La paura forse, la sua giovane età, nell'affidarsi alle mani di un padrone, nell'ammettere voglio viverle le mie fantasie e non sapere come fermarsi, come fermarle, come poterle gestire. Juliette amava la mia voce che le dava alla mente come dei colpi improvvisi di frusta, schegge di brividi per come era profonda, per come la tentava, per come insinuava in lei le fantasie, per come la portava a sognare. Adorava godere con me, lo chiedeva sempre il piacere e io amavo il suo modo di chiederlo, di sentire la sua eccitazione che saliva, di volere che la sua eccitazione così smisurata esplodesse nell'orgasmo. Non era la prima volta che questo mi capitava. Non ho mai amato il virtuale, lo avevo pensato spesso noioso e che fosse stato di rapida durata. Un'eccezione, un arrivare all'orgasmo, ma non avrei mai pensato che diventasse, quel gioco virtuale, sorsi di vita, gocce di ambrosia che dissetano. Justine gridava il piacere attraverso il telefono, lo gridava forte senza pudore, senza la preoccupazione di essere sentita, spesso non si fermava al primo orgasmo conquistato e goduto e continuava, senza nemmeno smettere di toccarsi, a sfiorare il proprio corpo.
-Il piacere che mi doni- diceva sempre - è squassante, sembra svuotarmi dentro e poi ricomporre i pezzi del mio corpo. Io che vivevo di pudori e paure le sto perdendo, le sto cancellando piano, una ad una senza fare nulla, solo seguendo le tue parole, come uno strumento che segue i consigli di un abile direttore d'orchestra. Per lei ero il suo Padrone e lei si sentiva sempre più mia schiava. Non da un punto di vista fisico, no, da un punto di vista mentale che era di gran lunga più accattivante e stimolante. Mi chiamava Padrone, non chiedeva nulla. Sapeva che non potevo darle di più, sapeva che non poteva, che non avrebbe potuto darmi di più. Io la tentavo, la volevo, la dominavo. Lasciava il cellulare acceso la notte perché sperava di svegliarsi e sentire la mia voce. Adorava il suo padrone, docile ed ubbidiente. Difficile dire obbediente? Come fai a dire ubbidiente di una persona che non hai mai visto, che non sai nemmeno se fa le cose che dici. Forse, ma so che le sensazioni si sentono, si avvertono, come il caldo e il freddo, così le sensazioni di piacere. Sapevo che lei eseguiva ciò che io dicevo e chiedevo. Il mio piacere di chiedere di eseguire un ordine, il suo soddisfarmi nell'obbedienza di averlo eseguito. Nessun dubbio, era troppo candida ed innocente nel suo desiderare e raccontare il desiderio per essere bugiarda, troppo la voglia di vivere le fantasie, nella testa e non nel corpo, per rinunciarvi.