Capitolo 6

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Oggi è già giovedì, se vediamo il bicchiere mezzo pieno, la settimana è già quasi giunta al termine; oggi Jenny deve incontrare Matteo e quindi avrò la casa tutta per me, credo di dare una sorta di festa: noleggerò i film più fighi e inviterò qualche amico (qualche amico significa Ross, John, Jack, Ale, Lena, Lisa, Emma, Bea, Tommy e Pippo), infine ci metteremo sul divano con tipo 5 pizze e qualche bibita e andremo avanti fino a che Jenny non li caccerà tutti.

Inizio a mandare gli inviti alle persone per cercare di non fare le cose all'ultimo come al solito e un messaggio in particolare mi stupisce, arriva da Jack: Posso invitare Coco???.

Decido di chiamarlo.

"Ciao!" dice come se niente fosse.

"Ciao, dici semplicemente, ciao?"

"Sì, allora posso invitare Coco?"

"NO"

"Dai, ci sto uscendo, è come quando era tua amica. E' semplice."

"Okay..."

"Lo faccio solo per dimenticarti..."

Io ovviamente arrossisco e piomba un silenzio imbarazzante come al solito e io attacco il telefono.

Quando finalmente arrivano tutti, accendo la TV e iniziamo a guardare il primo film: Suicide Squad.

Siamo praticamente accampati in salotto, con cuscini, coperte, cartoni della pizza e bibite.

La serata trascorre tranquillamente fino a quando verso le undici e mezzo arriva a casa Jenny accompagnata da Matteo e pure loro si uniscono a noi; tra un film e l'altro arrivano tipo le 2 e Jenny, come avevo previsto, fratta tutti facendoli tornare ognuno a casa propria.

Quando tutti se ne sono andati chiedo informazioni a Jenny riguardo al suo misterioso appuntamento.

"Allora..., come è andata?" chiedo curiosa.

"Bene...," dice lasciando sospeso la frase ma dopo qualche secondo continua "Ci rivediamo la settimana prossima!"

"Ma è fantastico, dove avete mangiato? Di che avete parlato? E' gentile? Ah ma certo che è gentile! Quanti anni ha?" inizio a bombardarla con sessanta milioni di domande e lei se la cava dicendo:

"E' tardi ti racconto domani mattina." anche se pure lei sa che domani mattina non lo farà.

Oggi ho intenzione di andare con John a comprare il regalo per Ross, è gia passata una settimana dalla "festa" di casa mia e domani è il compleanno di Ross.

"Hey!"

"Hey"

"Sei libero oggi pomeriggio?"

"Si, perché?"
"Avrei voluto andare a prendere il regalo per Ross..."
"Certo, ci vediamo di fronte al centro commerciale alle 2?"
"Io preferirei un po' più tardi..."
"Okokok, ho capito quindi alle 3 di fronte al centro commerciale?"
"Si, okay." saluto John con la mano e mi avvicino al mio armadietto per prendere i libri che mi occorreranno durante le prime 2 ore. Vedo Bea che mi si avvicina, sono abbastanza sorpresa, ultimamente non parliamo molto a causa di una litigata di circa un mese fa. La avevo invitata alla festa, per cercare di riavvicinarci ma dato che nel corso di all'incirca 6 ore non ci siamo nemmeno degnate di uno sguardo, non pensavo minimamente avesse funzionato.

"Ciao." esclama con una voce flebile, sembra parecchio giù di morale.

"Ciao" dico io schiva, nel tentativo di andarmene.

"No, ti prego, aspetta."

Mi giro verso di lei con aria spazientita: "Che vuoi Beatrice?"
Avevamo litigato perché lei aveva preferito il suo fidanzato, Daniel a me; io e lui non andiamo molto d'amore e d'accordo, quindi le avevo chiesto di scegliere; lo so che è profondamente sbagliato ma a mia discolpa quello che fece lei dopo era molto peggio .

"Mi dispiace, okay so che ho sbagliato immensamente, so che forse la nostra amicizia non sarà mai come prima, so di averti fatta soffrire e di aver preso la decisione sbagliata riguardo a Daniel; ma voglio solo che tu sappia che avevi ragione, non so se queste siano le parole che aspettavi da quando mi sono messa con lui, ma in ogni caso, sì! Abbiamo rotto. Non sono venuta qui per chiedere le tue scuse (perché nemmeno tu sei stata una santa), per chiederti conforto, farmi perdonare o tornare amiche; perché ti conosco e sarebbe chiederti troppo ma sono qui per farti una sorta di regalo per farmi perdonare almeno un po' per averti esclusa in questo modo dalla mia vita. Ora dì quelle parole che ti faranno stare meglio e che se anche mi feriranno in un certo senso mi faranno anche stare bene."

Alzo la testa, dato che durante tutto questo monologo avevo fissato il suolo non trovando il coraggio di guardarla negli occhi, e vedo che una lacrima le scorre sulla guancia formando un solco perfetto.

"Io, io... io non so semplicemente che dire." riesco malapena a dire.

"Dillo, dillo."
"Te l'avevo detto" dico.
"Sei sempre la solita." dice mentre le scappa una flebile risata.

La abbraccio.

Siamo amiche da tanto e so (più o meno) capire quando è sincera; ma sono certa che questa volta sia onesta perché due grosse lacrime iniziano a rigarle il volto.

La campanella suona e io non ho ancora preso i libri, inizio a trafficare con la cerniera del mio zaino nel vano tentativo di aprirlo per non fare la solita figuraccia con i libri, ma iniziano a cadermi tutte le cose che l'eastpak nascondeva: assorbenti, auricolari, soldi, telefono e M&M's che non pensavo nemmeno di avere.

Per fortuna Bea inizia afferrare tutte le cose che si erano depositate sul pavimento del corridoio in modo che le persone non le vedano ma soprattutto non le calpestino; saluto Bea e sfreccio in classe.

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