Capitolo 6

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Mi aggiravo per le vie di Londra cercando di ricordare il punto esatto in cui avevo lasciato le mie mele. Non so quanti giorni fossero passati, ma speravo con tutte le forze che qualche vecchio barbone con la scabbia non fosse andato a prenderle.

Ma a chi volevo prendere in giro? Probabilmente non le avrei trovate mai più!

Se fossi rimasta a scuola avrei potuto contare su Carla, lei si occupava di tenermi il posto, di comprare il cibo per me e di riservarmi sempre la sedia migliore nel teatro della scuola.

Ma adesso Carla non c’era e io ero solo una ragazza come tutte le altre, infilata in un vestito sporco e dai colori improponibili e con una sacca in spalla.

Ero patetica, se Brad mi avesse visto non mi avrebbe mai più rivolto la parola!

Per non parlare delle cheerleader! Loro mi avrebbero riso alle spalle per il resto della mia vita.

Dannazione, che diavolo ci facevo lì?

Londra sembrava solo una sudicia pescheria che pullulava di gente vestita male e con la crinolina.

Se solo avessi avuto il mio telefono avrei fatto una foto e l’avrei messa su Instagram. Probabilmente avrei fatto un sacco di likes…

Oddio! Nessuno si stava occupando di aggiornare il mio account! I miei followers mi avrebbero abbandonata da un momento all’altro!

Mi accasciai contro una parete e cercai di non svenire. Ero una ragazza finita…

Ero nella strada che costeggia il Tamigi, le signore andavano avanti e indietro, facendo acquisti e sventolando il ventaglio vicino al loro viso. Alcune avevano un coprispalle abbastanza ampio da coprirgli anche la testa, ma tutte erano strette nei corsetti. Avevo visto da qualche parte che sotto il vestito portavano un altro corsetto e dei pantaloni morbidi che loro consideravano come dei mutandoni.

Era una cosa disgustante!

Quattro ragazze mi passarono accanto lasciando dietro di sé un profumo forte.

Alzai la testa da terra e le osservai, avevano vestiti dai colori caldi e forti, le loro gonne non arrivavano a coprirgli le caviglie e le scarpe erano dotate di tacco.

TACCHI!

Mi veniva da piangere, le mie loubutin nere mi avrebbero fatto fare un figurone in mezzo a quella marmaglia di pezzenti, invece ero lì, con le mie pantofole rosa macchiate di chissà che cosa e sudicie come non mai.

Stavo per chiedergli dove le avessero comprate, nonostante la gente non facesse altro che guardarle male, ma un brusio lontano si trasformò presto in un concerto di rumori metallici e forte vociare. Cosa stava succedendo?

Mi voltai giusto in tempo per vedere alcune guardie correre tutte insieme, molti di loro avevano il naso puntato verso l’alto e alcuni di loro tenevano una balestra in mano, pronta a scoccare una freccia contro qualcosa.

Probabilmente stavano cacciando… Non avevo mai sentito parlare di caccia all’interno delle città…

Da come si comportavano dovevano avere proprio una bella preda sotto mira, magari un uccello particolarmente grosso, magari una quaglia…

No, aspetta. Le quaglie che misura sono?

Alzai la testa per seguire i loro sguardi e scorsi una figura a due zampe correre sul tetto di una casa, poi si aggrappò ad una corda per appendere i panni e saltò sul tetto successivo.

Ci volle qualche secondo prima che mi rendessi conto che quella non era una quaglia.

Era un uomo con una sacca a tracolla e i capelli svolazzanti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16, 2018 ⏰

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