Cody dopo essersi preparato, si mise il gubbino, la sciarpa e si raccolse i lunghi capelli biondi in una crocchia alta, lasciando scoperta la nuca. Era un giorno come tanti altri, o meglio, lo sarebbe stato se non sarebbe dovuto andare a quell'incontro. Scese le scale del palazzo dove si trovava casa sua e si immerse nei passanti, il freddo di inizio gennaio lo atterriva completamente, normalmente a Londra in questi giorni dell'anno non fa mai cosi freddo, ma stranamente in quel tardo pomeriggio le temperature raggiungevano numeri mai visti prima. Si chiuse ancora di più nel gubbino infilando le mani nelle tasche e nascondendo il mento con metà viso nella sciarpa. Al suo appuntamento mancava ancora un po' quindi decise di non darsi fretta. Per le strade di quella città, usata come meta turistica preferita dalla maggior parte della popolazione del mondo, e usata come destinazione da sogno di molte ragazzi e adolescenti, continuavano a girovagare passanti; C'erano mamme accompagnate dai propri figli con in mano uno bastoncino di zucchero filato o con delle mele caramellate, mentre li tenevano per la mano libera accompagnati da stridule risate, carezze e abbracci, molte coppie si tenevano per mano mentre guardavano le vetrine piene di vestiti, apparecchi telefonici, profumi, o altri aggeggi messi in saldo dopo il Natale appena passato. Cody fece un lungo sospiro e si fermò davanti a un palazzo all'apparenza, uno dei tanti, altro, pieno di finestre che affacciavano sulla strada affollata. Lo guardò con circospezione, ormai lo conosceva a memoria, aveva vissuto li attimi dentro anni della sua adolescenza che non sono stati cosi facili da superare. L'affacciata bianca, non trasmetteva alcuna emozione cosi come i corridoi e gli studi di quell'edificio. Cody fece un lungo sospiro cercando di infondere forza in tutta quell'aria che espirava e dopo qualche secondo tornò a guardare davanti a se, riprendendo a camminare ed entrare in quell'edificio, salendo scalino dopo scalino e passando corridoi infiniti si ritrovò al venticinquesimo piano, all'ultima porta del corridoio, era sempre li che si dirigeva.
Alzò lievemente la mano e dopo alcuni tocchi sulla porta sentì la voce tanto familiare per lui.
<<Avanti.>> Il ragazzo mise un sorriso sulle labbra e portando la mano alla maniglia entrò in quello studio asettico, sterile, bianco, senza alcuna emozione, proprio come l'edificio.
<<Cody.>> Esclamò la donna non appena lo vide entrare nello studio. La stessa voce calda e familiare della donna con la quale aveva parlato qualche giorno prima al telefono, si avventò su di lui abbracciandola e stringendolo forte, dopo essersi alzata da dietro la sua scrivania. Il ragazzo non poteva fare a meno di ricambiare portando le mani dalle tasche del gubbino intorno alla vita di Agata. Si strinsero per qualche secondo.
<<Come stai?>> Si allontanò di qualche centimetro rimanendo comunque con le mani sulle spalle del ragazzo e guardandolo con un sorriso che gli andava da un occhio all'altro.
<<Bene grazie e tu?>> lasciò andare il corpo della donna riportandosi le mani nelle tasche dei gubbino.
<<Bene.>> Rispose semplicemente, continuandolo a guardare negli occhi e sorridere.
La donna lasciò andare le sue spalle e si voltò dandogli la schiena iniziando a camminare verso lo studio del dottore, Cody prese a seguirla.
<<Il dottor Thomas si è appena liberato.>> La voce tornò più che professionale quando vide il paziente uscire dallo studio del dottore, quella donna solo con lui era così tanto apprensiva. L'altro ragazzo passo i due salutando la donna con un semplice e live cenno del capo. Cody continuò a seguire Agata e non appena furono davanti lo studio del dottore, la donna gli aprì la porta lasciandolo passare, il ragazzo entrò e subito dopo la porta alle proprie spalle si chiuse.
Cody si guardò intorno, era tutto come lo aveva lasciato l'ultima volta.
<<Prego si accomodi.>> Disse una voce proveniente da una camera adiacente. <<Arrivo subito.>> Il ragazzo fece come gli era stato detto, si mise seduto su una delle poltroncine davanti quella che era l'enorme scrivania posta al centro dello studio, dall'altra parte c'era un enorme vetrata che affacciava nel cielo grigio di quel tardo pomeriggio. Le nuvole lo facevano da padrone in quel cielo pronto a lasciare pioggia da un momento all'altro.
