"Allora Camila Cabello... Dimmi qualcosa di te."
Dirle qualcosa di me? Che cosa avrei dovuto dirle?
"Beh non ho molto da dire, mi chiamo Camila Cabello, ho 18 anni, quasi 19 e sono al primo anno."
"Questo lo so già, dimmi qualcosa che non so." Lauren continuava a fissarmi con i suoi occhi verdi smeraldo, come in attesa di chissà quale confessione. Mi rendeva nervosa.
"Ho paura dei fuochi d'artificio." Che cosa? Perché gliel'ho detto? Lauren scoppiò a ridere in una risata canzonatoria.
"Ah sì? Allora forse è meglio che per Capodanno torni a casa dai tuoi genitori così possono tenerti la manina!" Diventai subito tutta rossa. Perché mi volevo così male da volermi umiliare da sola? Di solito non mi comportavo così, reggevo bene le conversazioni, non avevo mai avuto problemi a rispondere subito con una battuta o cose del genere ma c'era qualcosa in Lauren che mi metteva in soggezione. Saranno stati i suoi occhi... Troppo Verdi, troppo freddi, non erano naturali. Lauren continuava a fissarmi, aspettava una mia risposta ma non riuscivo a parlare, ero come congelata. "Sai Camila... Vorrei darti un suggerimento, non si devono rivelare le proprie paure a una persona che si conosce appena." Si sporse sul tavolo e avvicinò il suo viso al mio, eravamo a pochi centimetri di distanza.
"Non si sa mai come questa possa ritorcerle contro di te." Ero senza fiato, non riuscivo a respirare. Poi come se niente fosse Lauren tornò seduta normale, prese la sua bibita e iniziò a sorseggiarla.
"Com'è la tua famiglia?"
"L-la mia famiglia?" Non capivo come potesse cambiare argomento così da un momento all'altro.
"Beh i miei mi hanno sempre accontentato per tutto e poi ho una sorellina, Sofia, che ha tre anni più di me."
"È carina?" Ma che domande erano? Era la mia sorellina e cavolo ha sei anni.
"Ehm sì, per avere sei anni è abbastanza carina"
"Ah, va bene me la presenterai." Non era una domanda, era una constatazione.
"E tu invece?"
"Io cosa?" Mi prendeva in giro?
"Avrai una famiglia, no?"
"Sì certo, come mai sei in questa scuola?" Stava evitando l'argomento.
"I miei mi ci hanno spedita perché ero rimasta incinta di un ragazzo e non volevano che si ripetesse."
"Quindi sei madre?"
"No, ho avuto un aborto spontaneo poco dopo."
"Capisco... Ma mi sembra esagerato mandarti qua solo per un'esperienza con un ragazzo." "Beh...diciamo che loro sono convinti che io ehm..." Come potevo dirglielo?
"Sia ossessionato dai ragazzi, ecco."
"E lo sei?"
"Diciamo che mi piace andarci a letto." Com'erano finiti a parlare di questo?
"Non posso biasimarti."
"Tu come mai sei qua?" Non mi rispose, semplicemente alzò le spalle e rimase in silenzio. Io le avevo raccontato metà della mia vita e io di lei sapevo solo che si chiamava Lauren Jauregui.
"Raccontami qualcosa di te" insistetti. "Magari un'altra volta corvina, ora devo andare." Si alzò e se ne andò senza aggiungere altro.Non la vidi per tutto il pomeriggio e neanche a cena. Rientrai in camera e feci una lunga doccia. Adoro le docce, riescono sempre a schiarirmi le idee e a tranquillizzarmi ma quella volta no. Quando uscii ero ancora nervosa per la conversazione con Lauren e per il fatto che fosse sparita non appena avevo cercato di scoprire qualcosa di lei. Mi asciugai i capelli poi uscii dal bagno solo con un asciugamano che mi copriva da sopra al seno fino al ginocchio. E lei era lì. Sdraiata sul letto, si alzò appena io uscii dal bagno, sembrava quasi mi stesse aspettando. Si avvicinò a me, forse fin troppo.
"Camila, stavo pensando, ti va di fare un gioco?" Il suo sguardo aveva una scintilla che non prometteva nulla di buono, il suo sorrisetto aveva un che di diabolico. Ero spaventata quindi stupii anche me stessa quando le sorrisi prima di rispondergli di sì. "Che cazzo sto facendo, che cazzo sto facendo, che cazzo sto facendo!" Ormai erano 20 minuti che mi ripetevo questa frase stringendo fino a farmi sbiancare le nocche la chiave che non mi apparteneva, la chiave che non avrei mai dovuto neanche sfiorare. Presi un profondo respiro prima di rientrare in camera, non potevo mostrarmi debole davanti a Lauren. Quando aprii la porta la vidi sdraiata sul letto davanti a Twitter. A proposito, non avevo più controllato se mi aveva seguita.
"Già di ritorno? Hai fatto molto più in fretta di quanto mi aspettassi. Come hai fatto?" Le rivolsi un sorriso un po' strafottente, sicura di me.
