VI. Non ti sopporto

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«Non puoi più tirarti indietro»

«È insopportabile, Liam! Oltre che essere petulante, egocentrica e snob» mi lamentai sistemandomi i capelli per la centesima volta. «Non potete farlo tu o Zayn?»

«No, ormai hai iniziato tu! E poi io e Malik sappiamo a malapena le tabelline» obiettò prendendo un sorso di birra.

Mi lasciai cadere sulla poltrona in cui si sedeva sempre mio padre.
Erano passati due giorni dallo scontro con la Cooper; due giorni in cui avevo pensato ad ogni soluzione possibile per evitare quel compito che, stupidamente, mi ero scelto.
Sì, perché non volevo più avere nulla a che fare con lei.

Quella ragazza era odiosa come un calcio sulle palle.

Ammetto che l'idea di andarle addosso, non si era rivelata così grandiosa come tentativo di primo approccio, ma era stata l'unica alternativa che mi fosse venuta in mente in quel momento. Avevo finto di non sapere dove fosse l'aula per non destare sospetti e poi mi ero ritrovato costretto a fare quel fottuto lavoro di coppia insieme.

«Cerca di essere più simpatico» propose il mio amico con quella voce da Capitan Ovvio.

«Più simpatico?» strillai come una donnetta. «Mi ha chiamato "divano" e poi ha detto che fa la presentazione con me solo perché è costretta»

«Sembri un bambino che si sta lamentando con la madre. Hai 23 anni, Dio mio!»

«Liam, davvero! Non riuscirò mai a farla fidare di me se mi odia» sbuffai demoralizzato.

Liza Cooper era la ragazza più difficile che avessi mai incontrato. Non solo mi aveva offeso, ma continuava ad evitarmi come la peste.
Le avevo dato il mio indirizzo per trovarci e fare quella dannatissima presentazione ma, dopo aver preso il bigliettino che avevo scritto, lo aveva stracciato accompagnando il tutto con un: «non verrò mai a casa tua, per quanto ne so potresti rapirmi».

E la cosa era buffa, dal momento che dovevo rapirla davvero.

«E tu non farti odiare. Magari potresti iniziare a trattarla bene» ricominciò Liam non capendo minimamente quello che gli avevo detto.

«Non è colpa mia se mi fa saltare i nervi» sbuffai afflitto. «E ora vattene che deve arrivare Darlene»

Avevo bisogno di rilassarmi e Liam non faceva altro che farmi incazzare rifiutando la mia richiesta d'aiuto.

Lo salutai in fretta, mandandolo fuori di casa a calci in culo, mentre ancora tentava di convincermi a fare amicizia con la Cooper.

Il tempo di buttare nella pattumiera le bottiglie vuote di birra, che Darlene bussò alla porta.

La guardai a lungo soffermandomi, soprattutto, sulla scollatura ben visibile del suo vestito, lasciata appositamente scoperta dal cappotto pesante.

«Posso entrare? Sto congelando» mi chiese con le braccia rigide lungo i fianchi.

«Sì, scusami» mi ripresi facendola passare. «Perdona il disastro, ma non ho molto tempo per pulire ultimamente»

Spostai in disparte alcuni vestiti dimenticati per terra e piegai i cartoni di pizza abbandonati sul tavolino da quando erano venuti i ragazzi tre giorni prima.
Darlene si era offerta più volte di aiutarmi a stirare e a pulire, ma preferivo arrangiarmi, anche se ci mettevo secoli prima di farlo.

«Hai molto lavoro da Paul?» mi chiese iniziando a giocare con la fede che portava al dito.

«Sì. Ci sono tantissime riparazioni da fare a causa della neve» mentii spostandomi in cucina.

The Kidnapping » hes (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora