Cammino a passi svelti verso casa.
Ho fatto tardi anche stasera per chiudere delle pratiche in agenzia e Federico mi starà aspettando con la pasta pronta per essere scolata.
Controllo il cellulare e mi rendo conto che non ha risposto al mio messaggio in cui lo avvisavo di essere uscito dall'agenzia.
Provo a chiamarlo ma risulta irraggiungibile.
Faccio mente locale, probabilmente aveva una riunione ed io me ne sono dimenticato.<<Ciao.>> mi porto una mano sul cuore e mi appoggio al muro dietro di me.
Claudio.<<Che...che ci fai qui?>> alza le spalle e calcia un sasso facendolo rotolare a pochi metri da noi.
Mi guardo intorno circospetto per paura che possa arrivare Federico da un momento all'altro.<<Tranquillo, non arriverà...l'ho visto uscire un'ora fa.>>
<<Chi?>>
<<Quello lì.>>
<<Che vuoi?>>
<<Non so come faccia ad essere il tuo tipo.>>
<<Non sono cose che ti riguardano.>>
<<Biondo...magro...ha mai visto una palestra in vita sua?>> sogghigna e reprimo l'istinto di togliergli quel sorriso con un pugno.
<<Smettila e vattene.>> raggiungo il portone e lo apro velocemente.
Lo sento alle mie spalle nonostante non abbia proferito parola.
Riconosco il suo respiro sul collo.
Il peso della sua presenza a qualche centimetro da me.
Mi impongo di non voltarmi, saremo troppo vicini e i nostri istinti avrebbero la meglio su di noi. Su di me.<<Fammi salire.>>
<<Tu sei pazzo, vattene Claudio.>> apro il portone e in un secondo la sua mano blocca la porta entrando subito dopo di me.
Lui e la sua forza.
Lui,la mia debolezza.<<Devo parlarti.>>
<<Di cosa?>>
<<Fammi salire.>>
<<No.>>
<<Ok allora aspetto qui e salirò insieme a lui.>> incrocia le braccia al petto fissandomi.
Non farebbe mai una cosa del genere eppure la sua espressione è imperturbabile.Sono stanco, la testa mi scoppia. Vorrei solo farmi una doccia e magiare in compagnia del silenzio.
Invece ho lui.
Il mio limite più grande che mi guarda come se mi amasse sul serio.
Faccio forza sul mio dolore per non illudermi che sia ancora lo stesso di cinque anni fa.<<Cinque minuti, non uno di più.>>
<<Pensavo dicessi ventisei.>>
<<Undici, che dici?>> salgo in ascensore e lui mi segue come un cagnolino fedele. La porta si chiude alle nostre spalle e l'aria inizia ad essere soffocante.
Fisso la parere di fronte a me con il chiaro intento di evitarlo.<<Ti sei fatto altri tatuaggi?>>
<<No.>>
<<Bugiardo.>>
<<Perché vuoi saperlo?>>
<<Io ne ho fatto uno, per te.>>
<<Non mi importa.>>
<<Certo...ricordo come fissavi il mio petto per capirlo.>>
<<Non è vero.>>
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Destinati a finire.
FanfictionDestinati a finire. Il titolo dice tutto ma, in fondo, non dice nulla. Sono semplicemente Claudio e Mario, innamorati. A modo loro. Buona lettura.