"Ho sedotto il segretario quarantenne e mentre lo baciavo ho preso la chiave dal cassetto che mi avevi detto." Mi guardò con una faccia strana tra il sorpreso e l'ammirato. "Sei andata al piano terra, hai sedotto il segretario, preso la chiave e tornata al secondo piano, il tutto in meno di mezz'ora?"
"Sai Lolo, in realtà la parte più difficile è stata andare su e giù senza perdermi." Continuavo a mostrarmi sicura di me e a sorridere. Tra l'altro il 'Lolo' non so neanche da dove mi fosse venuto. Anche lei mi rispose con il suo solito sorrisetto ironico.
"Beh, ottimo lavoro piccola."
"Piccola?"
"Si, sei piccola."
"Ma se ho solo 3 anni meno di te!" protestai. "Appunto sei piccola."
"Inizio a rimpiangere quando mi chiamavi corvina." L'avevo detto contrariato e sussurrando appena ma penso che mi avesse sentito perché poco dopo mi disse
"Allora corvina andiamo?"
"Andiamo dove?" chiesi confusa.
"Beh, inizia la fase 2 no?"
Non andava bene, non andava affatto bene, perché mi ero lasciata coinvolgere in questa storia? Aspettavo agitata che Lauren aprisse la porta con la chiave. La porta del preside. Con la chiave che IO avevo rubato.
"Non puoi fare più in fretta?"
"Calmati corvina, ho fatto" mi rispose calma aprendo la porta.
"Ora mi vuoi spiegare cosa ci facciamo qui?" "Cerchiamo."
"Cerchiamo che cosa?"
"Qualcosa."
"Qualcosa?"
"Sì qualcosa, siamo nell'ufficio del preside, deve esserci per forza qualcosa di compromettente."
"Tu sei pazza" le dissi scuotendo la testa. "Cos'è, hai paura corvina? Ti vuoi tirare indietro?"
"MAI!"
"Perfetto, allora cerca." Scossi la testa mentre iniziavo a frugare. Per qualche strana ragione non ero in grado di dire no a Lauren. Mentre guardavo in un cassetto venni colpito da un fascicolo. 'Lauren Michelle Jauregui Morgado'. Sfiorai con le dita quell'involucro di carta, che poteva contenere tutte le risposte che cercavo sulla mia coinquilina.
"Che fai lì impalata, hai trovato qualcosa?" La voce di Lauren, mi riscosse all'improvviso e vedendo che si avvicinava richiusi il cassetto con violenza.
"No, niente di niente. Tu?"
"Mmm... no niente di che, però ho trovato dei permessi per dormire fuori già firmati dal preside così possiamo uscire di qua senza inventare la scusa di qualche parente morto." Mi sorrise complice. Si avvicinò a me ancora di più, per qualche strana ragione iniziai a sudare. Le sue labbra sfiorarono il mio orecchio. "Sai corvina, non sarebbe male se noi..." In quell'istante sentimmo il rumore della serratura che veniva aperta, io e Lauren avemmo solo un attimo di tempo per guardarci spaventate poi ci fiondammo entrambe dietro il piccolo divanetto che c'era. Cercai di sporgermi leggermente per cercare di capire chi stesse entrando dalla porta ma Lauren mi tirò indietro e mi tappò la bocca con la mano. Io la guardai male, a quel punto mi tolse la mano dalla bocca ma continuò a tenermi attaccato a lei. Quel contatto mi fece un effetto strano ma non feci in tempo ad analizzare la situazione che sentimmo proprio la voce del preside parlare.
"Come hai potuto perdere la chiave del mio ufficio?" A rispondere fu la timida voce del segretario.
"I-io non ne ho proprio idea, la chiave è sempre stata nel cassetto e io non mi sono mosso dal posto da quando lei se ne è andato."
"Ne è proprio sicuro? Non si è distratta neanche un secondo?"
"N-no." Ero sicura che il segretario fosse arrossito e guardando Lauren mi resi conto che si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere. Era più carina quando rideva e sembrava quasi simpatica.
"Va bene, mi sembra tutto a posto qui. Ora è tardi, vada a dormire." Detto questo uscirono dalla stanza e io e Lauren potemmo finalmente tirare un sospiro di sollievo. "Meglio se andiamo a letto anche noi."
"E la chiave?" le chiesi. "Ce la teniamo, no?" "Che cosa??? Ma così ci scopriranno di sicuro!"
"Sta' tranquilla corvina, ci sono un sacco di cose che non sanno." Vidi nei suoi occhi farsi tristi ed ero piuttosto sicura che non me lo stessi immaginando.
"E che non sapranno mai."
Detto questo si voltò e si diresse verso la nostra stanza, la 258.
STAI LEGGENDO
Stanza 258 |Camren|
Fanfiction"Cabello... Camila Cabello" Guardai il segretario cercare il mio nome nel lungo elenco di fogli che aveva. "Cabello, Cabello, Cabello... Ah eccola! Stanza 258, sei in camera con una certa Lauren Jauregui!" Presi le chiavi che mi offriva e le rivolsi...