UN LUNGO VIAGGIO

Cap 3

"Ero circondato da una decina di goblin armati di lance e scudi con elmi da battaglia a coprire i loro volti malvagi; vicino a me potevo scorgere Dusin, Gano e Biancofiore, ma non c'era traccia di Boram e Aeglos!

Proprio in quel momento iniziarono a sibilare frecce dagl'alberi alle spalle dei goblin, ne caddero tre, prima che si voltarono ed io e i miei compagni ne approfittammo per ucciderne altri tre con le nostre armi; gli ultimi quattro si trovavano ora a fronteggiare da un lato arcieri invisibili nel folto bosco e da un lato a fronteggiare due spade e un'ascia contro le quali le loro lance non servivano a niente. In pochi minuti riuscimmo ad avere la meglio sul piccolo gruppo rimasto, io e Gano portammo i corpi in una piccola radura e li bruciammo; ci ricongiungemmo con i nostri compagni che erano intenti a raccogliere le frecce ancora intatte da terra dopo che le avevamo tolte dai cadaveri. Decidemmo di percorrere le ultime miglia sulla strada principale, la nostra presenza era già stata notata. Boram che cavalcava in testa al gruppo portava nella mano destra una lancia goblin con in cima uno dei loro elmi. Giungemmo a Raris verso le otto del mattino e ci recammo dal capovillaggio, era un uomo anziano con una lunga barba bianca che toccava quasi terra, essendo lui basso e gobbo ed essendo la barba molto lunga, non vi era quasi più traccia di capelli sul suo capo, ci spiego che la persona che ci aveva pregati di aiutarli era suo figlio che era stato torturato e ucciso dai goblin al suo ritorno. Gli chiedemmo dove si trovava l'accampamento dei goblin e ci disse che il loro rifugio era circa quattro miglia a est della città, in una caverna sul limitare del bosco vicino alle colline. Ci rimettemmo immediatamente in viaggio, verso mezzogiorno arrivammo nel luogo descrittoci dall'anziano capovillaggio e ci preparammo ad assaltarlo. Boram e Aeglos si posizionarono tra i rami di due alberi sui due lati dell'entrata della caverna, il resto di noi si nascose tra i cespugli appena sotto con le spade sguainate; mi accinsi ad accendere un fuoco e, alla prima fiamma, gettai il fascio di legna incendiata all'interno della caverna. Spaventati e sorpresi dal fuoco si precipitarono fuori quasi un centinaio di goblin, appena i primi misero un piede fuori dalla caverna vennero trafitti dalle frecce, mentre gli altri vennero uccisi dalle nostre armi. Biancofiore recitò uno dei suoi incantesimi e subito un muro di fuoco impediva ai nemici di fuggire in altre direzioni che non fosse dove si trovavano le nostre spade. Dopo qualche minuto iniziarono a uscire dalla caverna goblin armati di lance e spade, iniziava ora il vero combattimento. Vi era, nella retrovia della nuova orda, un grosso e schifoso orco, il capo della banda di goblin. Prima che potessero schierarsi Biancofiore creò una grossa palla di fuoco che spazzò via l'avanguardia di quello strano esercito, immediatamente io, Gano e Durin ci lanciammo sugl'altri goblin sempre protetti dalle frecce di Boram e Aeglos, incontrammo una maggior resistenza, ma alla fine tutti i nemici perirono sotto i nostri colpi, ora rimaneva solo l'orco con la sua guardia composta di cinque goblin più grandi rispetto agl'altri. Fu un combattimento molto duro, io ne uccisi due, uno fu ucciso da Gano e gli altri due furono trafitti dalle frecce. Infine, catturammo l'orco per portarlo a processare a Rarris. Io e Gano ci avventurammo nella caverna per controllare che non vi fossero altri goblin che avrebbero potuto attaccarci alle spalle. All'interno trovammo molti sacchi con provviste e alcuni contenenti oro e gioielli, caricammo sui cavalli tutto ciò che ci fu possibile trasportare e tornammo al villaggio, qui lasciammo l'orco alla guardia cittadina e portammo i sacchi al capovillaggio dandogli indicazioni su come recuperare gli altri sacchi che avevamo nascosto nella caverna; egli volle ricompensarci con dieci monete d'oro a testa, noi le accettammo e decidemmo di passare la notte in città, non potevamo immaginare quello che sarebbe successo durante la notte...

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