VII. Orgoglio e pregiudizio

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Diedi un ultimo bacio a Matt, prima di lasciare la presa sulle sue spalle muscolose.

«Ci vediamo domani, Liza».
Alzò la mano a mò di saluto lasciando ricadere gli occhiali da sole sugli occhi marroni, nonostante fosse nuvoloso.

Ricambiai con un sorriso e lo guardai sgommare via.
George sarebbe arrivato a momenti per riportarmi a casa e non volevo
sapesse che avevo saltato delle ore di lezione per stare con il mio ragazzo.

Matt non era esattamente il tipo che sarebbe piaciuto a mio padre.
Aveva qualche anno in più di me e non aveva nemmeno finito le superiori. Non si guadagnava da vivere in modo onesto ma, del resto, erano in pochi a Detroit che ancora lavoravano regolarmente. E poi, non saremmo convolati a nozze, quindi mio padre non aveva motivo di venire a conoscenza di quella relazione.

Mi strinsi nel cappotto cercando di proteggermi dal freddo pungente dell'inverno. Mancavano ormai poche settimane a Natale, il periodo dell'anno che più preferivo. Lo adoravo perché papà stava con noi più spesso e finalmente potevo riabbracciare i miei nonni dopo mesi che non li vedevo.

Guardai assorta dei bambini che giocavano a palle di neve dall'altro lato della strada. Le loro risate spensierate mi resero malinconica: non avevo mai giocato all'aperto in pieno inverno, nemmeno con Cath e Cylie, perché i nostri genitori consideravano il raffreddore una malattia incurabile, se non addirittura mortale.
E a 19 anni compiuti rimpiangevo quelle piccole esperienze di vita che avevano fatto i miei coetanei durante l'infanzia e l'adolescenza e avrei dato qualsiasi cosa per beccarmi un raffreddore, se ciò avesse significato un pomeriggio di divertimento e risate.

«Chi cazzo era quello?»

Presa alla sprovvista, sobbalzai quando una mano mi strinse il braccio costringendomi a voltarmi verso quella voce che ormai conoscevo.

Harry mi fissava con la sua aria da eterno incazzato. Non capivo che problemi affliggessero quel ragazzo e, soprattutto, perché ce l'avesse sempre con me.

«Non sono affari che ti riguardano» ringhiai scrollandomi la sua mano di dosso. «E non provare mai più a toccarmi»

«Senti, ragazzina. Mi stai facendo incazzare»

Feci un passo indietro quando lo vidi avanzare verso di me, nel tentativo di afferrarmi di nuovo.

Rilasciò un sospiro rassegnato che si condensò in una nuvoletta di vapore, poi lasciò ricadere la mano lungo il fianco.
«Ti ho aspettata per quella fottuta presentazione e tu non ti sei presentata per stare con quel...» si interruppe passandosi una mano tra i capelli. «...con quel cazzone» concluse con sguardo severo.

Oh cazzo. La presentazione!
Mi ero completamente scordata di avergli dato appuntamento per quel pomeriggio. Mi sentivo in colpa per averlo fatto aspettare, mentre io me la spassavo, ma la sua arroganza gratuita non la sopportavo più.

«Intanto Matt non è un cazzone!» precisai alzando la voce. «E poi mi sono dimenticata del nostro incontro. Altrimenti sarei venuta» conclusi in un mormorio.

«Come no!» scattò, per poi allontanarsi verso il parcheggio.

Una cosa che detestavo oltre ogni limite era ammettere di aver torto, ma in quel caso la ragione era dalla parte di Harry, così lo rincorsi lungo il viale alberato, mettendo da parte il mio orgoglio infantile.

«Senti, mi dispiace» ammisi raggiungendolo, ma lui continuava a camminare senza considerarmi; così afferrai il tessuto del suo giubbotto per farlo voltare verso di me.
Il suo sguardo non era per niente convinto. «Sul serio» aggiunsi a cuore aperto.

Harry scrollò le spalle senza dire nulla, ma sapevo che infondo aveva accettato le mie scuse.

«Facciamo così» proposi lasciandolo andare. «Decidi tu quando ci troviamo e se non ci sarò nemmeno stavolta, la presentazione la farò solo io, ma diremo al professore che l'abbiamo fatta insieme»

The Kidnapping » hes (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora