Jennifer si girò, liberandosi dalla carezza di Max. «Sono contenta che abbiamo chiarito il nostro malinteso. Immagino che ora voglia tornare nella prima classe.»
«Mi piace la compagnia qui» replicò lui addolcendosi nei lineamenti e nel tono di voce. «Dimmi, che cosa ti ha spinto a lavorare sul Titanic?»
«Lavoro per pagarmi il viaggio in America. Ho bisogno di un nuovo inizio lontano... da tutto. Ho in mente di avviare una mia attività.»
Si aspettava che Max Blakely - che secondo Maud era un uomo d'affari di successo – reagisse con un sogghigno di derisione. Lui, invece, approfondì l'argomento. «Che genere di attività?»
«Vendite per corrispondenza di oggetti di lusso importati dall'Inghilterra. Saponi, profumi, pizzi, corredi da letto, servizi da the. Il genere di cose che la gente acquista per poter dire: Credo che lady Lansbury usi lo stesso.» Jennifer eseguì l'imitazione perfetta della sua ultima datrice di lavoro.
«E come fai a sapere quello che usa lady Lansbury?»
«Ho trascorso gli ultimi cinque anni come donna di servizio. Mi creda, so tutto degli usi delle case aristocratiche.»
«Raccontami di più. Seriamente, per piacere.»
Lei esitò, ma lui le rivolse parecchie domande: era davvero interessato alla sua idea e alla mente che l'aveva partorita. Gli occhi di lei si illuminarono di entusiasmo mentre parlava, e lui riconobbe quella spumeggiante, tenace determinazione
«Mi pare sia una un brillante progetto d'affari» considerò quando lei gli ebbe illustrato completamente il progetto. «Ma avrai bisogno di fondi. Ne hai?»
«Ho intenzione di cominciare con poco. Mio marito mi ha lasciato del denaro, e da quando è morto ho sempre messo da parte un po' del mio salario.»
Ecco la ragione della tristezza in quei grandi occhi, pensò Max. Non gli piaceva sapere che era stata sposata, sebbene non avesse idea del perché; certo non era possibile che invidiasse un uomo defunto. «Quanto tempo è passato dalla perdita?»
«Cinque anni. Ma prima era rimasto invalido per cinque anni. Fu ferito in Africa, combattendo contro i Boeri.»
«Puoi avere... quanti... ventotto o ventinove anni? Devi esserti sposata molto giovane.»
«Per la verità ne ho trenta. E ne avevo diciotto quando mi sono sposata. Eravamo giovani, ma Peter sapeva che sarebbe stato mandato all'estero, ed eravamo innamorati. Capisce.»
«Non proprio.» Max non aveva mai smesso di divertirsi, e non aveva mai neppure considerato l'idea di sposarsi. «Non hai sicuramente avuto una vita piacevole, prendendoti cura di un invalido.»
«Di sicuro quella di Peter lo era ancora meno.»
«Ma se... ti ha lasciato del denaro, perché hai aspettato cinque anni prima di farne qualcosa?»
«Ho perso mio marito, signor Blakely. Può non essere stato il genere di matrimonio che avevano sperato, ma siamo stati insieme sette anni. Quando morì, non sapevo più chi ero e quello che volevo.»
«E ora lo sai?»
«So che finalmente sono pronta a scoprirlo.»
«Jennifer Spencer, sei una donna straordinaria. E una donna, se posso dirlo, oltre ogni aspettativa. Quello che stai facendo è coraggioso e quasi un po' folle, te ne rendi conto?»
«Certo, in certo momenti ne sono terrorizzata ma vado avanti lo stesso.»
«E comunque determinata» aggiunse Max convinto.
Poi volse lo sguardo sul mare grigio. Una donna come Jennifer meritava un aiuto, e lui le era debitore, dopo quello che le aveva detto. Aveva pensato che quel viaggio attraverso l'Atlantico fosse solo tempo perso, ma ora si disse che in compagnia di quella donna straordinaria - che meritava davvero una tregua alle disgrazie del passato - i giorni sarebbero volati.
E forse sistemava parecchie cose. Forse.
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Titanic: appuntamento col destino
RomanceJennifer Spencer sta per attraversare l'oceano sul Titanic per cominciare una nuova vita in America. Sola. O almeno così crede, fino a quando non scopre che la sua irresponsabile gemella, Maud, è salita a bordo clandestinamente. Pur essendo un'azion...