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Era stata una lunga giornata per Wade, anche molto stressante, il piano che aveva progettato per mesi era pronto per essere messo in atto, e la notte stessa era riuscito nel suo intento.
Il rapimento.
Certo... Non era una delle scelte migliori, ma era così arrabbiato con quel "Sacco di Merda di Francis" che assaporava quella vendetta come l'orgasmo piú piacevole mai provato, era riuscito a rintracciare una delle persone piú importanti per Francis, e aveva sprecato intere giornate a studiare quel personaggio.
Francis, l'uomo senza cuore, di certo avrebbe tirato fuori la sua piú piccola emozione sentimentale dopo aver scoperto la scomparsa di suo Figlio.

Ed ora era lì, quel minuscolo corpo, legato ad una sedia, con la benda sugli occhi ed uno straccio che lo impediva di parlare, e si potevano solo vedere le lacrime del piccolo rigare le guance rosee.
Sangue del sangue di chi aveva portato via a Wade la persona che amava piú di chiunque altro.
Quel suo viso pieno di cicatrici, ferite, e pelle inumana aveva terrorizzato la dolce e bellissima Vanessa, fino a farla svenire.
Vanessa...
Quanto gli mancava Vanessa, era lei la donna giusta, avrebbe dato la vita pur di averla davanti ai suoi occhi muovere quel ben di Dio che si ritrovava come culo, per fissarla, per studiare il suo viso, toccare i suoi capelli, e sussurrarle parole eccitanti.

«Ragazzino, smettila di agitarti, non riuscirai a slegarti da quella sedia.»
Dicendo, Wade, sorseggiava del buon vino, ed appena finito si diresse verso il ragazzo, per poi levargli la benda dagli occhi.
Certo... Era molto diverso da Francis.
Gli occhi erano di tutt'altro colore, e lo fissavano con terrore, lucidi e rossi.

Wade fece una smorfia da sotto la maschera del costume.

«Stai buono ed io starò buono, fai il cattivo e... Beh...» Prese un coltello dalla tasca e lo puntò al suo collo, con la punta che sfiorava la pelle.
Poi tolse al ragazzino il panno dai denti.
«Puoi parlare.» Disse con tono freddo.
«D-Dove sono?» Aveva la voce rotta dal pianto, ed era nervoso, e molto molto impaurito.
«A casa mia, sicura, nessuno riuscirá a trovarti.»

Si allontanava dal ragazzo per riempire il proprio bicchiere di vino, per poi berne il contenuto.

«Pe-Perché sono qui?» Il ragazzino si guardava intorno, probabilmente alla ricerca del suo zaino, nel mentre scrutava l'ambiente: Le pareti erano di un colore arancione sbiadito, con qualche poster e fogli di giornale appesi a casaccio, un divano -Probabilmente trovato nella discarica vicina-, un semplice tavolino circolare di legno con tre sedie intorno, del medesimo materiale. Poi qualche scatola in giro per la casa, qualche arma sul comò grande in fondo alla stanza, ed, a sinistra, una porta aperta, dove si poteva intravedere una cucina.
«Ogni cosa a tempo debito, David.»

David?
Il Ragazzino non aveva mai conosciuto nessuno con quel nome.
«I-In realtá mi chiamo Pe-Peter...»
Ah! Che stupido! Non avrebbe dovuto dire il suo vero nome!
In quel momento non riusciva ad elaborare, era stato rapito, da un uomo in costume rosso, con cattive intensioni, che lo chiamava con altro nome.
«Ragazzino, non ti conviene mentirmi.»
Disse Wade tra un sorso e l'altro dal suo bicchiere di vino.
«Ma non sto mentendo, signor...?»
Okay, Peter iniziava a prendere il controllo della situazione, doveva trovare il suo zainetto.
«Cosa?!»
Posò il bicchere sul tavolo di legno.
«Seriamente? Non mi conosci?»
Peter Parker scrutò l'uomo in costume da capo a piedi.
«Mi spiace signore, ma no, non... Ricordo...»
«Strano che quel pezzo di merda di tuo padre non ti abbia parlato di questo fantastico personaggio» disse sedendosi sul tavolino, che stranamente riusciva a reggere quel peso.
«Negli ultimi mesi non ha fatto altro che rompere il cazzo, e rovinarmi la vita, è per questo che sei qui, ragazzino.»
Il campanello suonò.
«Parla e ti tappo la bocca una volta per tutte.» Disse al ragazzo, per poi andare ad aprire.
«Cazzo quanto tempo ci hai messo, amico?»  Peter cercava di sentire cosa stesse dicendo il mercenario.
Cazzo, cazzo, doveva trovare il suo zainetto, come riuscire a slegarsi?
Un coltello... Un taglierino... Una lama... Merda non riusciva ad arrivare alle tasche dei suoi jeans.
«Niente mancia, vedi di arrivare in tempo la prossima volta.» Wade tornò nella stanza con un cartone di pizza in mano, che posò sul tavolo.
«Vuoi?» Chiese al giovane addentando un pezzo di pizza.
«Ehm... No, grazie...» Bipolarità? Quell'uomo era strambo.
Per non parlare del costume, perché lo indossava? Per non farsi riconoscere?
«Come vuoi.» Finì la fetta, per poi riprendere a parlare. «Dicevo, seriamente tuo padre non mi ha mai menzionato in una sua conversazione con te?»
Peter stava per piangere, di nuovo.
«Mio padre è morto quando ero piccolo...»

Wade rise, mentre Peter iniziava a versare qualche lacrima, gli mancava molto suo padre...

«Senti bimbetto, come ti ho già detto non ti conviene mentire a me, Deadpool»

Peter pensò...
Deadpool... Deadpool...
Oh merda.

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Sera Pervertiti del mio cuore, ho deciso di iniziare una storia storiosa sulla Spideypool!
Spero vi piaccia!

Kidnapping||Spideypool Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora