Entrati nella piccola chiesetta, si poteva anche dopo pochissimo, percepire, grazie a tutti i sensi, la pace implacabile del luogo. Grazie al tatto si poteva sentire come il legno consumato e rugoso delle panchine fosse antico e naturale. Con gli occhi invece si poteva avere un colpo di miraggio osservando i bellissimi affreschi, umili e graziosi, che si stendevano sul soffitto in modo perfetto e divino, dal più perfido e scuro al più lucido e luminoso, candido e marcato, ornato e caratterizzato dall'onore del pittore, autore della potenza che Dio versava su di lui. Usando l'olfatto, l'acuto puntiglioso odore dell'incenso riportava subito a sottoporre la saggezza, lasciandola trasportare nel viaggio che il Misericordioso chiedeva a tutti i cristiani, al passaggio dal peccato alla penitenza con il pieno e maestrale perdono, oggetto di garanzia e di tradizione per gli abitanti del paesello. Per completare l'ambiente era necessario ascoltare la gradevole e ambiziosa musica di chiesa, celestiale e unita. Tutto ciò però non riusciva a completare l'atmosfera calda e calma di quell'ambiente sacro, era dunque necessario anche osservare con attenzione le graziose e tondeggianti arcate che immettevano nelle piccole nicchie dove erano conservate le magnifiche e piccole statue dei santi più importanti della chiesetta. Il fatto più ricorrente ed esemplare di queste nicchie erano le spensierate fiammelle che volgevano la loro più consueta devozione ed obbedienza ai colori miti e celestiali delle le vesti del santo, creando ancora una volta una sorta di ombreggiatura, dovuta alle sontuose e ricche pieghe dell'opera. Questo effetto faceva anche risaltare i magnifici dettagli della statua, rilasciando quasi una sorta di movimento dovuto al continuo cambiamento della posizione della fiammella, in ginocchio alla potenza della maestosità e dell'amore misericordioso. Questo era quello che un uomo vigile poteva notare nella chiesetta.
Spesso quando qualcuno entrava, prima dell'inizio della cerimonia, faceva smettere completamente il chiasso dovuto al parlar delle persone. L'acuto cigolio della porta annunciò una nuova entrata, l'entrata del vecchio. All'uomo tutto ad un certo punto sembrò spento o per lo meno perso in una vaga idea di spensieratezza che ai suoi occhi sembrava malvagia. Le espressioni di molti compaesani in quel fatale istante provocarono una sorta di disagio all'uomo. In tante di quelle persone si poteva percepire l'ignoranza e l'asprezza del pregiudizio, condanna all'impossibile vita delle persone, sedotte alla sottomissione e all'esclusione. In quella messa, l'uomo della montagna non seguì perfettamente la cerimonia, ma invece gli girava in testa una sorta di tristezza e consapevolezza che il passato rimaneva passato, ma che avrebbe potuto divenire un presente vissuto e amato, come lo era stato il florido e malvagio, avventuroso e agguerrito passato.
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L'uomo Che Conobbe La Solitudine
Ficção HistóricaC'è stato un periodo in cui mi sono trovato travolto nella solitudine..... Non credo però che la vera solitudine fosse stata la mia. Oggi cercherò di descrivere una solitudine che per me è reale e drammatica, ma che è possibile risolvere. ...