III

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Esattamente una settimana dopo, gli uccellini non cinguettarono per destare il giovane ragazzo già sveglio da un pezzo, che tristemente guardava fuori dalla finestra. Chissà cosa facevano i suoi compagni di classe al momento, se qualcuno stava affrontando un interrogazione importante, un compito in classe o se semplicemente stavano parlando con altre persone. I suoi amici lo pensavano? Ma cosa andava a pensare, se gliene fosse fregato qualcosa sarebbero già lì. Le domande continuavano ad accumularsi nella mente di Eren che subito si alzò dalla sua postazione, dirigendosi fuori la stanza verso una meta imprecisa.

Senza accorgersene si ritrovò davanti Hanji, che sempre col suo solito sorriso gli sventolava una mano davanti agli occhi, stringendo una cartellina grigia nell'altra

"Eren? Eren? EREN!"

Soltanto quando udì il suo nome per la terza volta il ragazzo sobbalzò e sbatté gli occhi il più velocemente possibile, iniziando a boccheggiare

"M-mi scusi signorina Hanji, non so cosa sto facendo"

In effetti era davvero così: erano ormai giorni che si ritrovava in un qualche punto dell'ospedale senza sapere come o perché era arrivato fin lì, ma la dottoressa gli aveva già spiegato che nelle sue condizioni era più che normale. "Riflessi spontanei" li chiamava, ma Eren sapeva che c'era di più sotto quella minuscola frase che forse per un periodo era anche riuscita a rassicurarlo.

"Sta tranquillo, stavo giusto venendo in camera tua per mostrarti il percorso che ti attende"
"Percorso? Cosa intende?"

Senza troppe cerimonie, Hanji prese il ragazzo sotto braccio e lo strattonò appena per farlo muovere, iniziando a camminare lungo quei corridoi smorti fino ad arrivare in un'ascensore che lentamente saliva con entrambi al suo interno

"Eren tu resterai qui a tempo indefinito e di certo non significa che la tua vita non andrà avanti... per un po' questa sarà la tua nuova casa, insomma ammetto che ci sono posti migliori in cui vivere ma qui la gente può essere davvero gentile e disponibile"

Appena la donna finì di parlare le porte dell'ascensore si aprirono, facendo largo ad un corridoio decisamente migliore di quello precedente: man mano che avanzavano Eren notava sempre più adesivi sulle pareti, tra fiori colorati ed aeroplani blu, tutto in quel posto poteva far contenti i...

"...bambini"
"Si Eren, questo è il piano dove ci sono i bambini sfortunati che cercano di guarire, e più avanti c'è anche un reparto per i neonati da tenere sotto controllo"

Lui però non era attratto dalle parole della dottoressa, non perché non volesse esserne certo, ma perché era occupato ad ammirare una scena davvero toccante: la bambina, quella stessa bambina che sfogliava quel libro fatto più di capelli che da pagine, stava sorridendo con tutta la forza che poteva ed Eren era sicuro che avesse sentito dire alla madre

"Mamma mamma! Ho il letto rosa, guarda ho il letto rosa!"

Vedere quella bambina tanto sfortunata sorridere per quel piccolo gesto fece nascere in Eren un briciolo di speranza, quanta bastava per farlo proseguire.

Seguì la dottoressa fino al piano successivo, dove invece si ritornava nella cupa atmosfera del proprio piano, a differenza di qualche tonalità di blu sui muri.

"Tu passerai praticamente metà del giorno qui, su questo piano. Sulla destra puoi vedere la cucina, mentre andando più avanti sulla sinistra ci sono le classi, al momento ce ne sono solo due ma stiamo progettando di allargare il tutto"

Mentre ascoltava le parole di Hanji girovagava con lo sguardo, entrando poi insieme a lei in una di quelle stanze sconosciute. Lì c'era un'aria completamente diversa, ma forse era per i ragazzi che popolavano il luogo.

"Questo è il posto in cui i ragazzi della tua età e più grandi vengono per divertirsi, c'è un mini-bar e dei tavolini come puoi vedere, ogni sera c'è un evento diverso e di tanto in tanto si possono organizzare feste, ovviamente con il mio permesso"

Hanji era davvero piena di orgoglio dato che tutto quello era stato ideato da lei, persino Eren era riuscito a capirlo. Quest'ultimo stava giusto dando un'occhiata in giro quando si ritrovò fra le mani un oggetto strano, che in seguito capì essere un diario

"Cosa dovrei farci?"
"Questo è davvero importante, per molti almeno... quando hai le idee confuse, quando vuoi sfogarti o vuoi semplicemente scarabocchiare puoi scrivere tutto, sei libero anche di buttarlo"

Dopo la spiegazione prese fra le mani una chiave d'oro che le tese la donna, iniziando a rigirarsela fino a consumarsi le dita

"Pensaci d'accordo? Io ritorno nel mio studio, tu resta pure tutto il tempo che vuoi"

Con queste parole Hanji sparì dalla visuale di Eren che invano tentava di richiamarla, non gli piaceva restare in luoghi affollati soprattutto se erano pieno di gente che non conosceva

Dai Eren, magari ti fai qualche amico

Con queste parole insulse nella mente si schiarì la gola, dirigendosi a passo deciso verso un tavolo vuoto e sedendo in seguito su una sedia vicina, poggiando il diario sulla superficie gelida del ripiano prima di guardarsi intorno: due ragazze stavano parlando vicino ad una finestra, sembravano davvero intime e qualcosa fece capire ad Eren che non era solo un'amicizia.

Certo Eren, mettiti anche a fare l'osservatore ignorante ora

Spostando poi lo sguardo più a sinistra scorse una ragazza dallo sguardo tenebroso ed arcigno, che stringeva malamente un foglio di carta malconcio che perforava con i suoi occhi di ghiaccio. Un soggetto buffo lo distrasse in seguito, era intento a far roteare delle palline di carta in aria che subito ricaddero sulla sua testa pelata, facendo ridere i presenti che lo stavano guardando. Un sorrisetto scappò anche ad Eren, finché d'improvviso, accadde.

Distogliendo ancora una volta i suoi curiosi bulbi smeraldini si ritrovò in contatto con degli occhi scuri, penetranti, intimidatori... non ne aveva mai visti di così stupefacenti. Allungò appena il collo e strinse gli occhi nel tentativo di guardare oltre quella barriera grigia, dato che era attratto dallo straordinario più di qualsiasi altra cosa. Restò in quella posizione per circa dieci secondi prima di notare quanto fosse imbarazzante il tutto. Con una strana difficoltà riuscì a rilassare il viso e ritornare con la schiena poggiata allo schienale della sedia, staccando lo sguardo da quella figura macabra e portandolo sul foglio già macchiato di inchiostro

#Un ragazzo inquietante mi fissa. Che bizzarra assurdità.#

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 03, 2019 ⏰

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