Mi leccai le labbra e guardai il boccale davanti a me. Proprio un bel boccale, davvero.
Non sapevo che nel 1719 avessero già il vetro, che geniali. Per non parlare della birra!
Quella sì che mi aveva stupita.
Certo, avrei preferito un buonissimo Mojito ai frutti di bosco, ma ci si deve accontentare quando la cameriera con le sopracciglia più folte del mondo ti guarda e ti dice “Signorina, noi non facciamo niente del genere”.
Che idioti.
Sorseggiai nuovamente quel che restava del mio secondo boccale di birra e mi ritrovai a fissare il fondo del bicchiere.
Come avevo fatto a cacciarmi in una situazione del genere? Ero in pigiama e pantofole, nella Londra del 1719, in un locale gremito di uomini vestiti come gli attori di un teatrino da quattro soldi e stavo provando ad affogare i miei dispiaceri nell'alcool.
Perché non avevo preso un Whisky? Dov'erano i miei amatissimi trucchi? E Brad, cosa stava facendo? Che stesse parlando con Juliette?! I miei si stavano preoccupando per la mia assenza? Carla avrebbe vigilato al posto mio?
Ma, soprattutto…
Come avrei pagato tutta quella birra?!
Degli uomini entrarono nella locanda provocando un gran chiasso. La gente che stava fissando me spostò l'attenzione sui nuovi ospiti e si dimenticò momentaneamente della ragazza vestita in modo strano che sedeva in mezzo a loro.
Il gruppetto di attori rinascimentali si avvicinò al bancone e non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Mi sentii ferita: meritavo almeno un po’ di attenzione vestita in quel modo! Dovevano ammirare le mie pantofole rosa e il mio pigiama con le stelline!
Il barista magro e baffuto prese le ordinazioni e poi scomparve tra le bottiglie e i bicchieri di vetro sporco.
Le persone intorno a me continuavano a fissarli con interesse. Chi erano?
Provai a scavare nella memoria ma non trovai nessun avvenimento importante nel 1719.
Okay, non avrei comunque trovato niente di importante: io non avevo mai studiato storia.
Qualcuno attirò la mia attenzione e mi ritrovai a fissare un uomo sulla cinquantina, insaccato in dei ridicoli pantaloni e con uno strano cappello calcato sul cranio.
«Bartholomew Roberts! Qual buon vento ti porta qui?»
Che frase da film…
Lo seguii con lo sguardo, mentre allargava le braccia con fare accogliente e si stampava un sorriso divertito sul volto.
Mi portai il bicchiere alle labbra e assistetti alla scena, immergendomi nel più completo silenzio.
Uno dei membri del gruppo si voltò e parve rispondere a quel richiamo. Sorvolai i vestiti orribili e incontrai il suo viso. Doveva avere circa trent'anni, barba rada, occhi scuri e parrucchino inguardabile.
Potevo definirlo un bell'uomo.
Brad, quanto mi manchi…
«Siamo in viaggio, Amos, un lungo viaggio. Ma abbiamo deciso di prenderci una pausa e di fermarci per un po’ proprio qui a Londra.»
L’uomo dietro al bancone annuì, continuando a spillare le birre per quegli uomini. Ma poi, perché indossavano quell’orribile cappello nero con un teschio sul davanti? Avrei assolutamente dovuto dare loro qualche lezione di moda.
«Cerchi altri schiavi» esordì Amos. Sicuramente già conosceva la risposta, altrimenti si sarebbe almeno preso la briga di porre quella frase come un interrogativo.
«Qualcuno è morto durante il viaggio, qualcun altro ho dovuto ucciderlo e abbiamo bisogno di uomini.»
Quei due dovevano conoscersi da molto tempo, altrimenti non avrebbero mai discusso in un tono così confidenziale.
«Capisco. Posso procurarti qualcuno: per adesso le strade di Londra pullulano di zingari e orfani.»
Roberts ghignò e mostrò i suoi denti neri e putridi. Capivo che fossimo nel 1719, ma, che diamine, un po’ di igiene personale!
«Sapevo di poter contare su di te, Amos.»
Scolò la birra che gli era stata porta in un solo sorso e lasciò una moneta sul bancone, poi si incamminò verso l’uscio e il gruppetto di uomini, che fino a quel momento era rimasto in disparte, lo seguì.
Per la miseria, ma perché non avevo mai aperto un libro di storia?
Il mio istinto diceva di seguire quella folla di persone, il mio cuore mi intimava di rimanere al mio posto per evitare di ritrovarmi in qualche guaio senza via di fuga, ma non avevo mai seguito il cuore e non avrei cominciato a farlo adesso.
In più quella faccenda iniziava a farmi venire i brividi. Dove avrei dormito quella notte? E se mi avessero presa per buttarmi su quella lurida nave di schiavi?
Per fortuna conoscevo bene l’arte del rubare.
Controllai che Amos fosse distratto a pulire i boccali e mi avvicinai ad un uomo seduto ad un tavolo.
Dio, che orrore questi vestiti. Per non parlare dei capelli unti! Questo tizio ha bisogno di dieci passate di shampoo.
Sfoderai il mio più grande sorriso falso, mentre lui mi guardò sconcertato e fissò le iridi scure sul mio pigiama.
Oh, andiamo! Sono messa decisamente meglio di te.
Era così impegnato a fissarmi che non si accorse nemmeno della mano leggiadra che si infilò nella sua tasca per prendere in prestito qualche monetina.
Con le mie amate pantofole rosa mi avvicinai al bancone e pagai i due boccali di birra che avevo bevuto. Poi scattai all’esterno e corsi il più velocemente possibile.
Dovevo scappare. Subito.
Nota autrici
E anche stavolta siamo in un imperdinabile ritardo, lo sappiamo e ci scusiamo vivamente, ma tra l'estate, gli amici, le vacanze, le nostre storie da portare avanti e questa abbiamo veramente un gran da fare. Speriamo che il terzo capitolo venga pubblicato presto, nel frattempo aspettiamo un vostro parere su questo!
Un abbraccione!Jen&Dina
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The Traveller
FantasyLa vita non è tutta rose e fiori. Spesso capitano cose assurde, inspiegabili. Ed è proprio questo che succede a Dalilah Thompson. Al risveglio da una notte burrascosa, dopo aver rubato un amuleto ad una vecchia zingara sulla strada di casa, si ritro...