Harry,
sono ancora io.
Avevo solo quindici anni, eppure posso giurare di non aver mai più sofferto come allora, come durante quella maledetta estate.
Ebbi il tempo di pensare, sai. Tanto, troppo tempo. La mente affollata, il corpo fermo, immobile, mentre me ne stavo sdraiata sul letto a fissare il soffitto, il viso profondamente segnato dall'insonnia. Nella mia camera giacevano lettere che mai ebbero una risposta, alcune mai aperte. Nel profondo, lo sapevo: i miei amici non meritavano quel silenzio. Eppure, neppure io meritavo il trattamento che avevo ricevuto.
Mi rimisi in piedi la mattina del 31 Agosto. Non so cosa mi riscosse, esattamente. So che aprì gli occhi e sentì ribollirmi dentro la voglia di riprendere in mano la mia vita, con o senza di lui. La mia rinascita, Harry. Sai, volevo che anche il mio aspetto fisico la rispecchiasse. Volevo tornare ad essere me stessa, ma allo stesso tempo desideravo essere una nuova Lily Evans, che non si sarebbe più fermata. Fu per questo che, con un colpo di bacchetta, tagliai i miei capelli in un caschetto all'altezza delle spalle, mentre le ciocche rosse si posavano sul pavimento ai miei piedi.
Fu così che presi il treno per Hogwarts, dopo essere passata fra le braccia di Marlene, di Mary e di Remus, tutti e tre in lacrime e scossi dal silenzio che avevo mantenuto per quei tre mesi precedenti. Meliorn mi rivolse un sorriso gioviale, e mi disse di essere felice che fossi rinata dalle mie ceneri, come l'Araba Fenice.
Incontrai tuo padre e Sirius ancora sul treno, mentre tentavano di origliare una conversazione fra me e Remus. Il mio primo impulso fu quello di dargli uno schiaffo. "Prendi e porta a casa, Potter", gli dissi, mentre mi fissava sbigottito ma, a detta di Sirius, ammirato.
Uno schiaffo che conteneva tutto quanto avevo provato per lui fino a quel momento: disapprovazione, persino disprezzo. Una sorta di nota conclusiva di cinque anni di guerra aperta.
Durante l'estate, infatti, avevo smesso di incolparlo per quanto era accaduto. Non mi piaceva, lo consideravo una persona deplorevole, eppure rinnegavo il "siete uguali" Che avevo rivolto a lui e a Severus, prima di correre via. Non erano uguali, Harry.
Nonostante amassi Severus con ogni fibra del mio corpo, nonostante tenessi a lui più della mia stessa vita, dopo le parole che mi aveva sputato contro con disprezzo non mi riusciva difficile immaginarlo con la bacchetta puntata contro una ragazza nata Babbana, in tutto e per tutto identica a me.
Per quanto tuo padre fosse un idiota, Harry, non riuscivo neppure ad immaginare un incantesimo più feroce di uno Schiantesimo fuoriuscire dalla sua bacchetta.
Iniziarono le lezioni, Hogwarts mi intrappolò nuovamente in quella sua confortante gabbia di magica routine, che ti permette, al mattino, di aprire gli occhi sorridendo. La nuova vita che mi ero imposta di portare avanti era decollata, e, per la prima volta dopo mesi interi, ero felice.
Molto probabilmente, anche tuo padre lo era. Aveva guadagnato, durante quei tre mesi per me infernali, il fratello che aveva sempre desiderato e Che, quasi per caso, viveva al suo fianco da ormai sei anni. Sirius, infatti, aveva abbandonato Grimmauld Place, e con essa la sua famiglia, da cui, correva voce, era stato rinnegato.
Nonostante soffrisse interiormente ogni qual volta vedeva suo fratello attraversare i corridoi di Hogwarts, così composto nella propria uniforme verde e argento, si dedicò con anima e corpo ai Malandrini. Anima e corpo, appunto, perché, durante l'estate, aveva inciso sulla propria pelle il segno della loro unione. Un tatuaggio che desiderava ardentemente, e che si concretizzò in sole tre lettere a formare una parola. "Kuu", "luna" in finlandese, tatuato alla base della schiena. Non ho mai capito perché abbia deciso di scriverlo in quella lingua, né tantomeno ne sanno qualcosa gli altri Malandrini, ignari quanto me.
Marlene e Mary mi rimasero accanto per l'intero anno, seguendo passo passo ognuna delle trasformazioni che, in quel periodo, si susseguirono nella mia vita.
Prima di tutto, Severus ne era stato totalmente cancellato. Non esisteva più alcun "vado a studiare con Severus", o "faccio una passeggiata con Severus", o "mi dispiace, Mary, sono occupata con Sev". Alcuni di essi diventarono dei "vado a studiare con Remus", altri semplicemente dei "vado a fare una passeggiata", eppure continuavo a percepire quella sorta di vuoto al mio fianco, che ancora oggi non è stato del tutto colmato.
Il secondo cambiamento, e, alla luce di quanto sarebbe successo in seguito, probabilmente non per importanza fu che, straordinariamente, James Potter e Lily Evans non si detestavano più. Non riesco a spiegarti come avvenne, Harry. Potrebbe essere avvenuto quando a Trasfigurazione, mi cadde la piuma per terra, e lui la fece semplicemente tornare sul mio banco con un colpo di bacchetta. Oppure potrebbe essere stato quel suo inviarmi un aereoplanino di carta incantato per invitarmi ad Hogsmeade, anziché rincorrermi per il corridoio, ma mi accorsi che, il qualche assurda maniera, James era cambiato.
Non che fosse diventato simpatico (sul serio, per quello ci vorrebbe un miracolo) o, addirittura, modesto (Non lo diventerebbe neppure se qualcuno lo pungesse con un ago per sgonfiare il suo ego), ma mi resi conto che era una brava persona.
Fu così che si instaurò un'inaspettata tregua, fatta di gesti gentili e sorrisi sinceri al posto di scherzi idioti e ghigni tirati. Diventammo amici, in una maniera del tutto nuova per ognuno di noi. Ci ritrovavamo a chiacchierare davanti al camino in piena notte, per poi essere buttati dal letto al mattino, discutendo di cose futili come i capelli di Sirius, che James definiva lisci ed io lievemente ondulati. Arrivò il Natale e, quando partì per le vacanze, sentì la sua mancanza, e più volte mi ritrovai in guferia, con una lettera fra le mani ed una civetta candida appollaiata sull'avambraccio, prima che mi voltassi e tornassi indietro. Non spedì mai quella lettera, Harry. "Avrà di meglio da fare", mi dicevo, e chissà, magari lo aveva sul serio...Harry, chi l'avrebbe detto?
Tua madre ha sempre avuto quei momenti in cui pare perdersi in sè stessa, lo sguardo fisso nel vuoto o su una pergamena, eppure non avrei mai immaginato che avesse deciso di scriverti queste sette lettere, se non si fosse addormentata qui, con la penna d'oca ancora stretta in mano ed i capelli rossi dell'inchiostro nero della pergamena. Mi sono fermato a guardarla, lo ammetto. Quando crescerai, ti renderai conto di che donna meravigliosa sia, dentro e fuori. O magari ti basterà guardare qualsiasi altra creatura su questa terra per capire quanto speciale sia, chi lo sa. Fatto sta che ho deciso di continuare da me questa lettera, finire di narrarti quel nostro meraviglioso sesto anno.
Se non l'avessi capito, Harry, sono tuo padre, ma suppongo che fosse abbastanza chiaro.
In ogni caso, nonostante continui a dubitare della mia simpatia ancora oggi che è diventata mia moglie, credo che durante quell'anno si rese conto di non avere a che fare con una persona tanto deplorevole. Persino io stesso ritrovai in me una persona migliore, magari più matura.
Per quanto riguarda quella lettera mai spedita, Harry, devo dirti che ci sperai con tutto il cuore. E no, non avevo di meglio da fare, a meno che non contiamo le grasse risate che mi feci quando una ragazzina del mio paese si innamorò perdutamente di Sirius, facendogli recapitare lettere d'amore decisamente troppo rosa per i suoi gusti.
Tornai ad Hogwarts. Vissi il resto dell'anno fianco a fianco con Sirius, Remus, Peter e Lily. Ricordo che, un paio di volte, si sedette di fianco a me a lezione. Ovviamente, non avevo rinunciato ad invitarla per ogni uscita ad Hogsmeade, che immancabilmente tua madre rifiutava. Eppure, non mi dispiaceva troppo: era un no pronunciato col sorriso, e io avrei pagato oro per poter vedere quel sorriso ogni giorno, ogni ora, ogni istante.
La scuola terminò e, ti sembrerà impossibile, avevamo quasi dimenticato la guerra. Hogwarts era isolata, colma di potere ed intoccabile, ma il resto del mondo? Non ce lo chiedemmo, almeno fino all'anno successivo.
Chiudo questa lettera nel pienissimo stile di tua madre, raccontandoti del nostro viaggio di ritorno.
Non vidi Lily, quella mattina, ma non me ne stupì: ha sempre avuto questa sorta di fissazione per i bagagli organizzati nei minimi dettagli e, ogni anno, dedicava loro l'intera mattinata che precedeva la partenza.
La incontrai sul treno, però. Salutandomi, mi sorrise e vidi come non smetteva di venirmi incontro, come fosse sempre più vicina a me. Sai, ebbi l'impulso di indietreggiare: probabilmente mi avrebbe schiantato. Non mi schiantò, in realtà. Mi baciò. E poi mi disse, serenamente "prendi e porta a casa, Potter", scappando via e lasciandomi lì, come un povero idiota, a fissare un punto imprecisato del corridoio, fino a quando Remus non mi trascinò di peso in uno scompartimento.
Ero come incantato, Sirius ipotizzò addirittura che fossi stato Confuso, e ancora oggi nessuno di loro è a conoscenza di quanto successe quel giorno. Sei, probabilmente, la terza persona al mondo a saperlo.
Buonanotte, Harry. Nella speranza che queste lettere ti giungano presto, e che tu possa conoscerci un po' meglio.Papà.
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"Harry, It's Me."
FanfictionIn cui Lily Evans, in un raro momento di tregua dalla guerra che imperversa, scrive sette lettere a suo figlio Harry, raccontando anno per anno la propria vita ad Hogwarts.