Let It Be

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Garden Lodge si trattava, nessuno poteva negarlo, di una dimora gigantesca e maestosa, dove chi vi abitava vantava il diritto di vivere nell'assoluta libertà e in tranquillità. Insomma, era la casa perfetta per una persona che non passasse inosservata come Freddie Mercury, il quale, appena se ne presentava l'occasione, non mancava di ritirarsi nel suo grande covo per trascorrere momenti di pace insieme alla gente da lui ritenute più affidabili.

Tuttavia, in giorni come quelli, le estese dimensioni della dimora risultavano essere utilissime per allestire una grande festa, una di quelle tanto apprezzate dal cantante, dato che tutto l'enorme giardino meravigliosamente curato che circondava la residenza veniva usato per ospitare quel gran numero di persone che Freddie non esitava affatto a invitare, soprattutto in date circostanze.

Per questo motivo, il giorno 5 settembre del 1986 si riunirono a Garden Lodge circa un'ottantina di ospiti per celebrare il quarantesimo compleanno del proprietario della villa.

Esattamente come Jim gli aveva consigliato, Freddie aveva deciso di realizzare un elegantissimo party che sarebbe durato tutta la giornata e, perché no, anche tutta la notte successiva.

Essendo un soggetto molto accurato nei confronti di eventi così importanti, si era accertato più volte di non aver mancato di invitare qualcuno presente nella sua lunga lista di invitati, ma, come gli stessi Mary, Peter e Joe gli aveva assicurato, tutti erano stati messi al corrente della festa, e tra questi tanti non potevano certo mancare due ospiti che Freddie riteneva più che importanti: madamoiselle Clair Renaud e monsieur Armand Dupain.

Ai due invitati, il cantante aveva riservato un trattamento più che fuori dal comune: a entrambi era stato offerto viaggio e alloggio – e quale luogo poteva essere migliore se non la villa che lui stesso possedeva? –, e sia Clair che Armand non esitarono nemmeno un attimo se accettare l'invito o meno: fin da subito si tennero pronti per l'ennesima avventura che Freddie aveva in serbo per loro.

La mattina del fatidico giorno, i due si svegliarono nella camera degli ospiti eccitati e allegri, ansiosi di rendere al cantante ciò che i due avevano preparato per lui.

–Spero che sia salva – disse ansioso Armand, alludendo al suo regalo. –Non mi è piaciuto il modo in cui l'hai portata fin qui sopra l'altro giorno. Non voglio dargliela a metà.

Clair era intenta a sistemarsi il suo sgargiante ed enorme copricapo sulla zucca, totalmente incurante di timori del suo amico.

–Se non fossi sgattaiolata di sopra prima che ci vedesse, Freddie avrebbe capito di cosa si trattava – spiegò, ricordando la scena vissuta due giorni prima, quando per la prima volta, dopo diversi mesi, aveva messo nuovamente piede nella casa del cantante ed aveva subito raggiunto la sua vecchia camera da letto per nascondere i loro regali prima che il proprietario della casa potesse scorgerli.

–Joe non mi aveva vista arrivare. Pensava che fosse entrato un ladro in casa a rubare qualcosa dalla Sala Giapponese – iniziò a ridere.

–A proposito, quella camera è enorme! – commentò Armand, tentando di distrarsi dall'ennesimo problema che lo torturava. –Tutto è così... nipponico, lì dentro!

–Lo so. Anche io ero rimasta sbalordita la prima volta che ci sono entrata. Perfetto, ho finito di prepararmi. Come sto? – chiese entusiasta, indicando all'amico il gigantesco cappello.

Armand era rimasto a bocca aperta; pochi secondi dopo non era riuscito a trattenersi dal ridere. –Sei assolutamente divina – giudicò.

–Magnifico, proprio quello che volevo sentirmi dire. Andiamo? – domandò, avviandosi verso la porta chiusa della camera.

The Blonde Hurricane Goes On Tour!Where stories live. Discover now