Capitolo 4

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«Dove diavolo mi trovo» mugugnai, portandomi una mano alla fronte.

Un dolore atroce si stava diffondendo in tutta la testa, probabilmente l’avevo sbattuta da qualche parte. Quando? Non lo sapevo. Dove mi trovavo? Men che meno.

Lasciai che gli occhi si abituassero al buio e, pian piano, cominciai a scorgere qualcosa.

Mi trovavo in una sorta di cella, uno stanzino minuscolo dalle pareti sporche e gremite di insetti, formiche e scarafaggi.

Oh, Brad. Dove sei, Brad?

Non c’erano aperture e quella, forse, era la parte peggiore di tutto quell’incubo. Non avrei potuto sapere se era giorno o notte e non avrei potuto orientarmi guardando la luce del sole.

Ma che razza di posto è questo? Lo sgabuzzino di Harry Potter è decisamente più confortevole.

Un odore acre proveniva dall’angolo più lontano dal punto in cui mi trovavo. Che diamine c’era?

Scocciata dalla situazione cercai di alzarmi in piedi e, lentamente, mi mossi verso la parte opposta della stanza.

Un uomo barbuto e dagli occhi spalancati giaceva lì, per terra, chiuso a riccio, fissandomi quasi aspettandosi un aiuto da parte mia.

«Chi sei tu?» domandai, cercando di controllare la mia voce roca.

«Non mi scocciare, ragazzina.»

Diedi un’altra occhiata in giro, ma continuai ad osservare soltanto il nulla.

«Senti, non ho tempo da perdere. Devo sapere dove mi trovo, adesso.»

Il barbone mi squadrò da capo a piedi. Cosa avevo che non andava? Il pigiama? Le pantofoline rosa? E poi perché avevano tutti questa dannata ossessione di farsi crescere una barba gigantesca? Io odiavo la barba.

«Non preoccuparti, qui avrai tutto il tempo di cui hai bisogno. Goditi la gattabuia» esalò, voltandosi dall’altra parte e rimettendosi a dormire.

Come ci ero finita in una gattabuia?

E d’un tratto tutto tornò alla mente. Le mele, la fuga, l’uomo dall’alito d’aglio e le unghie gialle. Poi nient’altro.

Grandioso.

Un fascio di luce mi colpì in pieno volto, abbagliandomi. Mi girai in direzione della sorgente e notai che in realtà un’apertura c’era, ma tutto era così buio prima che non ero riuscita a distinguere nulla.

Un uomo con una lanterna si avvicinò alle inferriate che mi dividevano da quello che sembrava essere il corridoio principale.

Lo guardai meglio.

Si trattava di un ragazzo, non superava i venticinque anni e da quando ero approdata nel 1719 mi sembrava l’unico uomo ben vestito, curato e soprattutto bello.

I muscoli guizzavano sotto gli indumenti aderenti, facendomi letteralmente perdere la testa e per qualche minuto smisi di pensare a Brad e cominciai ad ammirare il suo fantasmagorico sedere.

Mamma mia, e che cos’era!

Era a dir poco perfetto.

Ti prego, Brad, perdonami.

Quando si voltò verso di me, trattenni il respiro. Un ragazzo del genere doveva essere illegale in quell’epoca dove tutti pensavano soltanto alla propria barba. Chissà quante donzelle aveva ai propri piedi!

Sarò pure struccata, ma su Instagram ho sempre un sacco di likes quando pubblico foto senza make-up!

Mi avvicinai speranzosa alle sbarre e gli sorrisi. A scuola tutti mi venivano dietro e nessuno osava dirmi di no. Questa guardia avrebbe sicuramente fatto la stessa cosa, bastava solo fargli vedere la merce.

I nostri occhi si incontrarono e l'immagine di Brad sparì nei meandri del mio subconscio.

La guardia poteva essere di qualche anno più grande di me, i suoi occhi erano neri come la pece e i capelli di un piacevole color grano.

Continuai a sorridere e mi strisciai contro una sbarra per attirare di più la sua completa attenzione.

Dai, tesoro, non per questo mi hanno nominata reginetta del ballo di fine anno per ben due anni.

Il ragazzo si avvicinò per osservarmi meglio e la lanterna emise un fastidioso cigolio.

«Buonasera, bella fanciulla. Non ti stai annoiando? Vuoi che ti tiri fuori?»

Sì, tirami fuori e portami con te sul tuo cavallo bianco!

Annuii in risposta e lui esibì un meraviglioso sorriso mozzafiato.

«Ad una condizione però: promettimi di non scappare, altrimenti sarò costretto ad ucciderti. Un bel faccino come il tuo non dovrebbe fare una fine del genere, non credi?»

Ci stavo ripensando, quasi quasi avrei preferito starmene in cella con Mr.Simpatia e aspettare la mia ora.

Ma avvicinai le mie labbra alle sbarre e sussurrai un «Promesso»

La sua mascella si contrasse e poi le chiavi attaccate alla sua cintura iniziarono a tintinnare quando lui le prese in mano.

Ne scelse una e poi aprì la mia cella portandosi un dito davanti alla bocca e sibilando un “Shh” per farmi segno di tacere.

Qualsiasi movimento facesse risultava sexy e sicuro di sé.

Chiuse la cella alle mie spalle, lasciando Brontolo a marcire sul pavimento gelido, e poi si voltò verso di me.

Mi aveva afferrato un polso prima di tirarmi fuori da lì, e non l'aveva lasciato per un attimo. Sapevo che non si fidava. Anche io non mi sarei fidata.

Quando si voltò le mie ginocchia tremarono e sentii il viso andare in fiamme.

Se nella nostra scuola ci fosse stato un ragazzo del genere quella mangia-baguette si sarebbe potuta tenere Brad, io avrei preferito quel gran fusto davanti a me.

Mi prese il mento con due dita e mi voltò la testa per esaminarmi meglio. Quando ebbe finito rimase così, in silenzio.

E poi mi baciò. Le sue labbra corsero verso le mie e la mano che prima stringeva il mio polso adesso era dietro la mia nuca, tra i miei capelli. Stavo tradendo Brad?

Non me ne curai. Da quando ero approdata nel 1719 non avevo avuto alcun senso di sicurezza e, nonostante non sapessi neanche il nome della guardia che mi stava accarezzando la testa, sapevo di potermi fidare.

In quel momento volevo fingere che tutto fosse normale e che lui fosse semplicemente l'ennesima conquista che mi baciava dopo il primo appuntamento.

Angolo autrici★
Non ve lo aspettavate un aggiornamento dopo appena due giorni, eh?!
E invece no! Eccoci qui con il 4 capitolo di "Dalilah a spasso per il 1719"!
TADAAAA
Comunque è Jenna che parla, per una volta ho l'onore di poter dire di essere stata puntuale e brava nei confronti di tutti voi e di Dina.
Ci vediamo a breve con il prossimo capitolo!

Si spera...

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