2.

1.1K 89 57
                                    

Kageyama fu il primo pensiero con cui Hinata si svegliò la mattina dopo.

Un istante prima di aprire gli occhi e saltare giù dal letto, gli vennero in mente le alzate che avrebbe ricevuto da lui agli allenamenti e il tono semiserio con il quale l'alzatore gli avrebbe detto "Un'altra!". Non c'era un motivo preciso per cui Hinata si fosse svegliato proprio con quelle immagini nella testa - o almeno così credeva - ma nulla poté comunque impedirgli di sorridere sommessamente durante tutto il tragitto che lo portò a scuola.

Quel sorriso si spense solo quando giunse in palestra e si rese conto che Kageyama non c'era.

"Più tardi provo a vedere se è in classe. Magari non sta bene." Il professor Takeda l'aveva detto con il tono più rassicurante del mondo e nessuno avrebbe potuto dubitare del fatto che Kageyama sarebbe tornato presto. Ma lui non si sarebbe perso un allenamento neanche con il morbillo e se c'era qualcuno che lo sapeva, quello era Hinata.

Non riuscì più a sorridere come si deve per tutto il giorno, neanche gli allenamenti pomeridiani lo tirarono su.

"Molto bene, Hinata!" esclamò Sugawara soddisfatto dopo aver provato un attacco con lui, ma mentre il centrale tornava in posizione si accorse dell'espressione cupa sul suo volto, un'espressione che su di lui era ancora più inquietante.

Stava per chiamarlo e dirgli qualcosa per tirargli su il morale, quando Takeda entrò in palestra a perdifiato e nessuno sul momento lo notò - lo aveva fatto tanto di quelle volte che ormai era normale - se non fosse che il professore aveva uno sguardo agitato rivolto proprio a Hinata e allora tutti si fermarono a guardarlo.

"E' per te!"

Il rosso alzò la testa e vide che Takeda gli porgeva un cellulare con chiamata in corso. Lo portò all'orecchio senza una particolare reazione: "Pronto?"

"Sei tu Hinata Shouyou?"

Una voce di donna poco tranquilla lo fece scattare sull'attenti e solo la curiosità lo trattenne dal fare mille ipotesi catastrofiche tutte insieme. Tutte su una sola persona, naturalmente.

"Sono la mamma di Tobio... Tobio Kageyama."

Troppo tardi, il panico gli era esploso nel petto una frazione di secondo prima di sentire quel nome.

Hinata strinse il cellulare con le mani tremanti e gli occhi sbarrati, deglutì e rispose con voce troppo bassa per essere veramente la sua.

"S-Sono Hinata... come sta Kageyama?"

"Grazie al cielo ti ho trovato! Devo chiederti un favore molto importante. Potresti venire subito a casa nostra?"

"Ehm... sì, credo di sì."

"Davvero? Grazie, grazie di cuore Hinata-kun! Tobio non fa che chiedere di te..."

"C-Come, di me?"

"Ha quasi avuto un incidente ieri, per poco non lo hanno investito... Sta bene, ma ne è rimasto traumatizzato. E' tutto il giorno che se ne sta a letto senza volersi muovere, mormora cose strane e ripete il tuo nome in continuazione."

Ci volle un po', perché Hinata si rendesse conto della situazione. Perché proprio lui? Di solito quando si sta male per colpa di uno spavento del genere, si chiama la famiglia, i propri cari... non un semplice compagno di pallavolo con cui si condividono i pomeriggi, si passa la maggior parte del tempo e ci si diverte perché col passare dei mesi si é diventati molto uniti.

Oh.

"Io... Io arrivo. Sì, sto arrivando!"

Hinata corse fuori dalla palestra per prendere la bicicletta senza nemmeno cambiarsi, rincorso dal professore che voleva almeno riavere indietro il telefonino. Quando il ragazzo chiuse la chiamata e restituì l'apparecchio, era già in sella e si sarebbe già messo a piangere dalla paura, se non fosse stato per la fatica della pedalata che teneva impegnata la sua vista e ogni sua reazione corporea.

Smile [KAGEHINA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora