20.Mi manchi

3.8K 258 65
                                    

[per svariati tempo i capitoli saranno strutturati in modo diverso, cercherò di dimostravelo iniziando da questo]


"For when you're lonely and forget who you are

I'm missing half of me when we're apart"

Da quando Derek è partito è passato circa un mese, ho ritrovato un lavoro, faccio il cameriere al posto suo, ho deciso di continuare i miei studi per l'università, il padre di Scott mi sta dando una mano. La mattina mi alzo a malavoglia, faccio colazione quando mi ricordo e poi vado a lavoro, vado via verso il pomeriggio, rientro a casa e studio sin quando la mattina dopo non mi ritrovo con la faccia sui libri, mi tengo occupato. I miei amici lo chiamano brutto periodo, io lo chiamo crollo morale. Mio padre mi ha consigliato di andare a parlare con una psicologa, ci ho seriamente riflettuto, penso che a giorni andrò a vedere gli orari, magari ci prendo un appuntamento.

<Stiles?> Mi sento chiamare da Gerard, il vecchietto della palazzina.

«Anche il fatto di avermi seguito per accompagnarmi al quarto piano è una cosa da coppietta, Oh tesoro, mi riporti a casa dopo un appuntamento galante.» Ridacchio e lo vedo sbuffare divertito.
«Quel Gerard non mi convince molto, e se ti agredisse con quella bombola dell'ossigeno? Christopher come verrebbe da me? Ci pensi a questo, ragazzino?» Sembra star facendo chissà quali ragionamenti, io però gli rido in faccia.
Lui mi guarda con un espressione sorpresa.
«Buonanotte Sourwolf zero punto due.»
«Eh?»
«Il primo resterà sempre quel tenerissimo peluche.»
Sbuffa divertito «Buonanotte, ragazzino.»

<Stiles!> Ripete urlando in un sussurro, mi volto di scatto, non gli avevo ancora risposto <Che ci fai qui?> Respira pesantemente mentre mi scruta con attenzione, alzo lo sguardo su di lui, mi porge debolmente la mano per alzarmi <Sta per tornare> Mi scrocchio le ossa come fosse una cosa normalissima, Gerard assume un espressione di disgusto a quel rumore <Giovanotto, dovresti tornare a casa> Mi consiglia mentre mi sistemo la felpa, una sua felpa. <Oh ma io sono a casa, ho solo dimenticato le chiavi, le ha prese lui, appena arriva andrò a farmi un doppione, anche mio padre ha detto di tornare a casa>

<Stiles, dove diavolo sei?> Sbraita mio padre al telefono, lo allontano dal orecchio ridendo <Su papà, non ti lamentare, io sono a casa, sto aspettando che rientri Derek per entrare!> Rispondo chiudendo poi la chiamata. Sono passate due ore, credo, si è fulminata la luce del pianerottolo, mi sto facendo luce con il telefono, però poi si scarica pure questo. Penso sia notte fonda, perchè ho qui davanti mio padre che mi fissa furioso, con Scott accanto. Loro non mi capiscono, nessuno lo fa.

<Nessuno mi capisce> Urlo contro Gerard, prendendomi la testa tra le mani <NESSUNO MI CAPISCE> Urlo nuovamente, lasciando un pugno contro il muro, la mano fa malissimo, faccio finta di niente e lentamente mi accascio a terra, nuovamente.

Gerard si avvicina a me, non si inchina, ma tra i miei singhiozzi di un pianto disperato lo sento, sento il suo sguardo, e non è affatto uno sguardo comprensivo, è lo sguardo di un che pensa che sia pazzo. Infatti si allontana poco dopo, lasciandomi piangere e singhiozzare contro la porta del del appartamento Hale, probabilmente ha già avvisato mio padre, il quale starà arrivando con Scott o Lydia, ma non cambierà niente, saranno solo altri sguardi puntati addosso che mi prenderanno con forza, lasciandomi l'idea di star diventando pazzo.

Forse è così, forse sto diventando pazzo, non me ne curo, io non riesco a fare niente da solo. Ho bisogno della mia ancora. Ho bisogno di Derek Hale qui con me.

<Solo lui mi capiva> Mormoro al nulla, con voce spezzata.

....

