- Guarda un po' cosa ti butto giù, una scala perfetta e scartando questo tre di picche, chiudo per primo!- diceva l'uomo dai capelli ricci e bianchi come la nebbia, seduto nel tavolo al centro della stanza, con voce rauca e tremolante a causa dell'alcol e del vino rosso. Allungò il suo braccio magro e sporco, con tante macchie marroni e con qualche pelo biondo, quasi trasparente alla luce del sole, che entrava dalle piccole finestre, per prendere tutte quelle lire sul tavolo quadrato e consumato. Per metterlo in difficoltà, come solo il proprietario del locale era capace, gli urlava dal bancone:
- Martino, non vorrai fare brutta figura, rendendoti avaro, tenendo tutti quei soldi, non credi? -
diceva mentre rideva soddisfatto l'ometto, servendo una grappa locale. Subito dopo, anche tutti gli altri giocatori in coro ripetevano, rendendo la scelta dell'uomo con i capelli bianchi, non più volontaria, ma quasi obbligatoria, dunque, come immaginato, si risistemava la camicia sudata e di stoffa bianca, tirandosi le maniche fino al gomito, sedendosi ancora una volta al tavolo per puntare metà di quello che aveva appena vinto, giocando ancora e sperando che la fortuna rimanesse dalla sua parte.
Intanto, mentre l'uomo osservava le vicende intorno a lui, con occhi vigili e severi, le campane incominciavano a suonare, l'ora della messa di quella domenica era arrivata. Si alzò dalla sedia scricchiolante e si avviò verso il bancone. Dopo aver lasciato quattro lire sulle assi di castagno, si diresse verso la vecchia porta. Appena uscito si sentì travolgere da un vento tipico di Marzo, come un leggero schiaffo freddo sulla sua vecchia e rovinata pelle. I suoi vestiti incominciano a muoversi e i suoi unti capelli divennero, alla luce del sole, luccicanti come quando all'alba si vede il dorato grano illuminarsi, facendo risaltare la brezza e la candida rugiada sulle spighe della collina appena fuori dal paesello. La chiesa era a poca distanza dal locale ma per poterla raggiungere era obbligatorio passare per un vialetto tutto di grandi castagni, con i primi boccioli, bianchi e celestiali, con quell'odore non troppo volgare, che lo rendeva un fiore molto apprezzato e piacevole. Ma questo tipico profumo del paesello era nascosto dall'odore forte dei fiori biondi come oro, da quei germogli che un buon marito doveva, per essere apprezzato e amato, omaggiare alla propria donna: la mimosa. In tutti gli alberi del viale erano legati fiori di mimosa per simboleggiare l'importanza della persona femminile. Il colore giallo di questi fiori veniva disperso nell'aria o, come al vecchio, sulla sua camicia scura, facendo risaltare dalla tristezza e solitudine la felicità e spensieratezza, un inno al cambiamento, che purtroppo, non rispecchiava il vecchio della montagna.
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L'uomo Che Conobbe La Solitudine
Ficción históricaC'è stato un periodo in cui mi sono trovato travolto nella solitudine..... Non credo però che la vera solitudine fosse stata la mia. Oggi cercherò di descrivere una solitudine che per me è reale e drammatica, ma che è possibile risolvere. ...