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«bene, ragazzi. oggi parleremo di un argomento, a mio parere, realmente interessante» annunciò lentamente l'anziano signore, che da sempre aveva lì insegnato la tanto amata scienza della matematica.
aveva i capelli grigi, degli occhi talmente rossi che non si sarebbe mai potuta comprendere la differenza tra una nottata senza sonno e una canna di prima mattina, e le mani che gli tremavano ad ogni singolo e semplice gesto.
spastico del cazzo.

«tanto interessante quanto quelli che abbiamo trattato precedentemente? se la risposta è affermativa, già mi metto comodo per dormire» lo interruppe namjoon: il genio indiscusso dell'intero istituto, nonché un grande maleducato nel tempo libero, gli era permesso fare quel che gli pareva dopo che gli insegnanti ebbero notato il suo distinto quoziente intellettivo.

«signorino kim, purché faccia i compiti con grande passione» rispose il professore, in un impeto di emozione.

uno sbuffo seccato uscì dalle sottili labbra di min yoongi, che, seduto al penultimo banco, aveva deciso che quell'ora ne sarebbe risultata totalmente inutile e aveva preso a scrivere sul suo quaderno gli appunti di qualche sua possibile storia.
ebbene sì, erano un appassionato di scrittura fantasy, delle volte si dedicava anche al giallo.

«signorino min, vuole beccarsi la milionesima nota dell'anno?» urlò la preside, presentandosi ad un tratto nell'aula e causando il suono delle sedie che stridevano, affinché gli alunni potessero alzarsi a salutarla con un leggero inchino.
yoongi fece lo stesso, anche se con grande ribrezzo.

«ne ho soltanto quindici. dovrebbe imparare a contare» rispose di rimando, sorridendo e scioccandole un bacio sulla guancia.
«il professore sarebbe ben disposto a insegnarle i numeri» continuò, in un impeto di coraggio.

min hwasa, il dirigente scolastico, era una donna dalla scarsa età di quaranta, sempre ben vestita, elegante e dittatrice: una vera spina sul fianco.
una madre che aveva saputo educare il figlio solo a metà, ed eccone il risultato, un ragazzo dalla bocca sporca.

non parve sorpresa dalla sua risposta invasiva e scomoda, ma si atteggiò come se lo fosse, unendo alla sua recita della sofferenza incoerente.
«min yoongi, nel mio ufficio. adesso.»

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qual è la capitale della corea del sud?”
recitava la sua schieda, che, incompetentemente non riusciva proprio a completarsi da sola.
jungkook, immerso nella disperazione e nella costante paura di non passare l'esame di recupero, alzò la mano e dopo dieci minuti riuscì a catturare l'attenzione della professoressa in sorveglianza.

«professoressa, devo farle una domanda di rilevante importanza per l'umanità... ecco, ieri camminavo per le strade di busan e tutto quello a cui riuscivo a pensare era che dovevo assolutamente provare un ristorante nella capitale o vicinanze. so che non è il momento, ma potrebbe consigliarmene uno? so che lei viaggia spesso per la corea, quindi ho pensato che sarebbe stato un buon primo approccio»
disse, così velocemente che per un attimo ebbe paura di aver rivelato il piano ad alta voce.
poi, però, la vide sorridere e il suo cuore riprese a battere ad una velocità regolare.

«certamente. io ti consiglio il soul che, però, si trova vicino seoul, in incheon. a seoul ce ne sono tantissimi, ma posso assicurarti che non arriverebbero mai a quel livello»
spiegò e jungkook annuì, fingendosi sorpreso.
«oh, quindi in capitale nulla nulla?»
si finse realmente interessato e sospirò quando vi fu un commento negativo.
«no, seoul non ne ha di spettacolari.»

il moro sorrise.
quella donna era davvero stupida.
velocemente jungkook scrisse la risposta sul compito, spaventato di potersene scordare.

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