Cora mi tira su dal mio letto con fatica <Su, Derek, alzati, dobbiamo andare a prendere Laura! Ricordi? Oggi esce e dal ospedale> Sto seduto sul bordo del letto, mia sorella mi lancia contro la roba che dovrei mettere, ha detto che siccome è un fatto importante mi devo vestire bene, fare la barba e sistemare i capelli. Per ora sono con solo un paio di boxer addosso, la barba troppo lunga e trascurata e della roba lanciata sopra. <Fatti valere Hale! Stiles non ti vuole vedere così!> Cerca di incitarmi, io le rivolgo per la prima volta lo sguardo e con voce monotona le rispondo: <Ma Stiles non mi vedrà comunque> E detto questo lascio la stanza per andare a farmi una doccia.

<Siamo un inizio senza fine?> Da quella frase è passato circa un mese poco più, fa sempre più male, ogni volta che me la ripeto, mi sta crogiolando dentro. Sono riuscito ad avere un contatto col padre, cioè, è stato il padre a prendere il telefono al figlio mentre studiava e avere il mio numero. Mi parla di Stiles praticamente ogni giorno, non so se ringraziarlo perchè mi dice la verità o odiarlo perchè questo porta me a stare sempre peggio, nutrendo l'ardo desiderio di tornare da lui, abbracciarlo e dirgli che va tutto bene, che siamo di nuovo assieme e non ci dovremmo separare mai più. Invece sono qui, sotto la doccia di un stupido appartamento milanese.

<Derek, hai intenzione di uscire da lì?> Sbuffo e una volta finito di lavarmi esco dal bagno solo dopo essermi vestito e fatto la barba. Mia sorella mi quadra da testa a piedi osservando come io sembri tranquillo e in pace con me stesso vestito così <Sei un ottimo attore> Mi dice prima di trascinarmi fuori dal appartamento insieme a lei.

<Derek! Cora!> Laura ci viene incontro portandosi dietro dei borsoni, glieli prendo tanto per non essere troppo scortese, mi guarda e subito mi abbraccia. Dopo aver conversato tutto il tragitto dal ospedale ai parcheggi con Cora, quando stiamo salendo in macchina si rivolge a me <Fratellino mio, quanto ti sei fatto bello, scommetto che avrai almeno decine di ragazze che ti stanno dietro!> Esclama sedendosi di dietro <Veramente sono fidanzato> Rispondo con voce atona, lei si fa avanti con un sorriso che mi irrita non poco <E come si chiama la fortunata? Parlami di lei!> Capisco che Stiles non sia virile, ma definirlo addirittura una ragazza mi pare eccessivo.

<Allora, è più piccolo di me, ha degl'occhi color nocciola che ti ci perdi solo a guardarli, sono un labirinto da cui non vuoi uscire, quel naso all'insù che gli da un'aria tanto infantile, quelle labbra morbide, non ti stanchi mai di baciarle. E il fisico, Dio il fisico, non è un palestrato montato! Ha quel accenno di addominali stupendo, quel corpo costellato di nei, tutto di lui è stupendo. A dire il vero non so nemmeno come me ne sono innamorato!> Allargo le braccia per enfatizzare la cosa, sul mio viso è presente un sorriso nervoso e visibilmente falso <Insomma, è solo un ragazzino iperattivo, logorroico e testardo, non te ne puoi innamorare!> Sospiro <Però l'ho fatto> Mormoro infine, come avessi scaricato su di loro le parole represse di troppo tempo. <Hai parlato di un lui> Mi fa notare Laura, io sorrido come un demente e annuisco <Sì, si chiama Mieczysław Stilinski, però tutti lo chiamano semplicente Stiles> Continuo a parlare, forse quello logorroico ora sembro io. <Stiles> Ripete mia sorella maggiore <Sì Laura, Derek è omosessuale> Si intromette Cora, intenerita dalle parole del fratello. <Stilesessuale> La corregge Laura.

Per tutto il tragitto non fanno altro che continuare a parlare di me o di Stiles, o di me e Stiles, io cerco di non distrarmi troppo dalla guida mentre quel ragazzino riempe i miei pensieri.

....

<Mi manchi> Ripetono entrambi, a kilomentri di distanza, col cuore che batte all'unisono, col pensiero fisso, Stiles mentre viene trascinato a casa dal padre e Lydia pensa a Derek, mentre quest'ultimo sta in ristorante con le sorelle col il pensiero fisso del ragazzino, magari seduto in quel posto libero davanti a sè.

L'ha capito prima lui [STEREK]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora