Lui stava in quella cantina, di quella casa abbandonata, copriva i muri con dei teli, metteva in posa le telecamere, preparava le catene, puliva i suoi coltelli e preparava la macchinetta per i tatuaggi artigianale che aveva. Puliva minuziosamente ogni coltello, ogni lama ed ogni ago con la massima cura, poi li sterilizava con alcol e fuoco e li rimetteva al loro posto nella grossa custodia per coltelli fatta in morbido cuoio. Preparava la sua maschera, era un cranio di orso, lavorato e trasformato da lui stesso in una maschera da indossare mentre dirigeva, girava e interpretava i suoi film. Aveva una stanza a casa sua, lì teneva tutti i suoi film, tutte le sue opere d'arte; ed è lì che a fine serata avrebbe messo la nuova pellicola. Aveva preparato tutto minuziosamente, aveva cercato informazioni, aveva seguito la sua co-star per due settimane, sapeva tutto di quel tizio, sapeva anche la sua data di nascita Jeremia Hanson nato il 23/11/1988. "È ora di andare a prendere il mio nuovo amico", questo fu il suo pensiero mentre guardava l'orologio da polso. Uscì dalla cantina con la sua valigetta, da una parte bucata per far uscire di poco l'obbiettivo della telecamera. Andò alla stazione della metro dove sapeva di trovare il suo nuovo compagno di giochi. Jeremy viveva in un appartamento, piccolo, stretto e puzzolente. Ma a lui non importava, vi dormiva soltanto, in quell'appartamento teneva solo un letto, un cesso, una doccia e la Tv nient'altro. Aveva sempre con se la sua fotocamera, comprata il giorno del suo ultimo compleanno, era il regalo verso se stesso che voleva, perché aveva deciso di cambiare vita e diventare un fotografo onesto e rispettato, non l'avanzo avariato della società, che venne picchiato a sangue da sbirri, spacciatori e ladri. Da quando aveva comprato quella fotocamera provava a vivere onestamente. Di giorno serviva panini da Mac Donald's, la notte girovagava sulla metro, oppure da vicolo in vicolo cercando di immortalare qualcosa di anomalo come lui. Un barbone quella sera stava sdraiato sugli scalini di un palazzo, una bottiglia di whiskey quasi vuota in mano, vestito di stracci, russante con la bava alla bocca. Jeremy si avvicinò, scattò la foto e si allontanò. Girovagò per altri dieci minuti tra i vicoli. Andò all'ingresso della metro, scese le scale, la stazione era deserta eccetto per quello strano tizio seduto su quella panchina che aspettava, per andare chissà dove, una mascherina gli copriva il volto, poi indossava un soprabito, una camicia e uno strano cappello. Arrivò la metro e Jeremy salì, lo strano tizio salì pure e poi le porte si chiusero, Jeremy sentì un brivido alla schiena. Il tizio era un tizio qualunque non aveva nulla di particolare, aveva uno sguardo freddo, distaccato e annoiato, un soprabito, su una qualunque camicia e un pantalone come qualunque uomo che ha fatto le ore piccole a lavoro e stava per rientrare a casa, l'unica cosa strana era la mascherina sul volto che non lasciava vedere naso e bocca. Jeremy si sedette accanto a lui. Iniziò a fissare la mascherina. Il tizio se ne accorse <sono allergico alle polveri sottili>, la sua voce... Jeremy sembrava averla gia sentita, era ovattata dalla maschera ma Jeremy credeva di aver già sentito quella voce. Mentre la metro viaggiava lungo le buie gallerie, l'uomo non parlò, ma prima di arrivare alla prima fermata aprì la valigetta, prese qualcosa e lo infilò in tasca, Jeremy non capì cosa fosse e nemmeno gli importava. Si girò verso il suo strano compagno di viaggio, così silenzioso, così anomalo ma allo stesso tempo perfetto in quel luogo. Notò come egli sarebbe stato perfetto come soggetto per una delle sue artistiche foto, alzo la fotocamera e gli scattò una foto. Il tizio sbattè gli occhi, confuso per il Flash della fotocamera.
<Scusi, non volevo disturbarla, faccio il fotografo notturno, sono Jeremy>.
L'altro porse la mano, poi si fermò la metro.
<Io sono Jim, credo sia la mia fermata, è stato un piacere Jeremy>. Il tizio uscì la mano di tasca,<Hai la giacca sporca, li sulla spalla>.
Jeremy giro il volto per guardare la spalla. Il tizio infilzò Jeremy con un ago al collo. Il mondo iniziò a girare e Jeremy cadde nel sonno profondo.
Lui lo trasporto come si trasporta un amico ubriaco, la fermata della metro era vicino a quella vecchia casa abbandonata. Vi portò Jeremy, lo scese in cantina, lo incatenò, mise la maschera e iniziò i preparativi finali.
Jeremy si svegliò mentre lui accendeva l'ultima telecamera, <dove cazzo sono?> Lui non rispose, <Nei coglione mascherato! Dico a te!>, lui si girò, aveva in volto una maschera d'osso, era il volto di una bestia, indossava un grembiule da macellaio, in mano aveva un martello.
<Jeremia Hanson! Tu sei colpevole!> Jeremy non capiva,
<La tua voce... Sei il tizio della metro!> Lui ripetè <Jeremia Hanson! Tu sei colpevole!>
<Colpevole di cosa? Stupro? Ho gia pagato per quello!>
Lui lo fissò dritto negli occhi ed in quel momento Jeremy ebbe paura, paura di non arrivare al domani.
<Non hai pagato abbastanza>. Lui si avvicinò, alzò il martello e colpì.
Jeremy sentì un forte dolore al ginocchio destro, emise un grido di dolore, ed ecco che seppi di dover andare da lui. Perché io sono la morte ed questo il mio compito.
Lui colpì di nuovo lo stesso ginocchio per tre volte, le telecamere stavano girando e Jeremy urlava, implora pietà, ma lui non lo ascoltò, continuò la sua opera, dopo avergli maciullato il ginocchio, si allontanò verso il tavolo dove teneva i suoi attrezzi, pulì e posò il martello. Prese un bisturi. <Amelia, Phoebe, Mya, Emma, Jill e alla fine Lisa. Ti dicono nulla questi nomi?>
Jeremy dolorava, aveva paura, non poteva muovere la gamba.
<Sono i nomi delle ragazze>, lo vide avvicinarsi. <Ogni nome sarà inciso sulla tua pelle, per farti provare dolore, molto di più di quello che hanno provato loro. > Jeremy sputò a terra del sangue, <ho gia pagato per loro, liberami, chiama un ambulanza, abbandonami qui e dimenticami ed io farò lo stesso.>
Lui sotto la maschera sorrise, era desideroso di fargli del male, non perché lui provasse piacere ma perché punire era il suo compito. Con il bisturi iniziò ad incidere i nomi sulla pelle, Jeremy urlava, implorava, <ti hanno implorato? Mentre le stupravi ti hanno implorato?>
Jeremy stava soffrendo, sentiva la pelle squarciarsi ed aprirsi, il suo caldo sangue volava dalle ferite, piangeva ed io ero lì a tenerlo per mano senza poterlo o volerlo aiutare. <Rispondi>, un altro taglio con il bisturi. <Si, mi imploravano, ti prego liberami, chiama un ambulanza e vattene, non lo farò più!>. Lui fini di incidere i nomi, andò al tavolo di nuovo, sta volta prese un rasoio a serramanico, <alle ragazze, dicevi mai di aprire di più la bocca?> Jeremy non rispose. <Il tuo silenzio non fa altro che affermare ciò che ho chiesto>, si avvicinò a Jeremy, gli prese la testa, Jeremy ri-iniziò ad implorare, lui gli iniziò a colpire la faccia, che in poco tempo diventò una maschera di sangue. Ferite sulle guace, naso, fronte e ai lati degli occhi. Jeremy tossiva e sputacchiava sangue ed implorazioni, sullo sporco pavimento si stava creando un lago di sangue. Ed io cosa potevo mai fare? La vita non lo voleva abbandonare, Jeremy soffrì ancora a lungo, folgorato, tagliato e mutilato. Il pulitore prese una tanica di benzina, la iniziò a versare su Jeremy, lui gridò molto più forte di prima. Implorò ed implorò, ma non servi. Lui riprese il coltello, si avvicinò e prese la testa di Jeremy per un'ultima volta, <farmi un bel sorriso!>, con il rasoio gli squarciò le guance, incidendo un sorriso eterno mentre Jeremy gridava. Poi si allontanò prese un fiammifero lo accese e lo tirò in volto a Jeremy. Prese fuoco quasi istantaneamente, ma ci vollero dieci minuti per dargli il mio bacio. Accompagnai l'anima piangente di Jeremy ai cancelli dell'inferno, ed è li che lo lasciai, ustionato per intero con un eterno sorriso. Il cadavere non venne mai trovato. William Hanson fratello maggiore si Jeremy poche settimane dopo venne arrestato, processato e messo a morte pochi mesi dopo. Accusato di produzione di video tape in cui mostrava come eseguiva in modo metodico: rapimento, torture e omicidio di persone. Venne condannato a morte per gli omicidi di circa 20 persone tra cui l'ultima vittima il suo stesso fratello.
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Sorrow's Book (Pain)
KurzgeschichtenSorrow's Book è una raccolta di storie horror scritte da me, ad ispirarmi a scrivere questa raccolta sono stati i gradi Clive Barker e H.P.Lovecraft Questo è il primo libro sarà una raccolta breve ma sostanziosa