Throwback - The first word

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1997 - Aprile, 7

Wedding day
- Aaron

"Oggi, oggi. È oggi."
Mi sciacquo per l'ennesima volta la faccia, incapace di realizzare.
Lo specchio mostra i segni di una notte insonne.
"Come va?" Chiede la voce proveniente dalla sala. Mi dirigo verso di essa.
"A parte insonnia, tachicardia e nausea? Tutto bene." Rispondo asciugandomi i capelli con un asciugamano.
Guardo Donovan, il mio migliore amico, che da stamattina mi aiuta a tenere sotto controllo i miei attacchi d'ansia.
"È il tuo matrimonio" Dice avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla. "Ci mancherebbe anche."

Sento bussare la porta.
"Vado io" Dice lui vedendo il mio aspetto stressato e tremante.
Mia mamma sbuca dalla porta con una scatola bianca ricamata in mano.
Appena mi vede i suoi occhi si riempiono di lacrime.
"Mamma. Non piangere. Ti prego." Le dico abbracciandola.
Lei sospira sul mio petto, poi si allontana.
"Cavolo, il mascara!" Esclama accarezzandomi la guancia.
"Il mio ragazzo...ma quando sei cresciuto così tanto? Venticinque anni...e già ti sposi!"
E mentre lo dice un'altra lacrima riga la sua guancia.
La asciugo d'istinto, ma sento le mie gambe tremare così tanto da sembrare cedere.
Mi siedo lentamente sul divano, cercando di trattenere i tremolii.
Donovan aveva subito staccato gli occhi dalla scena, e aveva iniziato ad aprire la scatola.
Ed eccolo lì, con il mio completo in mano, quello che dovrò indossare da qui a poco.

Il mio cuore accelera nuovamente, vedendo sempre più vicino il mio sogno realizzarsi.
Mia mamma glielo prende dalle mani, alzandolo all'altezza della sua testa.
Lo fissa per qualche istante, inespressivamente.
"Provalo" Esordisce lei, ponendomi l'abito.

Non riconosco la mia immagine riflessa allo specchio.
Sono abituato a vedermi con dei vestiti sportivi, non con uno smoking nero.
Essendo così giovani, io e Jason abbiamo deciso di "rompere gli schemi" indossando scarpe da ginnastica invece delle classiche da matrimonio.

Fisso ancora la mia la mia figura.
Non posso fare a meno di sorridere, infilando un fiore giallo nella tasca laterale sul petto.

Non vedo Jason dall'altro ieri, quando siamo andati a ritirare le fedi insieme.
A causa degli ultimi preparativi ieri non ci siamo visti, solo un messaggio prima di andare a dormire:
Ci vediamo all'altare.

Il giardino dove si terrà la cerimonia straripa di parenti e conoscenti che mi salutano e si congratulano.
Un sorriso, un cenno con il capo, un "Grazie per essere venuti" e via.
La visuale completa è impedita dal piccolo ristorante a lato del giardino, nel quale ci sarà il ricevimento.
Mia mamma mi ha obbligato a rimanere qui fino all'inizio della cerimonia.

Le mani sono sempre più sudate, le gambe tremano e i pensieri sono offuscati dall'agitazione.
A pochi metri da qui, Jason mi aspetta all'altare.
Scaccio immediatamente quest'immagine prima che mi venga un attacco di panico.
I miei genitori hanno preso posto da qualche minuto.
Ho scelto che fosse la mia sorellina, Gemma, ad accompagnarmi da lui.
Sono in ansia, ma allo stesso tempo non vedo l'ora di vederlo.

"Pronto?" Chiede Gemma tirandomi la manica della giacca. È adorabile nel suo vestitino bianco.
Mi allargo il colletto della camicia: "Pronto."
E ci avviamo all'altare.

Sembra tutto irreale.
Gli invitati girano la testa verso di me.
Sento qualche bisbiglio, la musica di sottofondo.
Ma non stacco mai gli occhi da lui.
Sorride, mentre mi avvicino con Gemma.
Mi volto solo quando arrivo ai primi banchi, dove siedono mia madre e mio padre.
Mi chino e abbraccio mia sorella, dandole infine una spinta leggera verso i nostri genitori.
Da quel momento rimaniamo io e Jason.

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