitolo 1

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Scarlett's POV:

Dicono che andarsene, a volte, è la soluzione migliore. Dicono che così si può dimenticare più facilmente e lasciare tutto alle spalle. Ma ora posso ufficialmente dire che sono tutte cazzate. Il passato avrà sempre un riscontro sul presente e non andrà mai via.
Le cose che succedono ti cambiano come persona, fanno si che tu non sia più ciò che eri prima e il dolore lacera ogni tua singola cellula fino a farti sentire insignificante.
Il dolore, probabilmente, è la parte peggiore. Rimane sempre lo stesso, nonostante passino i giorni, i mesi, gli anni. Non cambia mai e tu, ogni giorno, lo rivivi come se fosse il primo. Puoi allontanarti quanto vuoi, puoi cercare di fare qualsiasi cosa per mandarlo via o per non pensarci, ma lui sarà sempre lì. È impossibile farlo scomparire. Quella volta che arriva non se ne va più e ti segna in un modo inspiegabile.
Proprio per questo, anche in questo momento che sono dall'altra parte del mondo, lui è ancora lì. Cambiare aria, cambiare città, cambiare vita non servirà mai a nulla, ma ormai non posso più tornare indietro.
Ciò che mi distrae, per pochi secondi, è il mio telefono che squilla.
"Pronto?"
"Ciao Scarlett, sono tuo padre."
"Si Isaac, lo so, ho il tuo numero salvato in rubrica, ricordi? Cosa vuoi?"
"Volevo solo sapere come sta andando lì a Sydney. Come ti trovi?"
"Certo, come se ti interessasse veramente. Perchè non vai già al punto in cui mi chiedi di rispondere alle sue chiamate?"
"Penso che dovresti veramente farlo."
"Ti ho già detto un milione di volte che non voglio più avere niente a che fare con lui, è uno dei motivi per cui me ne sono andata."
"Lo so e hai sbagliato. Ti vuole bene, lo sai, e sta soffrendo molto più di quanto credi."
"Doveva pensarci prima di fare ciò che ha fatto. Sta bene dove si trova ora, è ciò che si merita."
"Non è giusto che tu lo tratti così. È sangue del tuo sangue."
"Oh si, purtroppo lo è. Senti, non ho tempo da perdere, ho appena fatto un po' di spesa e se aspetto ancora un po' si scioglierà tutto il burro. Ci sentiamo." dico concludendo la chiamata.
È incredibile come mio padre abbia sempre un tempismo perfetto e riesca sempre a farmi sentire peggio ricordandomi ciò che è successo, come se già non ci pensassi abbastanza.
Arrivo davanti alla porta di casa di mia zia e cerco le chiavi nella borsa. Apro la porta e corro in cucina, appoggio le borse sul tavolo e prendo le varie cose da mettere nel frigo.
Appena mi avvicino al frigo, però, vedo un ragazzo disteso per terra sotto il lavandino intento a fare non so cosa.
"E tu chi cazzo sei? Esci subito da casa mia!"
Il ragazzo si spaventa e sbatte la testa su uno dei tubi. Appena i nostri occhi si incontrano, riesco a percepire la rabbia che sta provando in questo momento e noto anche che cerca di non esternarla.
"Calma ragazzina, mi ha mandato Rose. Sono qui per sistemarvi la perdita e grazie a te ora mi ritrovo con un bernocolo in testa."
"Mh, okay e perchè non ne sapevo nulla?"
"Forse questo dovresti chiederlo a tua zia? Credi davvero che io sappia risponderti?" mi risponde scocciato.
Sposto lo sguardo sul tavolo e trovo un bigliettino.
'Scar, sono dovuta scappare a lavoro e non volevo svegliarti. Verso le 11.00 arriverà un ragazzo a sistemare il lavandino. Un bacio, zia Rose x'.
"Presumo che tu abbia letto il biglietto un po' troppo tardi." mi dice il ragazzo e solo ora faccio caso ai suoi capelli rosso fuoco.
Non gli rispondo e inizio a mettere via la spesa. E io che pensavo che sarei potuta tornare a casa e starmene tranquilla.
"Ho quasi finito comunque." dice il ragazzo rimettendosi al lavoro.
"Mh, okay? Non mi interessa."
"Wow, devo dire che sei molto simpatica. Rose ti descriveva diversamente."
Mi giro di scatto e mi trattengo dal dire qualcosa di troppo scortese.
"Tu conosci mia zia?"
Lui mi guarda e ride.
"Scherzi vero? La conosco da quando sono nato praticamente."
Ma che cazzo?
"Beh, quest'aria da saputello non ti rende figo. Cosa ne posso sapere io?"
"Senti da che pulpito esce la predica."
"Wow okay, mi sono stufata. Me ne vado di sopra, tu finisci pure il tuo lavoretto del cavolo e poi vattene, basta che mi lasci in pace." dico per poi girarmi e salire le scale. Entro in camera mia, o meglio, la camera che mi ha dato mia zia finchè starò qui, e chiudo la porta alle mie spalle. Mi siedo sul letto e apro il cassetto del comodino, prendo il quadernino e inizio a scrivere.

10/10/2016
11 mesi. 11 mesi senza di te.

