Quando la sveglia suonò Lydia si alzò velocemente dal letto e si fece una doccia fredda per svegliarsi meglio. In fondo erano le cinque del mattino, ed era ancora piuttosto addormentata.
Si vestì velocemente con una camicetta bianca e dei pantaloncini neri. Completò l'opera aggiungendo i suoi amati anfibi ed era quasi pronta per uscire. Mancava solo il caffé. Diverse tazze di caffé, l'unica cosa che le faceva mantenere quei ritmi mattutini.
"Tre tazze di caffé nella stanza numero quarantotto" disse allegramente. La persona alla reception acconsentì con aria assonnata, probabilmente nessuno era sveglio oltre a lei nell'hotel.Poco tempo dopo qualcuno bussò alla porta.
"Caffé" fu l'unico pensiero di Lydia.
E invece, al posto delle sue tre tazze fumanti di caffé, c'era Claus sulla soglia. Aveva addosso ancora il pigiama, che lasciava intravedere i suoi addominali scolpiti, i suoi ricci erano più scompigliati del solito e sotto gli occhi scuri c'erano delle profonde occhiaie.
"Buongiorno Ly" esordì con un piccolo sorriso stanco.
"Perché diavolo arrivi a quest'ora? Sarei potuta ancora essere a letto" rispose lei seccata.
"Ma se ti alzi sempre alle quattro e quarantaquattro!" ribatté quello alzando le spalle.
Lei scosse la testa: "Credevo di essere l'unica semi-sveglia in questo hotel" lo guardò di nuovo, ma questa volta sorridendo "Ti va di entrare? Sto aspettando il mio caffé"
Lui sembrava esitante e lei aggiunse: "Se vuoi te ne posso offrire una di tazza di caffé" ammise a sé stessa che un po' era preoccupata per lui, vedendolo tanto stanco.
"Una delle tazze?" alzò un sopracciglio lui.
"Per mantenere certe routin servono come minimo tre tazze di caffé" rise lei.
"Sai é la prima volta che ti vedo ridere un po'." disse lui sorridendole a sua volta e facendola irrigidire: stava parlando con Claus, Claus.
"E allora, che ci fai in giro per l'Hotel con quelle occhiaie spaventose?" cercò di parlare lei, senza riuscire nell'intento di togliergli gli occhi di dosso. Aveva un'aria dolce e spaesata.
"Insonnia" rispose lui
"Non può essere solo questo" rispose Lydia. Anche lei aveva sofferto d'insonnia per qualche tempo, ma l'insonnia non ti rendeva tanto disperato.
Lui si guardò i piedi: "Ho avuto un attacco di panico. Ne soffro da quando sono piccolo, anche se non ne conosco la ragione precisa. Una tortura. Arrivando quando meno te lo aspetti. Non riesco a controllarli. Per questo esco di casa raramente" alzò le spalle, con fare sottomesso, sembrava essersi arreso. "Quando questa notte ho sentito i sintomi, ho cercato di risolvere la situazione con le tecniche che mi hanno insegnato, ma non ha funzionato"
"Perché stai dicendo tutto questo a me, Claus?"
"Perché... Perché... quando hai aperto quella porta sono riuscito a respirare di nuovo. Il senso di vertigini é scomparso. Il dolore al petto é diminuito a mano a mano. Quando ti ho vista il panico se n'é andato."
Lydia rimase a bocca aperta: "Come diavolo é possibile che io faccia del bene a qualcuno?"
"Tu non lo sai, Ly, tu mi aiuti a sopravvivere ogni giorno di più" Claus si alzò dal letto e aprì la porta. Lydia avrebbe voluto dire qualcosa ma non trovava le parole.
"Vedi, mia cara secchiona, non mi hai nemmeno urlato contro quando ti ho chiamata Ly" rise e uscì dalla stanza appena le tre tazze di caffé arrivarono. Ne prese una, facendo l'occhiolino a Lydia. Poi fece per andarsene ma si girò nuovamente verso di lei: "E ricordati di fare colazione decentemente più tardi".
Lydia prese le tazze rimanenti di caffé, che erano decisamente troppo piccole rispetto a quelle a cui era abituata, e le appoggiò sul comodino. Si lasciò cadere sul letto. Non riusciva a comprendere i suoi sentimenti. Non riusciva a credere in primo luogo che uno come Claus soffrisse in quel modo. Non l'avrebbe mai detto. Poi ci pensò su, certo, un po' di occhiaie le aveva sempre avute, ma credeva fosse normale, dovuto alla scuola, allo stress, mantenere il titolo migliori della classe era sempre difficile, ma della scuola? E delle scuole di New York? Ancora peggio, soprattutto se non aspetti altro che dimostrarlo andandotene dall'altra parte del mondo. Lydia non aveva mai voluto essere la migliore, ma era accaduto e basta, non lo faceva apposta, era un piccolo genio di natura. Continuò a pensare: le pastiglie! Ecco a cosa avrebbe dovuto fare più attenzione. Claus ne prendeva qualcuna di tanto in tanto, e quando gli altri chiedevano spiegazioni diceva semplicemente che gli servivano per diminuire lo stress. Era ovvio che mentisse, ma lei non se n'era accorta prima di allora. Poi capì: non lo conosceva affatto. Lei ci litigava talmente tanto ed era impegnata ad odiarlo in ogni situazione che non si era mai preoccupata di conoscerlo davvero. E c'era qualcosa che l'attirava, e sembrava che l'atterasse verso qualcosa di bello, quasi troppo bello per non essere spaventoso.
Perché aveva perfettamente compreso cosa sarebbe accaduto. E sarebbe stata una catastrofe.
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Direi Santa Claus
RomanceL'odio non è il contrario dell'amore. L'indifferenza è il contrario dell'amore. Se tu mi odio vuol dire che t'importa, vuol dire che mi pensi costantemente anche progettando la mia morte. Se tu mi odi prima o poi mi amerai. Se tu mi ami vuol dire c...