Carol

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Man mano che il tempo passava, sentivo l alcool farsi spazio nel mio cervello.
"Ma guarda chi abbiamo qui" una voce familiare fuoriesce da un gruppetto poco vicino a dove mi trovavo io.

"Heyy jasonn" urlo, senza rendermene conto.

"Scema, non urlare" Aggiunse Zoe.

Mi misi le mani davanti alla bocca, ridendo.
Jason e io abbiamo un rapporto strano: ci conosciamo dalle elementari, e siamo sempre andati d'accordo.
Ma non posso definirlo un mio amico stretto, perché non ho mai avuto l'occasione di passare del tempo insieme a lui, anche se mi sarebbe piaciuto.

È più alto di me, ha una faccia buffa, circondata da una barba ben curata.
Gli occhi grigi, si mescolavano al buio che ci circonda.
Deve iniziare il quarto anno, come me, viene nella mia stessa scuola ma con indirizzo diverso.

"Ti presento alcuni membri della mia 'band'" sulla parola 'band' sottolinea le virgolette animandole con le dita.

Sento caldo sulle guance.
Tre ragazzi mi sorridono, e sbiascicano il loro nome.
Probabilmente nel loro corpo c'erano 4 tipi di droghe diverse.

"Carol" ebbene si, è il mio nome "quindi hai una band?" Lo imito, animando le virgolette. E questa cosa mi fece ridere.

"Strimpelliamo qualcosa nei locali, niente di serio per ora" mi sorrise, capendo che ero ubriaca.

Scoppiai a ridere. "Zoe, l'hai fatta bere?"

"Si, ne aveva bisogno. Guarda ora com'è spensierata!"

Perché ne avevo bisogno? Provo a ricordare ma invano.

Passammo tutta la sera con jason e quei tre ragazzi così buffi. Non mi ricordo il loro nome, ma penso che neanche loro ricordino il mio.

Katerina mi si appese a peso morto sulle mie spalle, senza avvisare.
Caddi a terra, di faccia.

"Carolll, oddio scusa!" Jason mi aiutò a tirarmi su, mentre katerina si scusava.
Non sentivo dolore, forse per via dell'alcool, però dalla loro faccia capivo che qualcosa non andava.

"Ti esce sangue dal naso, vado a prenderti un fazzoletto" jason si allontanò per poi tornare con una pila di fazzoletti.
Risi per quella situazione insolita.

"Ti fa male?" Disse porgendomene uno.

"No" lo guardai, ma non riuscì a trattenere lo sguardo.

"Andiamo a casa, che forse è meglio" dice katerina sentendosi in colpa.

Jason mi guardò, accennando un sorriso.
Sperai di non dimenticarlo una volta passata la sbronza.

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