-

Mi sveglio verso le 15 con il quadernino e la penna in mano. Mi sono addormentata mentre cercavo le parole giuste da scrivere. Ho saltato il pranzo, ma non ho fame, quindi decido di sistemarmi e andare a bere qualcosa da Starbucks. Scendo in cucina sperando che quel ragazzo sia andato via, anche se è quasi ovvio, ma non si sa mai, potrebbe aver trovato qualche altro lavoro da fare. Per mia fortuna non lo vedo da nessuna parte e ne sono contenta. Prendo le chiavi di casa e chiudo la porta alle mie spalle. È davvero una fortuna avere Starbucks a pochi passi da casa, considerando che a Londra ci andavo minimo ogni mattina per fare colazione.
Sento il sole picchiare sulla mia pelle, fa caldissimo e mi devo ancora abituare a questo tipo di clima.
Entro in negozio e vedo Tristan dietro il bancone a sistemare dei bicchieri. Non c'è nessuno alla cassa, quindi mi avvicino per ordinare.
"Ciao Tris, come stai oggi?"
"Scar! Sto bene, credo, tu? Vuoi il solito?"
"Si, grazie." gli rispondo sorridendogli.
Conosco Tristan da circa due settimane, quindi praticamente da quando sono arrivata qui, non posso dire che sia mio amico, ma è l'unica persona con cui ho una conversazione a parte mia zia.
"Ecco a te, tutto tu-"
Non finisce la frase che mi ritrovo il caffè latte sparso sul bancone e sulla mia canotta.
"Cazzo, merda, scusami. Non volevo." dice disperato prendendo degli stracci per asciugare.
"Ehm, tranquillo, non preoccuparti, può succedere."
"No, non deve succedere. Oggi non è giornata."
"Nervoso?"
"Da morire."
"Che succede?"
"Vieni, usciamo a fumare una sigaretta."
Lo seguo e usciamo dal negozio.
Tira fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans e me ne da una.
"No grazie, non fumo."
"Oh, okay." conclude portandosi la sigaretta alle labbra e accendendola.
"Quindi, che succede? Sempre se ti va di parlarne."
"Si, non c'è problema. Stasera ho un appuntamento."
"Wow, okay, ora capisco, o almeno credo, non ne ho mai avuto uno." dico ridendo. "Andrà tutto bene, vedrai." gli sorrido cercando di rassicurarlo.
"Non lo so onestamente, lui è un tipo difficile."
"Sii positivo, dove lo porti?"
"Lo porto ad un concerto, quello degli Arctic Monkeys per precisione. Sono la sua band preferita."
"Oh si, ho sentito che venivano qui negli ultimi giorni! Allora di cosa ti preoccupi? Chi non ne sarebbe contento?"
"Boh, ho molta ansia. Mi piace davvero. Non so come vestirmi, non so come comportarmi, non so niente."
"Eddai Tris, se i vestiti sono un problema vengo ad aiutarti io. Non hai idea a quanti concerti sono stata." gli dico facendogli l'occhiolino.
"Dici davvero? Te ne sarei grato per tipo tutta la vita."
"Esagerato! Mandami l'indirizzo per messaggio e ci vediamo appena finisci il turno, okay?"
"Okay, grazie mille." dice buttando la sigaretta a terra e spegnendola.
Gli sorrido nuovamente e mi giro per andare via, ma lo sento chiamarmi.
"Hey, non vuoi più il caffè latte?"
Rido, è così buffo e lo adoro.
"No, grazie, però portamene uno al tuo appartamento e lo bevo appena arrivo, va bene?"
"Certo capo!" dice salutandomi con la mano e rientrando in negozio.
In due minuti sono di nuovo a casa, salgo al piano di sopra per farmi una doccia e buttare a lavare la canotta sporca. Quando finisco trovo mia zia seduta nel divano, deve appena essere tornata dal lavoro.
"Ciao zia." dico sedendomi di fianco a lei.
"Ciao tesoro, com'è andata oggi? Mi ha chiamata Michael e mi ha detto cosa è successo, mi dispiace che tu ti sia spaventata."
La guardo con uno sguardo interrogativo, cercando di capire a cosa si riferiva.
"Michael?"
"Si, il ragazzo che è venuto a sistemare i tubi del lavandino."
"Oh si... Beh, la colpa è mia che non ho letto il biglietto."
"No, dovevo dirtelo a voce ieri e mi sono dimenticata. Ti va di vederci un film stasera?"
"Certo, prima però devo andare da un mio amico, più o meno, appena torno ceniamo e lo guardiamo!"
"Oh wow, non sapevo avessi conosciuto qualcuno! Sei sicura che sia solo un amico?" dice con uno sguardo malizioso e scoppio a ridere.
"Si zia, sai benissimo che anche volendo non riuscirei ad andare oltre l'amicizia. E poi Tristan stasera ha un appuntamento, con un ragazzo per la precisione, quindi non potrei piacergli a prescindere. Vado ad aiutarlo a prepararsi, è un po' in ansia."
"Okay, hai ragione, per un momento me ne ero dimenticata. Quando ti vedo così sorridente e spensierata mi dimentico di quello che è successo."
"Devi ringraziare Tris per questo e comunque non dura molto questa spensieratezza che vedi, quel peso allo stomaco è sempre presente."
"Lo so tesoro, andrà meglio."
Non le rispondo, vorrei davvero credere alle sue parole, ma la verità è che non andrà mai meglio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 07, 2018 ⏰

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scars // michael cliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora