•CAPITOLO 27

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Alice’s POV

Dopo quella telefonata, mi ero sentita persa. Sola e persa.

Ero nella città più romantica d'Europa, con un ragazzo meraviglioso, ma mi sentivo completamente sola. Strano, vero?

Bè non per me. Avevo fatto tutto da sola e meritavo quella situazione, meritavo di sentirmi così.

La mia felicità era altrove. La mia felicità era tra le braccia di un ragazzo dal ciuffo ribelle e due occhioni azzurri come il mare. La mia felicità aveva un nome, uno soltanto: Riki.

Ed io come una stupida avevo gettato tutto.

Con ancora lo sguardo perso e un'espressione malinconica stampata sul viso, non mi accorsi di Federico con solo un asciugamano allacciato in vita fermo davanti allo specchio.

Dal suo riflesso vidi i suoi occhi puntati su di me.

«Ali va tutto bene?»

«Si.» risposi secca. Chiusi il labbro inferiore tra i denti. Qualcosa che non andava c’era eccome, ma non potevo certo parlargliene in quel momento.

«Allora perché stai piangendo?» la mia mano scattò sul viso per assicurarmi che dicesse il vero. Le mie guance umide ne erano la prova. Possibile che non mi fossi resa conto di aver iniziato a piangere?

Mi asciugati le lacrime con le maniche del maglione, cercando la forza di arrestarle. Tirai su con il naso e lo guardai con gli occhi lucidi. Restai in silenzio, ma nei suoi occhi lessi comprensione.

«Ti ho sentita parlare al telefono poco fa…» trasalii al pensiero che avesse, in un certo senso, origliato quella conversazione. Si accomodó accanto a me, facendo abbassare il materasso sotto il suo peso. «Era Riccardo, vero?» mi chiese. Arrivati a questo punto mentire non aveva senso, se me lo aveva domandato era perché sapeva già, ma voleva esserne sicuro al cento per cento. Mentire sarebbe stato come negare l’ovvio.

A quel punto annuii.

«Fede mi dispiace tanto…» mi torturai un po’ le maniche fino a quando lui non vi posò sopra la sua, tenendomi ferma.

«Ali per cosa ti stai scusando? Amare qualcuno non è un reato. E credimi vorrei tanto essere io il destinatario di quel sentimento che ti fa stare cosi, ma purtroppo non lo sono. Comunque va bene così, evidentemente sono arrivato al momento sbagliato… ma se ami quel ragazzo così tanto da star male, forse vale la pena lottare per il vostro lieto fine, no?» sorrise debolmente, prima di continuare. «Non ti sto scaricando a lui, non fraintendermi, io ti amo… ti sto soltanto dando la libertà di scegliere ciò che ti suggerisce il cuore.»

Sapevo quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole, ma tutto questo non faceva che rendere ancora più chiara l’immagine che mi ero creata di lui.

Mi amava davvero, e me l’aveva appena dimostrato compiendo un gesto d'amore che non tutti avrebbero fatto al suo posto. Lasciarmi libera di scegliere.

Mi gettai tra le sue braccia e lui mi strinse forte. Posò il mento sulla mia spalla e sospirò.

Quando mi ritrasse, mi lasciò andare baciandomi dolcemente una guancia.

«Anche se il cuore vuole lui, io non posso…» deglutii a fatica. Aveva tanto bisogno di raccontare a qualcuno quella storia e speravo che lui avesse la forza di ascoltarmi.

«Perchè Ali?»

«Perchè ci sono cose che se sapesse, lo farebbero allontanare… potrebbe persino odiarmi, e io non potrei sopportarlo.»

«Senti, io credo che se lui ti ama tanto quanto tu ami lui, non importa quanti segreti tu abbia. Ti perdonerà, forse non subito, ma lo fará.»

«C’è anche un'altra cosa…» presi il cellulare e gli mostrati i messaggi ricevuti in quei mesi dall’anonimo.

Forward. |Riccardo Marcuzzo|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora