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Non riuscii a dormire, i pensieri iniziarono ad invadere la mia mente.
Passarono i giorni e Ardy non si fece vedere, cosa gli sarà successo? Dove sarà finito? Sarà colpa mia il motivo della sua assenza o sarà successo qualcosa alla sua famiglia?
Non riuscii a darmi delle risposte a queste domande, volevo solo arrivare a scuola, però oggi è sabato e manca ancora un giorno e mezzo prima di lunedì.
Passarono i giorni e non riuscii a darmi delle risposte su quel martedì sera, che segnò gran parte della mia settimana, essa si divise tra paura di rivivere quello che era successo quel giorno e tra la voglia di scoprire cosa c'era dietro tutto quel nero e quell'oscurità. Non poteva essere mio padre, si sarebbe fatto vedere, mi avrebbe fatto vedere il suo magnifico sorriso, non quegli occhi freddi e luminosi, non trovavo un nesso tra quel nomignolo e quella figura sconosciuta ed ambigua. Quando iniziavo a pensare a quella serata la mia mente impazziva, dei brividi di paura percorrevano il mio corpo, avevo la sensazione che venissi osservata in ogni momento e delle voci prendevano vita nella mia testa e tutto quello che potevo fare era scrivere, scrivere su carta ogni voce, ogni colore e ogni sensazione, non riuscivo a pensare di star assistendo ad un evento sovrannaturale, la mia mente non riusciva ad accettarlo. Era tutto un convincimento e la mia mente mi stava giocando brutti scherzi? Non ne ho idea, ma, ogni volta che scrivevo queste cose sul quaderno, delle ventate di freddo gelide sfioravano le mie gambe e cancellavo ogni cosa.
Notti insonni per paura che quell'ombra potesse farsi viva, mia madre che tornava solo per prendere i propri vestiti e portarseli da Oliver, neanche mi rivolgeva la parola, Ardy che non rispondeva al cellulare, Clara che era impegnata con lo studio e novembre che con i suoi temporali colorava ancora di più le mie notti insonni.
Facevo incubi di ogni tipo, mani che da sotto il mio letto mi prendevano le gambe e mi trascinavano sotto e tutto quello che vedevo era l'oscurità, riuscivo a distinguere solo due stelle, gli occhi dell'ombra, freddi e luminosi. Sognavo di svegliarmi e di vedere l'ombra, sognavo di svegliarmi dal sogno me in realtà ero sempre lì e l'ombra era seduta ai piedi del letto, mi svegliavo e tutto aveva un nonsoché di sinistro e cupo, così mi alzavo, mi vestivo di fretta e correvo a scuola, come se volessi sfuggire alla mia stessa mente malata, alla mente che pian piano, forse per colpa della solitudine o delle preoccupazioni, stava impazzendo.
A scuola ero ancor di più chiusa in me stessa, mentre prima rivolgevo due parole alla mia chiacchierona e petulate compagna di banco Marianne, ora no, e costringevo la mia mente a non tirarle un calcio in bocca a causa del suo chiacchiericcio.
Ogni giorno, dopo quel martedì, tornavo da scuola con due pacchetti di sigarette e la sera già ne rimanevano 3, sfogavo la mia voglia malsana di voler sprofondare sottoterra con il fumo, placavo quelle voci con il fumo, placavo la voglia di magiare con il fumo.
Non facevo più niente, se non che tremare e scongiurare, inutilmente, mia madre di tornare a casa, cercavo di farle capire che quella non era la vita che aveva sempre desiderato, che era solo un'apparente illusione e che non poteva colmare l'assenza di papà con Oliver, ma non voleva sentirmi e quando cercai di parlarle delle voci, mi diede della pazza e mi lasciò nell'atrio buio, illuminato dalla lieve e sottile luce della luna, seduta sul pavimento, rannicchiata come un feto, in lacrime.
Da quel giorno, era giovedì, non cambiò nulla.
Adesso mi ritrovo seduta sul tappeto rosa della mia camera, con il computer sulle gambe e un posacenere accanto.

"Mi sento osservata.
Non ho il coraggio di voltarmi, non voglio chiudere la porta per paura di rimanere chiusa dentro e di non avere più una via d'uscita.
C'è troppo silenzio per i miei gusti e questa casa è troppo vecchia, i rumori e i cigolii delle tegole e delle scale di legno sono troppo forti.
Mi sento osservata e sento freddo.
Papà se sei tu... non farmi del male.
Sono la tua July."

Mentre scrivo questo, il fumo entra nei miei occhi ed inizio a lacrimare e non essendomi struccata il mascara cola sulle mie guance, disegnandomi linee nere sul volto. Sento il bisogno malato di dovermi dare una sciacquata, di scendere di sotto prendere un bicchiere di wisky e di berlo fino in fondo, in modo tale da riuscire ad addormentarmi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 17, 2017 ⏰

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