Capitolo 1

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ALESSANDRO
«Alex, scusami, ma... tu sei riuscito a capire cosa è stato detto alla lezione di anatomia di ieri? Io non ho capito proprio niente»
«Come sarebbe? Dopo la lezione, te l'ho rispiegata tre volte! Dov'eri con la testa?»
«Ti giuro che ti ho ascoltato!» mi assicura Luca «Solo che, dopo non ho avuto tempo per ripassare; avevo un appuntamento con una tipa del corso di chirurgia e allora... Ti prego, Alex! Ti chiedo scusa, ma se non passo questo esame, mio padre mi taglia i viveri!»
«Ma sei impossibile!» gli rispondo esasperato.
Con lui è un classico! Ogni settimana fa una qualche conquista e non studia, poi... chi è il fesso che gli spiega la lezione all'infinito? Sempre io! Che pazienza che ci vuole! Intendiamoci! È un bravissimo ragazzo ed è il mio migliore amico dai tempi delle medie, ma ho la netta sensazione che sia più interessato alle studentesse di medicina, anziché alla facoltà! Gli voglio bene come a un fratello, ma tra lui e lo studio c'è un rapporto di amore e odio. Mi chiedo perché non si ritiri, invece di spendere soldi inutilmente! Suo padre lo farebbe entrare nell'azienda di famiglia senza problemi! Io, invece, se non trovo qualche liceale a cui dare ripetizioni, temo di dover abbandonare per sempre il mio sogno di diventare medico. I miei proprio non ce la fanno a pagare la retta, nemmeno con la borsa di studio! Per non essere di peso, ho fatto girare un annuncio. Speriamo bene!
«Va bene! Prendi una sedia!»
«Grazie, Alex! Sei il mio eroe» esclama stampandomi un sonoro bacio sulla guancia «Chiedimi quello che vuoi»
«Che tu ottenga almeno un 18» rispondo sorridendo.
Lo sa che lo aiuto volentieri e che non voglio niente in cambio. L'ho sempre fatto e, onestamente, non sono capace di negargli un favore. Almeno ripasso anch'io!
Luca si siede vicino a me e comincio a spiegare. Lo so che mi ascolta davvero quando gli spiego le cose e non è così stupido da non capire! Se lo dimentica anche stavolta, è solo perché non ripassa! Potrebbe avere la media del 30 se solo si impegnasse un po' di più, invece si accontenta del solito 20! Per questo mi fa rabbia e sfiderei chiunque a biasimarmi! Sto per testare quanto abbia appreso con qualche domanda, ma il mio cellulare ci distrae entrambi. Ti prego, fa che sia per lavoro penso mentre rispondo. È una voce femminile che non mi sembra di conoscere.
«Buonasera, parlo con Alex?»
Alex? Davvero sono stato così distratto da scrivere il mio soprannome su quel cavolo di annuncio? Non ci credo! Come ho fatto a non accorgermene? «Sì, signora. In cosa posso esserle utile?»
Luca mima con il labiale un grazie e mi fa segno che va di là e gli rispondo mostrando il pollice.
«Ho trovato il suo annuncio e ho letto che impartisce lezioni private in matematica e fisica. Potrebbe dirmi fino a che anno esercita?»
«Cosa le serve? Io posso esserle d'aiuto fino al quinto anno di liceo»
«Mia figlia è dell'ultimo anno di liceo scientifico e sta riscontrando serie difficoltà nelle sue materie. Lei capisce che non può superare la maturità con simili lacune»
«Naturalmente no, signora. Grazie al cielo, la scuola è appena iniziata e ancora può recuperare» le rispondo gentilmente.
Non riesco a credere alla fortuna che mi è appena capitata! Una ragazza del liceo scientifico e, magari del mio vecchio liceo. Wow! Si può essere più fortunati di così?
«Eventualmente, quanto richiede come onorario?»
«Beh... di solito chiederei 15 euro l'ora, ma se ritiene che sia un po' troppo, ci possiamo mettere d'accordo» le rispondo con sincerità.
Penso che, per uno studente di medicina senza alcuna esperienza d'insegnamento, vada più che bene, ma ovviamente non tutti possono permettersi di pagare una simile somma. La donna all'altro capo del telefono tira un sospiro di sollievo e mi informa che le era stato richiesto il doppio. Vogliamo scherzare? È una truffa! Si sarà rivolta a qualche istituto privato! Per forza!
Mi viene richiesto di fare lezione alla ragazza tre volte a settimana per due ore. Resto sbalordito. Accidenti! 90 euro a settimana con una sola alunna? Niente male come inizio! Buttali via! Almeno non graverò le spese universitarie sui miei genitori!
Tengo a precisare che richiedo il massimo impegno e chiarisco che ho molta pazienza ma non sopporto che mi si dica ho capito quando in realtà non è chiaro assolutamente niente. Comincio domani alle 16:00. Per me non ci sono problemi. Anzi, non vedo l'ora!
Prendo la mia agenda e una penna per segnare l'appuntamento: «Mi potrebbe gentilmente ricordare il nome di sua figlia? Così segno l'appuntamento»
«Certo! Si chiama Sandy Caruso»
Cosa? È uno scherzo, vero? Sandy? La mia Sandy? Spalanco gli occhi, il mio cuore manca un battito e mi sfugge di mano la penna. Resto pietrificato per quella che mi sembra un'eternità e saranno solo pochi secondi. Quanto può essere beffarda la vita! Non ci credo! Dopo tre anni che cerco di non pensare più a lei... mamma mia! Mi ritrovo a vagare con la mente. Mi chiedo come sia diventata, se si ricorderà di me... io sono cambiato molto in questi anni. Probabilmente, non sarà neanche in grado di riconoscermi.
«Pronto? Alex? È ancora lì?» la voce all'altro capo della linea mi costringe a darmi un contegno.
«Sì, scusi. Al pensionato, la linea è un tale schifo!» proprio la scusa del secolo! Complimenti, Alessandro! Non c'è che dire! «Comunque, ho segnato tutto» le comunico mentre recupero la penna e scarabocchio in fretta quello stesso nome che urlavo quando mi svegliavo tutte le notti, scosso dai singhiozzi. Non so come avrei fatto se non ci fosse stato Luca vicino a me. Saluto la donna è chiudo la chiamata.
Adesso, i ricordi cominciano a riaffiorare inesorabilmente. Già, quei ricordi. Proprio quelli che credevo di aver sepolto in qualche angolo remoto e ignoto della mia mente. Che sciocco che sono! Credevo di averla superata, ma in realtà avevo solo celato il pensiero. Ben nascosto, certo, ma mai dimenticato.
Non riesco a non pensare a quella notte passata in quella baita abbandonata, durante quella bufera di neve. Mi ricordo ogni cosa, ogni minima emozione! Eravamo in gita con alcuni amici. Mentre eravamo in montagna, il vento ha cominciato a tirare più forte e ha cominciato a nevicare. Quando non sono più riuscito a trovare gli altri, l'ho presa per mano, per paura che potesse perdersi. Almeno, se eravamo insieme, potevo proteggerla io. Dopo aver camminato a lungo, ho visto quella baita e l'ho tirata in quella direzione. Una volta dentro, accesi il camino con qualche ceppo trovato in un angolo, mi sedetti vicino al fuoco e strinsi Sandy tra le braccia mentre le sussurravo che non doveva preoccuparsi. Lei mi guardò negli occhi, mi sorrise e mi disse chiaramente "Guarda che io non ho paura, perché ci sei tu a proteggermi" e mi appoggiò di nuovo la testa sulla spalla. Fu una notte magica! E la passammo a chiacchierare, a ridere... ci siamo baciati così tante volte, ma... lo giuro! Non è successo altro. Era ancora piccina, ancora innocente... e poi, in tutta onestà, anche se avessi voluto fare qualcosa in più, non avrei saputo nemmeno da dove cominciare! Fidati se ti dico che è stato magico lo stesso! La abbracciavo e mi lasciavo cullare dal dolce suono del suo respiro finché non l'ho sentito farsi più regolare. Mi voltai verso di lei e scoprii con estrema tenerezza che si era addormentata. Sorrisi in silenzio e, sorreggendola, mi sdraiai sul pavimento, trascinandola con me. Semplicemente, rimasi lì, fermo, a guardarla per ore. L'amore della mia vita, quella splendida ragazza di quindici anni si era addormentata tra le mie braccia. Mi vennero in mente le parole di Finardi: vestita di un'ala di farfalla, sul tuo corpo di gazzella... tu, luminosa stella... di tutte la più bella.
Le mie orecchie erano assordate dal suono del mio cuore che batteva come un orologio impazzito e solo perché sapeva che il mio amore cresceva ogni secondo di più. Rimasi come incantato. Non osavo nemmeno alzare la mano per sfiorarle il volto. Nulla! Qualsiasi cosa avrebbe potuto spezzare quell'incanto. Soltanto quando capii che non sarei riuscito a dormire, dolcemente, mi allontanai, le misi addosso la mia giacca a vento (per paura che potesse avere freddo), ravvivai il fuoco, frugai nello zaino in cerca di un foglio e una penna e cominciai a scriverle quelle parole che mi dettavano il cuore. Ogni tanto, i miei occhi le lanciavo sguardi furtivi, come attratti da una strana forza magnetica. Dio mio! Com'era bella! Ero perdutamente innamorato di quella creatura misteriosa! Scrivevo e, intanto, la guardavo dormire. Sorrisi. Non sentivo nient'altro che noi e i nostri respiri di adolescenti innamorati. Dicevano tutti che era troppo bella per me e forse avevano ragione.
Ma chi voglio prendere in giro? Quale forse? Avevano ragione e basta! Andiamo! Era un'utopia pensare che io, Alessandro Mancini (topo di biblioteca, timidissimo, mingherlino, con enormi occhiali dalla montatura spessa, che ora ho sostituito con le lenti a contatto) fossi fidanzato con lei (la ragazza più bella della scuola)! Aveva solo quindici anni ed era riuscita, senza alcuna fatica, a conquistare la simpatia dei cosiddetti fighi dell'ultimo anno, mentre io nemmeno ci parlavo con quei bulletti. È stata proprio questa la mia rovina. Dovevo capirlo subito! Mi ero ripromesso di non farlo eppure... non riesco a non pensarci. Non vorrei ricordare quell'umiliazione, ma quella stessa immagine che ha tormentato i miei incubi si ripresenta e, con essa, anche le mille domande che in tre anni non hanno mai trovato risposta: perché? A quale scopo? Volevano umiliarmi? Perché mi hanno portato lì? Per rovinarmi la vita? Che importava a loro con chi ero fidanzato? Fossi stato Thomas Venturi avrei capito, ma ero solo un topo di biblioteca! Quel secchione a cui rivolgevano la parola solo durante i compiti in classe, buono solo per passare le soluzioni di un test! Mi ero ripromesso di non piangere più per questa storia, tuttavia sento già una lacrima solitaria che mi scivola inesorabilmente sulla guancia. Il ricordo ancora brucia come una ferita aperta su cui hanno versato del sale.
Che idiota! Perché non mi sono rifiutato? Non potevo dire che avevo già qualcuno? Ho bisogno di quei soldi, va bene, ma questo è masochismo! Come reagirò nel rivederla? Mi riconoscerà? No! Probabilmente no!
Ok! Ho capito! Di studiare qui non se ne parla. Non assimilerei nemmeno le ossa che compongono il braccio!
Chiudo il libro e mi affaccio alla finestra. Osservo il traffico che scorre sotto di me. Non voglio pensare al passato, né all'incontro che mi aspetta domani. Guardo la cupola di San Pietro. Sembra un gioiello in contrasto con l'oscurità del cielo! È incredibile! Sono appena le 21:00 di una sera di inizio ottobre è il cielo è già nero come la pece. Già! Proprio come il mio cervello tormentato dai ricordi di una quindicenne che non ho mai avuto la forza di dimenticare.

Tu, luminosa stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora