I'm leaving here, I'm long away

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Clair e Armand ebbero un risveglio pessimo, quella mattina, benché stessero riposando su uno dei letti più comodi su cui avessero dormito negli ultimi tempi.

Entrambi credevano che la stanza a loro riservata nell'albergo di Manchester prenotato dallo staff della band fosse lontana dal resto delle altre camere destinate al completo equipaggio che, tappa dopo tappa del Magic Tour, allestiva gli spettacoli dei Queen; tuttavia, Peter Freestone - egli aveva come compito quello di destare ogni mattina non solo "Sir Frederick of Mercury", come lo avevano soprannominato affettuosamente Clair e Armand, ma anche i due ragazzi - non tardò molto a dirigersi verso il loro dormitorio: a mezzogiorno, dopo aver ingerito due tazze di caffè per svegliarsi completamente dopo le orribili e insonni ore trascorse a convincere invano Freddie perché tornasse in albergo e abbandonasse la festa organizzata dalla stessa band dopo il loro concerto, si trovava davanti alla porta della loro stanza a bussare insistentemente affinché i due ragazzi si alzassero.

Non appena Clair sentì i tonfi, cominciò a domandarsi se fosse davvero necessario afferrare la lampada poggiata sul comodino e scaraventarla addosso all'assistente del cantante, oppure limitarsi ad alzarsi per aprire la porta.

Scelse la seconda opzione, perciò si diresse con fatica verso la porta della camera. -Quel est ton problème? Perché dobbiamo già svegliarci? Siamo tornati qui nemmeno cinque ore fa! - urlò lei, davanti a Phoebe.

-È assurdo, Clair. Freddie mi ha dato il tuo stesso buongiorno. Ad ogni modo, alle quindici avete l'aereo, sono già stato abbastanza clemente da lasciarvi dormire fino a quest'ora - spiegò lui, sbirciando nella camera per vedere se anche l'altro ragazzo si trovasse ancora nel mondo dei sogni.

Armand, svegliato dalle urla irritanti di Clair, era concentrato a stropicciarsi gli occhi, e gli chiese quando si sarebbero dovuti recare con il resto della band in aeroporto, formulando la domanda con un misto di francese e inglese.

-Tra un'ora esatta. Sono contento che almeno tu, Armand, sia stato riconoscente nei miei confronti, stamani. A dopo - disse, chiudendo la porta alle spalle di Clair.

Quest'ultima, con le braccia incrociate, si girò verso l'amico. -Avanti, bravo ragazzo, va' prima tu in bagno - lo canzonò, ancora stonata dal suo brusco risveglio.

Armand ridacchiò. -Cerco solo di essere riconoscente a tutta questa gente per cui noi siamo un inutile e grosso peso.

Clair si gettò a peso morto sul suo letto, decisamente più comodo rispetto a quelli di tutti gli alberghi nella quale aveva dormito da quando era giunta Londra. Avrebbe ricordato quella città austriaca, Vienna, sicuramente per la morbidezza di quel materasso a due piazze che aveva condiviso con Armand.

-Freddie è stato quello che ha insistito perché seguissimo i culi di quei quattro fino alla fine di questo tour. Se vogliono prendersela con qualcuno, si rivolgessero a lui - disse lei, in maniera apatica.

In effetti Armand non poteva proprio darle torto: il cantante aveva preso la decisione di lasciar venire i due ragazzi con tutto lo staff del gruppo fino all'ultima tappa rimanente sul calendario del tour. Il loro viaggio, che inizialmente prevedeva solamente Londra come luogo di permanenza, si sarebbe prolungato di due settimane e mezzo; lui e Clair avrebbero fatto ritorno in Francia non più il 23 luglio, come entrambi avevano prestabilito, bensì il 10 agosto, il giorno dopo l'ultimo dei concerti del tour, il quale avrebbe avuto luogo nuovamente in Gran Bretagna, a Stevenage.

Armand, nonostante avesse già superata la data iniziale del suo ritorno a Bourg-en-Bresse di due giorni, non aveva ancora comunicato a nessuno, tranne a Louis, la posticipazione del suo arrivo, ma era probabile che i suoi fossero ancora così adirati con lui che avrebbero preferito non averlo ancora tra i piedi in casa: dovevano ancora accettare come stavano le cose, per loro figlio.

The Blonde Hurricane Goes On Tour!Where stories live. Discover now