VIII. Non è un gioco

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«È un appuntamento?»

Liza mi guardò stranita per qualche momento, prima di lasciare uscire dalla sua dannata boccaccia quella stupida domanda.
Le braccia incrociate sotto al seno e il piede che picchiettava sul pavimento, mi suggerirono che non avesse gradito la mia proposta.

«Dio, no!» chiarii sulla difensiva. In realtà, l'intento era proprio quello, ma non glielo avrei mai detto.

«Anzi, lascia stare» sbuffai dileguandomi velocemente verso il parcheggio.

Volevo solo andarmene lontano da quella ragazza che mi aveva fatto sentire un emerito idiota per l'ennesima volta.

Avrei dovuto immaginare che non avrebbe mai accettato la mia proposta, ma mi ero ritrovato costretto a fargliela perché, ormai, Mitchell rompeva il cazzo pretendendo progressi nel piano e noi eravamo ancora ad un punto morto. Inutile dire che la colpa era solo mia e della mia antipatia verso la vittima.

Vittima. Era strano chiamarla in quel modo, ma Michael Miller aveva insistito ad usare quel termine, così da non creare un "legame emotivo". 

Calciai un sassolino, sconsolato per il mio tentativo fallito di approcciare con la Cooper. Aveva un ragazzo, era normale che non volesse uscire con me.
E poi, ero troppo arrugginito per quelle cose; non invitavo una ragazza ad uscire da ormai troppo tempo.

«Harry, aspetta!»

Alle mie spalle si era materializzata Liza; in realtà doveva aver corso, dati il suo fiato corto e le guance arrossate.

«Che vuoi?» sbottai poco gentilmente senza degnarla di un altro sguardo, ma proseguendo verso la mia auto.

«È ancora valida la tua offerta?»

***

«Te lo dirò per l'ultima volta: togli quei cazzo di piedi dal cruscotto»

«Quanto sei pesante» sbuffò infastidita, senza muovere di un centimetro gli scarponcini beige.

«Liza, dico davvero» la ammonii con uno sguardo truce, per poi tornare a guardare la strada. «Sono molto geloso di questa macchina»

«Harry» iniziò poggiando una mano sulla mia spalla che guardai per un breve istante. «Non vorrei offendere la tua fidanzatina, ma devo dirti che è proprio un rottame»

Come si permetteva di offendere la mia Cindy??? Sì, avevo dato un nome alla mia Cadillac, ma ci ero veramente affezionato e non permettevo a nessuno di dirle quelle cose. Cindy aveva un'anima.

«Un rottame ci sarai tu!» la insultai indignato. «E non hai ancora tolto le tue scarpe sporche»

«E va bene!»

Con un sospiro, tolse i piedi dalla mia bambina provocando un sorriso soddisfatto sulla mie labbra.

Ma la pace non durò a lungo.

Poco dopo, infatti, iniziò a trafficare con la radio. Per cercare la canzone che le piaceva, cambiava stazione ogni due secondi, ma mi trattenni dall'inveirle contro, scaricando la mia rabbia sul volante.

Dopodiché, fu il turno dello specchietto sopra il parasole per controllarsi il trucco "nell'eventualità fosse colato a causa del freddo". Sospirai pesantemente, ma anche in quella occasione non dissi nulla.

Possibile non riuscisse a stare ferma? Io avevo un serio problema con le persone iper-attive come Liza.

«Dove andiamo?» chiese incrociando le gambe sopra il sedile.

«A bere qualcosa» borbottai a denti stretti.

«Questo l'avevo capito»

Non potevo vedere la sua espressione, perché ero impegnato in un sorpasso, ma potevo scommettere la mia collezione di francobolli che avesse alzato gli occhi al cielo.

The Kidnapping » hes (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora