Confronto

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Indossavo un abito firmato Yves Saint Laurent, semplice ed elegante. Avevo scelto un outfit femminile e raffinato per andare all'università.
Guardai il mio riflesso allo specchio e ne rimasi incantata. Ero ammaliata, addirittura stordita da quella mia visione divina.

«Specchio, specchio delle mie brame. Chi è la più bella del reame?» recitai.

«Regina Ravenna, sei tu?» sentii.

Ero in apnea, senza accorgermene. Mi voltai e lo vidi a pochi passi da me, era bello da togliere il fiato ma dovevo assolutamente resistere al suo fascino, non potevo cedere. Il cuore gridava, cercando di farsi sentire, ma decisi di non dargli ascolto e l'ignorai.

«Diamond, dobbiamo parlare» esordì.

«Taci! Non sei degno di proferire il mio nome. Io e te, non abbiamo nulla da dirci» esplosi.

«Calmati» indietreggiò.

«Calmarmi? Perché dovrei? Io ti ammazzo» strillai.

«Ho sbagliato, l'ammetto! Ma possiamo parlarne da persone civili?» propose.

Mi avvicinai a lui minacciosa.

«Parla ora, o taci per sempre»

«Perdonami. Ho avuto paura. Ero terrorizzato, avevo paura di fallire, come gli altri. Ho sempre  avuto paura di una relazione seria, stabile. Non sono riuscito a rimanere, ad affrontare le mie paure con te, forse perché sono troppo orgoglioso, o semplicemente perché non sono fatto per avere delle relazioni» sospirò.

«La paura spesso ci porta a fare scelte sbagliate» sussurrai.

«Diamond, vorrei che tu capissi che non era mia intenzione farti soffrire»

«Non era tua intenzione, ma l'hai fatto. Dylan, vorrei invece che tu capissi quanto è stato umiliante aspettarti in Italia i primi giorni»

«Quest'estate ho controllato frequentemente il tuo profilo Instagram, e ho visto che ti sei divertita molto in Italia. Hai incontrato le persone giuste e te la sei spassata» obbiettò.

«Ovviamente. Alla faccia tua!» esclamai.

Rise, scuotendo la testa.

«Baby, innalziamo bandiera bianca e sotterriamo l'ascia di guerra?» suggerì.

«Giammai» risposi risoluta.

«Oh, speravo in questa risposta» sorrise.

Che visione celestiale! Adoravo vederlo sorridere. Eravamo strani noi due. Provavamo ad allontanarci, senza mai riuscirci. Come al solito, nonostante tutto, rimanevamo Diamond Hill e Dylan Campbell, tutto e niente.

«Ah!» urlai.

«Cos'è successo? Hai appena avuto un orgasmo?» domandò.

«Ho un orgasmo ogni volta che ti vedo, ma non stavolta. Mi sono appena accorta che siamo in ritardo di mezz'ora, dobbiamo andare all'università» strepitai.

«Dobbiamo rimediare»

Non capii cosa intendesse, finché non mi afferrò per i fianchi e mi attirò a se. Le sue dita s'insinuarono sotto la stoffa del mio vestito, il suo tocco era delicato.

New York, i love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora