Capitolo 2

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19 novembre 2016, giorno da dimenticare, o forse, no?

Non capisco perché la nostra scuola ci imponga di frequentarla anche il sabato. Penso che sia una follia toglierci un giorno in cui potremo svagarci e dormire, o semplicemente dedicare a uscire per poi studiare la domenica, ma invece ci tocca andare a scuola. Mi stressa abbastanza questa cosa, sopratutto perché la mia scuola ha questa modalità solo dal terzo anno, quindi eccomi qui, in terza superiore da appena 2 mesi!
Sono partita bene quest'anno, mi impegno, sto attenta, non ho distrazioni di alcun tipo e sopratutto riesco a prendere bei voti senza copiare. Cosa chiedere di più? La mia vita sta andando per il meglio, non ho bisogno di nessuno, tanto gli amici li ho, e la stessa cosa vale per la mia famiglia, che mi è accanto tutti i giorni.
Voglio evitare (appunto) al minimo tutte le distrazioni, infatti non sono stata molto entusiasta quando Chiara mi ha invitata alla sua festa una settimana fa, però so che ha piacere ad andarci, quindi ora sono davanti a un armadio, ad aspettare lei che venga a casa mia per prepararci assieme. Non ho assolutamente idea di cosa mettermi, non ci vado spesso alle feste, quindi non ho molti vestiti adeguati.

Mentre mi scervello davanti all'armadio, qualcuno suona, è Chiara di sicuro dato che son già le 7,30 e la festa comincerà a breve.

«Ciao Chiara, buon compleanno!» la abbraccio.

«Ciao piccola Maya, ma come? Perché sei ancora in pigiama?» mi guarda sorridente mentre i suoi capelli liscissimi vanno di qua e di la.

«Perché non so proprio cosa mettermi! Sai che non è il mio habitat la discoteca, quindi non so esattamente cosa mi può andar bene o meno.»
finisco la mia frase e mi lancio sul divano,senza speranze.

«Dai, fammi vedere cos'hai.» mi prende per il braccio e mi spinge in camera mia, poi si mette a dare un'occhiata nel mio armadio. «Questo vestito che arriva alle cosce può andar bene?»

«Chiara, siamo a novembre, come minimo mi congelo.» roteo gli occhi e mi siedo letteralmente sopra alla scrivania.

«Ok, hai ragione. Pantaloni lunghi e camicetta?» inizia a muovere tutte le grucce facendo un gran rumore.

«Chiara, ferma! Stai facendo un gran casino! E poi non penso sia un'ottima idea, non vorrei sembrare una perfettina in un luogo dove ci saranno ragazze più nude che vestite.»

«Hai di nuovo ragione, questo vestito a maniche lunghe ne-» fa per tirare fuori il vestito dall'armadio ma la fermo subito.

«Chiara stai ferma! Sai chi me lo ha regalato quel vestito e non voglio assolutamente vederlo!» alza gli occhi al cielo e ripone il vestito nell'armadio. Quest'ultimo me lo aveva regalato Riccardo, il mio ex. Penso che sia stato il mio primo amore. Mi innamorai di lui all'età di 15 anni, e ora che ne ho 16 e ci siamo lasciati da quasi due anni, ci penso ancora a lui ogni tanto, e non me la sento di mettermi, o anche solo guardare, ciò che lui mi ha regalato.

«Ok, ci sono.» tira fuori un paio di shorts a vita alta dal cassetto e un body grigio a maniche medie senza spalline e lo posa sul letto. «Questo potrebbe andar bene. E dato che siamo a quasi un mese a Natale e fuori giuro di aver visto un pinguino che mi salutava, mettiti delle calze lunghe sotto trasparenti. So che non è il massimo, ma so che quei pantaloncini ti fanno un booty da paura e non ti ho mai vista con questo body, quindi niente storie e mettiti tutto, che siamo in ritardo.» mi fa l'occhiolino e esce dalla stanza.

Ha scelto un buon abbinamento, mi piace. Dato che non sono in vena di tacchi (dato che non lo so portare è sicuramente resterò comunque tappa), mi metterò le mie all stars nere, e sarò pronta, no?

No, non sarò pronta, lo capisco perché Chiara torna in camera con la piastra di mia madre in una mano e un mascara nell'altra.

«E ora, trucco e capelli!» mi fa un altro occhiolino e torna in bagno. È proprio fissata.

«Non ti sopporto» dico a voce bassa mentre sorrido leggermente.

«Guarda cicciobella che ti ho sentita!» ops. Non mi resta che andare in bagno a farmi torturare da lei.

Mezz'ora dopo
«Guarda come sei bella!» giuro di averla vista per un secondo a bocca aperta. «Dovresti truccarti più spesso così, sai?» non ci penso nemmeno. «Dai, prendi questo e scattiamoci una foto.» mi passa il mio cellulare e apro la fotocamera. «Ma che fai? Questa va dritta su Instagram. Apri quella maledetta app.» mi sfila il cellulare e comincia a ridere, mentre scorre nella home alla ricerca della fatidica app.

La trova finalmente, e fa scattare la foto a me. «Guarda, siamo bellissime.» mi riprende il cellulare e pubblica la foto.
«Sei contenta ora?» le tiro un piccolo pugnetto affettuoso sulla spalla.
«Ei mani di fata, occhio ai capelli che ci ho messo tanto a farli.» ecco la solita. «Senti Maya, mettiti questo rossetto.» apre la sua borsetta e mi passa un rossetto bordeaux e la guardo strana.
«E perché mai? Tanto tu sei con il tuo ragazzo e con voi c'è questo nostro compagno di classe che penso di non avergli detto niente più di un "ciao". In oltre penso anche di stargli un po' sulle palle, o sbaglio?» appoggio il rossetto sulla lavatrice, ma Chiara lo prende e me lo ridà.

«Shh, zitta tu. Il nostro compagno non è solo, anzi, penso ci siano anche i suoi compagni di football. Inoltre, che io sappia, tra di loro c'è pure questo ragazzo che l'ho visto a scuola e non è un gran che, ma penso che per un bacio e via potrebbe andar bene.» prende il suo cellulare, va su Instagram e me lo mostra.

«Chiara, puoi anche non farmelo vedere, tanto sai che ora non penso ad altro che allo studio, quindi penso che sarebbe solo una perdita di tempo, o no?» strizza gli occhi e mi punta il mascara addosso.

«Guardalo prima, poi solo dopo potrai dirmi se ne vale la pena o meno.» giuro, ho paura.

Afferro il suo cellulare e clicco sulla prima foto che vedo. «Non è male, ma non mi convince sto gran che.» appoggio il cellulare e la guardo.

«E va bene, ma almeno il rossetto mettitelo. Ricordati di metterti il profumo, lavarti i denti, prenderti i documenti, le tue caramelline senza le quali non puoi vivere, la prevendita per entrare a ballare,  ma sopratutto la testa!» mi grida mentre esce dalla stanza.

«Ai suoi ordini capitano!» e mi metto a far ciò che mi ha detto di fare.

Okay, sono pronta, leggermente in ritardo ma ci sono.

«Perfetto, andiamo.» mi dice mentre si infila il giubbotto.

Faccio lo stesso, poi insieme ci dirigiamo alla fermata dell'autobus.
So che sarà una serata da dimenticare.

In the name of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora