Capitolo 3

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Sono le 9,00 quando arriviamo davanti al locale.
Pensavo ci sarebbe stata più gente, ma dato che la festa inizierà alle 9,30 e questo posto tende a far entrare con forse un po' troppo ritardo, non mi meraviglio più di tanto se non siamo in molti.
Come immaginavo l'entrata del locale ancora chiuso è immerso da ragazzi in camicia e ragazze mezze svestite. Alcune non hanno nemmeno il giubbotto e son venute direttamente in minigonna e maglietta maniche corte se non sbracciate. Immagino che abbiano scelto così perché non vogliono pagare i soliti 3€ di guardaroba, ma se la loro salute fisica vale meno di questa piccola cifra, io non sono la loro madre per giudicarle, ma posso dire solamente che sto letteralmente congelando anche con il mio piumino addosso e il cappuccio tirato su, quindi non voglio pensare al freddo che avranno 'ste "povere ragazze" (che però se la son cercata).
Sento qualcuno chiamarmi da lontano.

«Maya, ma dove sei finita?» vedo una ragazza farsi spazio tra tutta quella massa di persone e dirigersi verso di me.
Senza rendermene conto ero rimasta ferma appena dopo la fermata dell'autobus a osservare la situazione, senza accorgermi che lei era già andata avanti.

«Si eccomi, scusami.» inizio a dirigermi verso di lei.
«Dai, vieni che è già arrivato il mio ragazzo e il nostro compagno.» mi tira per la seconda volta nella serata, anche se in luoghi differenti, per il braccio e mi trascina all'entrata dove stanno tutti. «Amore, Giacomo, c'è anche Maya.» mi salutano con la mano entrambi mentre sorridono.
«Ciao Francesco, ciao Giacomo, quanto tempo che non ci vediamo, eh?» rido leggermente alla mia battuta squallida e faccio anche io ciao con la mano.
«Già, da sta mattina. È proprio un lungo tempo.» dice Giacomo, poi si gira e si dirige verso un gruppetto di soli maschi.
«Ei, ma dove vai?» gli chiede sorpresa Chiara, ma molto probabilmente lui non la ha sentita perché non le risponde.
«Sbaglio o avevi detto che aveva degli amici qui con lui?» chiedo io.
«Giusto! Maya vieni con me che ti porto a far conoscenze.» mi prende sotto braccio e mi inizia a spingere nella loro direzione, mentre Francesco semplicemente ci segue. «Guarda, lui è Alex, quello che ti ho fatto vedere prima.» mi indica un ragazzo con il cappuccio alzato.
Questo ragazzo, avendo appunto il cappuccio alzato e la testa inclinata in avanti faccio fatica a vederlo, siccome è buio, ma quando la alza, mi sembra che tutto vada a rallentatore. Vedo il suo viso e giuro di non aver mai visto ragazzo più bello di lui. Con quelle mascelle pronunciate, la sua camicia bianca che mostra le sue spalle larghe, gli occhi scuri, il viso pulito e i pochi capelli  che si possono intravedere dal giubbotto nero che gli sovrasta la testa, posso dire veramente di essermi presa un colpo di fulmine.

«Psst, ei Giacomo.» mi rivolgo a lui imbarazzata senza farmi sentire mentre indico il ragazzo. «Anche lui è un tuo amico?» gli chiedo.
«Se è qui con me, mi sembra proprio di sì.» dice a voce un po' troppo alta.
«Parla piano!» gli ordino io, mentre gli altri si girano verso di noi.
«Perché?» mi chiede mentre il suo tono di voce torna alla normalità, quindi tutti tornano a fare quello che stavano facendo.
«Non lo so, così.» ringrazio Dio che ora fa buio, altrimenti lo avrebbe notato di come sono arrossita.
«Uh, credo proprio che qualcuna qui si sia presa una bella cotta.» inizia a ridere sotto i baffi.
«Ma che dici? Nemmeno lo conosco!» faccio la finta offesa.
«E quindi? Non per forza devi conoscerla una persona per provare interesse per lei.» mi risponde lui. «Guarda ad esempio Dante e Beatrice, o Petrarca e Laura, che si conoscevano solamente di vista. Eppure entrambi i poeti se ne innamorarono follemente, e continuarono il loro amore nei loro confronti per tutta la vita.» conclude la frase e mi guarda.
«Apprezzo ciò che mi dici, ma io non credo di essere nelle loro condizioni, e sopratutto non penso che da una serata in discoteca possa nascere un amore della vita, anzi, penso sarà più un "amore" di una serata.» incrocio le braccia e lo guardo a mia volta.
«Hai ragione, ma non si sa mai. Vuoi conoscerlo? Se vuoi te lo posso presentare.» mi chiede speranzoso.
«Nooooo!» grido imbarazzata, però per fortuna sta volta non si gira nessuno a guardarci. «Non me la sento ora, magari più tardi, che ne dici?»
«Va bene, come vuoi tu.» si gira di nuovo verso il suo gruppo di amici, e sta volta vado con lui.
Sono tutti simpatici, e qualcuno di loro mi ha chiesto chi sono e come faccio a conoscere il loro compagno, così gli ho detto il mio nome e il fatto che io e lui siamo compagni di classe. Mi hanno rivolto parola tutti, anche solo per scherzare, tranne il ragazzo dal cappuccio alzato, lui si limita a guardarmi. Normalmente questa potrebbe sembrare una cosa inquietante, ma sentirsi osservata da lui mi fa solo molto felice.
È ora di entrare, o perlomeno, provarci.

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