Nel piazzale davanti alla chiesa le persone si stavano ammassando intorno alla fontanina di pietra, costruita al centro. Era una piccola fontanina che aveva una caratteristica particolare: aveva come rubinetti delle pipe in ottone di colore marrone scuro, ornate di rose in ferro e ottone di un colore compreso tra il giallo fiamma e il marrone legno, che si intrecciavano insieme creando come una sensazione di disordine e agitazione. Quel colore però, che in certi punti era più simile al giallo, rendeva allo stesso tempo una solidità e uniformità. La chiesa era piccola, semplice e vecchia. Una chiesa di stile romanico, bassa e con un solo rosone, semplice e con una croce disegnata. I pezzi di vetro, tenuti uniti da una griglia non uniforme di piombo grigio, erano tutti di tonalità accese e calde. Quando la luce ci batteva, dall'interno sembrava quasi che ci fosse un incantesimo celestiale e molto originale. Il luccichio grazioso invece dell'esterno abbagliava i paesani che volevano osservarlo.
Il "batti becco" delle persone, produceva un rumore continuo, interrotto ogni tanto dal suono della campana del campanile, che sorgeva poco più in su. Ad un certo punto bambini, vestiti con tonache bianche come luce e con due sottili strisce rosse come il fuoco, vennero ad aprire la porta sulla sinistra. Era, a confronto della chiesa, una porta signorile di un legno scuro, che ricordava il tenebroso nero della notte che però veniva contrastato dalla grande maniglia, a forma di corona d'alloro di color giallo folgorante, che simboleggiava la conoscenza e diplomazia che risiedeva in quel luogo. La porta a cassettoni, rendeva un'idea di prospettiva e di effetto ombroso che faceva diventare la porta unica. Una volta aperta la porta si entrava in una piccola stanzetta, dove era possibile rimanerci al massimo in due. Era tutta in marmo bianco come latte, candido come porcellana e brillante come cristallo puro. Il contrasto dall'esterno all'interno era assai evidente e in particolar modo artisticamente emotivo. Questo splendido colore era evidente grazie al piccolo ma grazioso lampadario in cristallo la cui luce veniva triplicata grazie alla rivestitura dorata dei bracci. Sulla parete della stanzetta, di fronte alla porta, si trovava un maestoso monumento ai caduti della prima guerra, quella finita nel 18, quella dove quando aveva sulla trentina di anni, perse il suo fidato amico, Giancarlo. C'erano tanti nomi scritti con lettere in ottone, con vicino la fotografia del caduto. Giancarlo era Il terzo della prima colonna: Giancarlo Lanfredi, morto il 13 Marzo del 1917. Aveva una fotografia in bianco e nero che lo imbalsamava quando era al suo matrimonio. Aveva i capelli mossi e un po' ricci di un castano chiaro, una faccia magra e giovanile. La fotografia lo ritraeva mentre accennava un candido e umile sorriso. Il vecchio fermo a osservare il monumento con di fianco una bandiera originale d'Italia risalente all'epoca, pensò a quel periodo e anche nel suo gelido e freddo cuore si accese una piccola scintilla di fugace nostalgia e ricordo del passato.
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L'uomo Che Conobbe La Solitudine
Ficción históricaC'è stato un periodo in cui mi sono trovato travolto nella solitudine..... Non credo però che la vera solitudine fosse stata la mia. Oggi cercherò di descrivere una solitudine che per me è reale e drammatica, ma che è possibile risolvere. ...