<<Eccomi, mi scusi, ma non trovavo la sua cartella.>>
Cody si guardò intorno, voltandosi dal punto in cui proveniva la voce, non appena vide l'uomo resto completamente esterrefatto.
<<Non si preoccupi.>> Disse ritrovando quel poco fiato che aveva. L'uomo a grandi passi si diresse verso la scrivania, sedendosi dall'altra parte, Cody non distoglieva nemmeno per un secondo i suoi occhi quell'uomo estremamente perfetto, in tutti i sensi. Vestiva con un semplice jeans con su il camice bianco lungo fino a metà coscia, i capelli affusolati leggermente lunghi neri e la carnagione lievemente dorata. Deglutì mentre l'uomo si voltò di profilo mentre scriveva qualcosa sul pc posto al lato della scrivania, i lineamenti ben definiti rendevano il tutto ancora più perfetto. Cody si soffermò per qualche secondo sugli occhi, erano ben marcati di colore grigio scuro con delle pagliuzze bianche intorno all'iride. E' l'uomo più bello che io abbia mai visto in vita mia. Quelli furono i primi pensieri del ragazzo.
<<Mi scusi se l'ho fatta aspettare ulteriormente.>> Finalmente gli occhi del dottore si posarono sul ragazzo, rimanendo per qualche secondo interdetto.
Cody iniziò a torturarsi le mani. <<Non si preoccupi.>> Continuava a guardare l'uomo davanti a se, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. <<Oh.. Ehm.. Per favore, mi dia del tu.>> Rise al quanto imbarazzato, facendo quella richiesta.
<<Ma, certo.>> Rispose gentilmente l'uomo.
Il ragazzo sorrise soddisfatto.
<<Non vorrebbe togliere il gubbino, forse cosi staresti più comodo.>>
Il ragazzo si accigliò per qualche secondo, dopo aver assimilato la richiesta sorrise. <<Si certo.>> Disse semplicemente sbottonando il gubbino, togliendoselo e poggiandolo sulla poltroncina posta di fianco alla sua. Sorrise tornando a guardare il dottore davanti a se, notando che non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo da quando li appoggiati su di lui.
<<Allora..>> Iniziò il dottor Thomas guardando Cody, trasalendo nel prendere la cartellina mentre iniziava a leggerla. <<Ti chiami Cody Hals..>
<<Si.>> Rispose semplicemente il ragazzo.
<<Quanti anni hai?>> Chiese posando la cartellina sulla scrivania e voltandosi verso di lui nuovamente.
<<Non c'è scritto sulla cartellina?>> Chiese divertito indicandola.
<<Si.>> Rise il dottore. <<Ma dato che sono nuovo, voglio conoscere i miei pazienti parlandogli e non tramite una cartellina.>> Sorrise addolcendo il tono nelle ultime parole.
<<Ho vent'anni.>>
<<Cosa fai nella vita?>>
<<Lavoro come cameriere in un ristorante.>>
<<Vivi da solo?>>
Il ragazzo fece un lieve cenno con la testa, annuendo.
<<A quanti anni hai iniziato ad andare in terapia con il dottor Smith?>>
<<Quattordici.>>
L'uomo rimase in silenzio per qualche secondo.
<<E' un bel po' di tempo che sei in terapia..>>
Il ragazzo sorrise tristemente abbassando gli occhi sulle proprie mani appoggiate sulle proprie gambe, si sentiva al quanto in imbarazzo.
<<Devo dedurre che il Dottor Smith non sia poi così tanto bravo come medico.>> Cody alzò nuovamente gli occhi sull'uomo davanti a se, notando che stava sorridendo dolcemente mentre continuava a guardarlo.
Cody sorrise. <<Già.. Forse dovrei iniziare a pensarlo anche io.>> Parlò piano, nemmeno lui convinto da quelle parole.
<<Mi vorresti dire come mai hai iniziato la terapia?>>
Il ragazzo fece un respiro profondo, si doveva aspettare quella domanda.
<<Avevo quattordici anni quando i miei mi trovarono a baciare un ragazzo in camera mia, e mi presero un appuntamento con il dottore dicendomi di volermi guarire.>>
Il dottore Thomas si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridere, gesto che non scappò di certo agli occhi del ragazzo.
<<E se in terapia da quasi sei anni perché hai baciato un ragazzo?>> Chiese con tono quasi ironico il dottor. Thomas, Cody rise nel vedere l'espressione corrugata del dottore.
<<No. Iniziarono le sedute e dichiarai la mia omosessualità, cosa che i miei non riuscirono proprio ad accettare all'ora, quindi non mancava settimana con la quale non avevo un appuntamento con lui. Passarono tre anni quando iniziarono a farsene una ragione, mia mamma continuava a piangere nel frattempo, ero l'unico figlio e continuava a dire che voleva che fossi normale, mio padre invece si metteva vergogna di me, non mi faceva mai uscire perché aveva paura che andassi con qualche ragazzo e se qualcuno mi avrebbe visto poi qualcuno poteva parlare male della sua famiglia.>>
Il dottore rimase inerme davanti quelle parole, continuava a guardarlo cercando di scovare altro in lui, dalle sue parole, dal modo in cui le diceva, ma nulla, non riusciva a leggerlo, come con gli altri. Quel ragazzo è diverso. Normalmente riusciva a capire i suoi pazienti a primo impatto invece con lui con gli riusciva, non capiva cosa provasse o cosa pensasse. Mentre con gli altri gli risultava più che facile. Continuava a squadrarlo senza scovarci nulla, quindi per lui era impossibile e si arrese alla curiosità continuando a fare domande nascondendosi dietro la scusa di essere uno psicologo.
<<Dopo i tre anni dall'inizio di tutto le cose come sono cambiate?>>
Cody sorrise tristemente.
<<Mia madre iniziò a piangere di meno e mio padre si limitò a non parlare dell'argomento, fino a quel momento la maggior parte delle sedute fatte da me venivano anche loro, da quel momento in poi andavo sempre da solo.>>
<<E il dottor Smith come si comportava?>>
<<Lui normalmente, era molto professionale, non aveva pregiudizi su di me o su altro, cercava più che altro di lavorare sui miei e fargli accettare il mio essere.>>
<<E alla fine mi sembra ci sia riuscito o almeno credo..>>
Il ragazzo sorrise amaramente.
<<Quel loro modo di comportarsi era solo un modo per estraniare il problema, facevano finta come se nulla fosse successo non contemplando il fatto che nel frattempo di avevano estraniato dal mondo.>>
<<Mi stai dicendo che non hai avuto amici?>>
<<Già.. Non ne ho avuti all'inizio a causa loro, ma dopo non ne volevo io.>>
<<Come mai?>>
<<Semplice..>> Sorrise tornando a guardarsi le mani appoggiate sulle gambe. <<Non volevo affezionarmi per poi rimanere deluso, quel loro comportamento mi ha completamente spiazzato, erano i miei perni portanti e in certo senso l'intero mondo mi era crollato addosso semplicemente perché io non ero come loro volevano. Se io facevo entrare nella mia vita qualcun altro e io non gli andavo bene?! Dopo sarebbero andati via e io sarei rimasto nuovamente da solo. Avrei dovuto affrontare tutto da solo e non so se ne sarei stato in grado.>> Le lacrime iniziarono a rigargli il viso, arrivando a bagnare le mani poste sul pantalone. Non ne aveva mai parlato con nessuno e ora estraniare i suoi pensieri così lo facevano tornare alla realtà facendolo sentire peggio.
<<Quindi hai deciso di estraniarti dal mondo.. Hai mai pensato se invece fosse stato il contrario?>> Cody alzò di scatto la testa guardandolo dritto negli occhi, stava continuando a sorridere dolcemente.
<<Hai mai pensato se in questi anni in cui ti sei negato un rapporto affettivo hai perso qualcuno per cui tu andavi bene cosi come sei?>>
Il ragazzo fece cenno di no con la testa, il dottore continuava a sorridergli dolcemente.
<<Cosa è successo poi?>> Chiese il dottore dopo qualche secondo di silenzio.
Cody sorrise amaramente mentre si asciugò le lacrime con il palmo della mano.
<<Il girono del mio diciottesimo compleanno i miei morirono in un incidente stradale.>>
Fece una pausa. <<Il dottore mi ha ripreso in cura perché ero solo..>>
Le lacrime iniziarono a rigargli il viso nuovamente.
<<Credo non mi volesse lasciare da solo e quindi dato che non poteva incontrarmi fuori per una questione professionale ha deciso di tenermi in cura con se.>>
Il dottor. Thomas rimase in silenzio, non sapeva come comportarsi davanti a quel ragazzo. Non aveva mai conosciuto nessuno come lui.
<<Ti va se diventiamo amici?>>
Il ragazzo sorrise asciugandosi le lacrime con l'orlo della maglia.
<<Dice davvero?>> Quella domanda inaspettata lo fece ridere, dove si era visto mia un dottore che chiedeva al proprio paziente di diventare amici?! Già era strano il modo in cui si comportava, ora anche questo era troppo. Scoppiò a ridere portandosi una mano davanti le labbra.
<<Mi trovi così divertente?>> Chiese con tono ironico il dottore mettendo su un falso broncio da cucciolo smarrito.
Il ragazzo rise ancora di più e il Dottor Thomas si perse in tanta bellezza, non aveva mai visto nessuno così ridere in un modo così divino.
<<E' strano dottore.>> Asserì il ragazzo dopo essersi calmato dalle risate.
<<Cosa ho di strano?>> Si accigliò il dottore.
<<E' strano, dall'inizio della seduta non ha preso un singolo appunto cosa che invece il dottore precedente faceva ogni singolo istante, ma okay infondo ogni dottore lavora a modo proprio, ma poi mi ha chiesto di diventarle amico. Cosa alquanto strana deve ammetterlo anche lei.>>
Disse con fare divertito il ragazzo guardandolo negli occhi.
<<E' vero, per mia discolpa devo ammetterlo anche io. Ma sono nuovo della zona e non conosco nessuno, un amico mi farebbe comodo.>>
Il ragazzo tornò a ridere. <<Mi sta chiedendo di diventarle amico solo per un suo comodo?>> Chiese il ragazzo facendolo pietrificare.
<<No... Bhe.. Io.. Ecco..>>
il ragazzo tornò a ridere più forte di prima nel guardare l'imbarazzo dell'uomo seduto davanti a lui. Il dottor Thomas non appena lo vide sorrise soddisfatto coprendosi le labbra con la mano con la quale aveva appoggiato il gomito sulla sedia.
<<Stavo scherzando. Mi va bene, voglio diventare suo amico.>>
Disse una volta calmato e dopo essersi asciugato le lacrime con il palmo della mano.
L'uomo lo guardò per qualche secondo ammirando il piccolo ragazzo davanti a se.
<<Allora è meglio se inizi a darmi del tu non credi?>>
Il ragazzo si accigliò guardandolo.
L'uomo rise. <<Siamo amici e gli amici si danno del tu.>>
il ragazzo abbassò la testa imbarazzato. <<Vero..>> la voce fievole, e sottile quasi inesistente, quell'argomento lo metteva in imbarazzo e pensando che lui era praticamente da sempre che non aveva un amico lo fece sentire ancora più in imbarazzo.
<<Quindi dammi del tu e chiamami, Adrian.>>
il ragazzo spalancò gli occhi portandoli sull'uomo davanti a lui.
<<Adrian?>>
L'altro annui soddisfatto.
<<E' il mio nome.>>
<<Mi piace..>> Espose i pensieri ad alta voce e non appena se ne accorse si accigliò, maledicendosi mentalmente per le parole uscite dalla sua bocca. <<No.. Beh.. Io.. Ecco.. Come dire?! Mi piace solo il suo nome, nel senso che è carino, ma questo non toglie il fatto che lei non lo sia.. Anzi no scusa, il tuo nome e tu non lo sia, devo darti del tu, abbiamo deciso così, anzi no hai deciso così.. Quindi io..>> Il suo sproloquiare venne interrotto dalle risate di Adrian che continuavano a farsi sempre più forti, e mascoline.
<<Quindi vorresti dire che ti piace solo il nome ma non io?>> Chiese mettendolo ancora di più in imbarazzo. Il ragazzo divenne rosso in viso maledicendosi per l'ennesima volta.
<<Si mi piaci.. Come amico.>> Disse piano le ultime parole, come se non volesse farsi sentire.
<<Anche tu mi piaci.>> Il fare deciso di Adrian lo pietrificarono completamente.
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Guardami.
RomanceUn ragazzo preso solo e unicamente dal suo lavoro al ristorante e dalla sua vita sedentaria in casa, con qualche seduta dal solito psicologo, ma arriva il giorno in cui tutto cambia, nell'Esatto momento in cui due occhi magnetici si poggiano su di l...