Speranza

552 30 0
                                    

Passarono due giorni prima che un altro sogno si impadronisse della mia mente, e anche quella volta il bambino ne fu il protagonista.

La stanza era la stessa dell'ultima volta. Ci stavamo specchiando ma non eravamo gli stessi dell'ultima volta. Un ragazzo che aveva raggiunto la maggiore età mi guardava, naso all'insù, occhi piccoli che condizionano delle labbra strette e sottili.
Il mio primo istinto fu quello di guardare la mano sinistra, ma stranamente la trovai intatta e non più piena di cicatrici.
Due grandi mani si poggiarono sulle nostre spalle e sobbalzammo dalla sorpresa.
<<Ce l'abbiamo quasi fatta, figliolo. Dopo tutti questi anni.>>
Disse gonfiando il petto di orgoglio e poi buttando fuori l'aria tutta d'un colpo.
<<Ricorda, chi siamo noi?>>
Chiese sussurrando al nostro orecchio.
<<Noi siamo...>>
Di nuovo le fatidiche parole vennero celate alle mie orecchie, ma la risposta doveva essere giusta perché un sorriso nacque sul volto del padre del ragazzo.
<<Andiamo, la cerimonia inizierà a breve.>>
<<Mi finisco di preparare e vengo.>>
<<Sbrigati. Myeki non aspetta.>>
Una celata minaccia nel suo tono di voce, che tanto celata non era, ci fece sorridere.
Sentii la pelle di una faccia non mia tirare. Come puoteva sorridere dopo quello che gli aveva fatto?
Non appena la porta venne chiusa il ragazzo corse verso il letto inginocchiandosi per estrarre qualcosa da sotto le travi.
Le mani lavoravsno emettendo una magia molto potente.
Sollevammo l'asse del pavimento lentamente, come se avessimo paura di far rumore.
Al suo interno un libro dal dorso largo e usurato ci guardava dal buio del suo rifugio.
<<Ti terrò al sicuro io.>>
Disse accarezzando la copertina nera con una scritta dorata rovinata in più punti che impedì di leggerla.
<<Nessuno ti leggerà più a parte me.>>
Con uno schiocco di dita chiamò il suo famiglio che comparve in una nuvola viola.
Un aquila di piccole dimensioni e di colore nero.
<<Tienilo al sicuro.>>
La testa dell'aquila si abbassò e prendendo il libro tra i lunghi artigli scomparve, facendo tirare un sospiro di sollievo al ragazzo.
Un cigolio ci fece scattare verso la porta dove un uomo più che arrabbiato ci guardava incredulo e furibondo.
<<Fatan? Che cosa hai fatto?>>
Chiese sibilando.
Un sibilo che si direbbe quasi impossibile essere uscito da una bocca umana.
Questa volta nessun brivido di paura, il libro era al sicuro.
<<Mi dispiace padre, ma questa storia è andata troppo oltre.>>
Disse Fatan con voce ferma, mettendosi in posizione d'attacco.
<<Sono secoli che mettiamo a punto il nostro piano e tu credi di potermi, di poterci fermare?!>>
<<Non lo credo, l'ho già fatto. Mio figlio non sarà come te e gli altri, non voglio quello che volete voi. Lui è stato un pazzo a fare quello che ha fatto! Siete tutti corrotti e fissati. Ti prego ragiona, possiamo rimediare. Io amo Miranda e voglio bene a suo padre, non dobbiamo per forza dire tutto, anzi non dobbiamo farlo e basta, devi solo capire, perché ti voglio bene e voglio stare con te.>>
Parla con fretta, perché sa che il padre non starà a sentirlo ancora per molto.
<<Ti prego padre.>>
Disse con occhi supplicanti.
Un urlo disumano fuoriescí dalla bocca dell'uomo, e un secondo dopo fu sopra di noi che cerca di fermarci a mani nude, come se si fosse dimenticato della magia.
<<Dimmi dov'è!>>
Cercò di tirargli un pugno, ma la mano sbatté contro le assi di legno che si ruppero.
Cercammo di resistere e dopo vari tentativi ce lo scrollammo di dosso capovolgendo la situazione.
La mano di Fatan si allungò verso la caviglia prendendo in mano qualcosa di luccicante ed estremamente prezioso. Il pugnale della regina.
<<Mi dispiace! Ti voglio bene.>>
E con un affondo secco penetrò la carne del padre dritto nel suo cuore.
Lo stesso dolore che provavano entrambi si insinuarono dentro di me.
Fatan ripose il pugnale in fretta pulendolo sulle vesti del padre, per poi urlare disperato.
<<Aiuto! Guardie!>>
Le lacrime scendevano a dirotto, le mani insanguinate. Io ed il ragazzo che stringiamo il corpo esanime dell'uomo.
Singhiozzi incontrollati e urli sconnessi riempivano la stanza e piano piano inizai a scivolare via dal corpo del ragazzo.
<<Signore?! Che cosa è
successo?!>>
<<È venuto da me che era già stato ferito, ma... ma...>>
Ritornammo a piangere ed un sussurro che solo noi potevamo udire uscí dalle sue labbra.
<<Kifan da ki, soi da deriyoko, soi da komako. Soi nin.>>
Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci.

Il risveglio fu lento, quasi sbagliato dopo il ricordo vissuto.
Mi toccai le guance trovandole bagnate.
Dovevo aver pianto mentre lo faceva anche Fatan.
Ma chi era quel ragazzo?
Che ruolo aveva quel libro in tutta quella storia?
Saltai la colazione rimanendo in camera con Artù per raccontargli il nuovo sogno.
<<Un grande libro nero, con molte pagine, sulla copertina solo il titolo in oro ma era sporco e non sono riuscita a leggerlo.>>
Il gatto sembrò rifletterci.
"Forse conteneva informazioni segrete o incantesimi proibiti."
Scossi la testa con sguardo assente.
<<No, deve essere altro. Erano stranamente... familiari.>>
"Cos'altro hanno detto?"
<<Che portano avanti il loro piano da secoli ormai e non può che riferirsi alla guerra.>>
"E poi?"
<<Un motto, credo. Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. Detto nella lingua antica.>>
"C'è una sola risposta a tutto ciò."
Mi affacciai alla finestra per guardare il precipizio sotto di me.
<<Loro devono essere i discendenti del principe.>>
Artú frustò la coda in risposta.
<<Fatan avrà aggiustato tutto ormai, ha nascosto il libro e suo figlio è cresciuto in tranquillità. Dopotutto nella lingua antica Fatan vuol dire speranza.>>
Dissi fiduciosa, anche se un po' esitante. Sarebbe stato troppo semplice.
"Credi che se avesse aggiustato le cose saremmo in queste condizioni?"
Scossi la testa guardandolo sconsolata.
"Lo ha chiamato speranza, perché il padre avrà sperato che lo fosse per lui, ma alla fine gli si è rivolatato contro diventando la nostra."
<<E adesso?>>
"Adesso non è altro che una speranza morta. Polvere e cenere nel deserto delle ossa."
<<Che cosa sarà accaduto? Sembrava andare tutto bene, eppure...>>
Artù mi si strusciò sulle gambe in segno di affetto e vicinanza.
Lo presi in braccio.
<<Voglio essere io la nostra speranza, ti giuro Artù che farò qualsiasi cosa per salvarci tutti.>>

Myeki: I Segreti Della MagiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora