Era sensibile, emotiva, un po' timida, capricciosa, testarda e determinata. In ogni cosa che faceva, metteva sempre un pezzo di cuore. Lei era così e non sarebbe mai riuscita ad essere diversa. Si entusiasmava per cose che potevano sembrare banali ma che, se viste da un altro punto di vista, erano le migliori. Amava, ad esempio, emozionarsi leggendo un libro, suonando il pianoforte o abbracciando i suoi genitori. Le piaceva far spuntare sorrisi sinceri sul viso delle persone a cui teneva. O delle persone che ne avevano bisogno. Forse, a volte, era un po' troppo riflessiva e difficile da capire. "Siamo solo per pochi", mi disse, lo aveva letto in un libro e non poteva esistere cosa più vera. Siamo per pochi davvero. Si, perché non tutti sono disposti a provare a capirci. O a rischiare di scavarci dentro per paura di trovare i vuoti con cui conviviamo. Già, i vuoti. Quelli che devi decidere se conviverci serenamente o lasciare che ti avvolgano nel buio. Era anche un po' fredda in alcuni casi, quando "sentiva" carezze finte, parole ingiuste, ghigni nascosti, occhi che non sapevano guardarla come meritava e mani che donavano solo allo scopo di ricevere. "Poi, se proprio vogliamo dirla tutta, nessuno conosce a fondo se stesso ed è lì che sta il bello: saper scoprire ogni giorno un nuovo pezzetto di se stessi ricavandone solo la parte che ci rende migliori. E magari, un giorno, anche lontano, anche vicino, potremmo diventare davvero delle persone migliori." Le luccicavano gli occhi mentre me lo diceva, si vedeva che ci credeva davvero in quelle parole. La amavo per questo. Perché riusciva ad entrarmi nella testa e poi nel cuore e non ne usciva più, e per un po', i miei vuoti, li mettevo da parte, e per un po', le mie paure erano sciocchezze.