1. sword beach

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Normandy, Sword Beach - 6th June 1944; 7:30am

2ª armata britannica sotto al comando di Miles Christopher Dempsey

Louis: 18 years old
Harry: 2o years old

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Erano passate tre ore. Tre ore sotto al fuoco nemico, tre ore trascorse a cercare di fare i conti con la morte. Morte che accompagnava i corpi dei soldati al suolo, facendoli stramazzare al terra senza vita. Erano così giovani, erano tutti così tanto giovani.

La prima cosa che ti insegnavano al campo d'addestramento era di non affezionarsi a nessuno. La seconda, era come tenere tra le mani un fucile. La terza, come uccidere.

Ma come facevi a non affezionarti a quel ragazzo che aveva condiviso così tante sigarette con te, al novellino che ti leggeva la bibbia per coprire il frinire delle cicale o a quegli altri bastardi con cui dovevi lottare per avere un po' di spazio nell'angusto carro armato?

E ancora, tre ore. Lentamente, velocemente. Erano passate tre ore, ma sembravano anni, minuti, per alcuni secondi.
Tre fottute ore dallo sbarco sulla spiaggia di Sword.
In quel momento i soldati riuscirono a riprendere il poco fiato che avevano perduto: la resistenza a La Brèche aveva impegnato i giovani britannici che avevano dovuto farsi strada attraverso un fuoco serrato, i colpi dei mortai e dei cannoni non accennarono a voler avere fine per tutta la giornata di quel sei giugno. I corpi inermi giacevano nelle loro divise stracciate, insanguinate, intrise di salsedine e sabbia.

Faceva freddo, caldo, tutto insieme. In lontananza si potevano sentire le urla disperate dei feriti, gli spari che ancora partivano dalle canne dei fucili.
Chi ne era uscito indenne si era ritrovato costretto a sistemarsi il proprio zaino in spalla, marciando verso la cittadina più vicina: avrebbero dovuto riposarsi, trovare un po' di svago, tranquillità. Erano giovani ed inesperti, il comandante Dempsey lo sapeva bene.
Erano stati in prima linea, quei ragazzi.

L'armata era infatti composta da ragazzini che non superavano i venticinque anni di età, un vero e proprio spreco di gioventù.
L'addestramento era stato breve, frettoloso, incerto. I superiori avevano assicurato loro che tutto il resto lo avrebbero imparato sul campo di battaglia, e così fu.
Ormai i soldati non avevano problemi ad alzare una pistola o a caricare un cannone.

Avevano imparato come sparare, ma nessuno li aveva preparati a dover uccidere.
Molti di loro rimanevano traumatizzati dopo pochi passi compiuti sul campo di battaglia: sparare un colpo ad un sacco di sabbia era decisamente diverso dal vedere un proiettile strappare la vita dagli occhi di un nemico, dagli occhi di una persona.
E dovevi vivere con la consapevolezza del tuo gesto, convincendoti del fatto che fosse stato meglio così, che altrimenti al suo posto in quel momento ci saresti stato tu.




«Dove siamo diretti?» sbuffi di vapore biancastro lasciarono le sue labbra, infrangendosi contro un muro d'aria gelida ed andando in mille pezzi.
Quel ragazzo dagli occhi verdi alzò lo sguardo spezzando il suo silenzioso marciare, che fino a quel momento era stato disturbato solamente da passi, dal respiro, dalle lacrime dei ragazzi.

Un soldato accanto a lui si sistemò il pesante zaino sulle spalle. «A divertirci un po'»

E sì, Harry - questo era il nome del ragazzo - aveva capito: avrebbe dovuto trovare compagnia per quella notte.

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I piedi dei soldati dolevano talmente, gli scarponi erano pesanti, stretti. Nulla di confortevole, nulla di caldo.
I loro passi trovarono posto sul parquet di uno dei pub della piccola cittadina in cui avevano avuto la fortuna di incappare. Molti slacciarono i calzari, alcuni li tolsero.
I ragazzini si erano divisi in diversi pub e osterie del posto, per evitare di affollare i locali e di conseguenza mettere in difficoltà i proprietari.

Il rumore del campanello aveva attirato l'attenzione tutti i presenti verso la porta: alcune ragazze si erano subito avvicinate ai soldati, le dita ad inseguire le lunghe ciocche di capelli, il vestito privato dalle sue pieghe.
La maggior parte delle persone continuava a bere e a ridere, senza dar peso ai nuovi arrivati.

Harry osservando il posto fece caso agli interni di legno, notò che fosse gremito di gente, che nell'aria aleggiasse un forte odore di tabacco e Chartreuse.

Il soldato riccio si slacciò il pesante cappotto della divisa, un bottone alla volta. Lo abbandonò sullo sgabello accanto a quello dove si stava sedendo, non preoccupandosi di star occupando un posto in più.
Aveva iniziato a guardarsi intorno mentre sentiva il gelo abbandonare lentamente le sue ossa, le sue mani passavano distrattamente tra i propri capelli, appiattendo i ciuffi più lunghi alla testa, aiutato anche dal fatto che fossero intrisi di salsedine.

C'erano un sacco di ragazze e un paio di loro - insieme ad alcuni dei suoi compagni - erano già sparite in qualche stanza (o bagno).

Harry le vedeva, le ragazze, ma non si soffermava a guardarle, cercava con lo sguardo qualcuno che lo incuriosisse, ma di certo non bramava il corpo di una fancuilla.

Si morse distrattamente le labbra, le sue mani intente a passarsi il bicchiere di Whiskey da una all'altra, rischiando anche di vederlo infrangersi a terra.
Harry abbassò lo sguardo ripensando a come si era trovato in difficoltà ad ordinare: la vasta scelta di liquori era per la maggior parte francese e non ne conosceva neanche un quinto. Aveva optato per qualcosa di classico ed internazionale.

Il rumore del campanello dell'entrata distrasse il soldato dai propri pensieri, facendogli posare immediatamente lo sguardo sulla figura esile di un ragazzino non tanto più piccolo di lui. Il suo corpo era avvolto in un pesante cappotto color cioccolato, la sua pelle chiara era arrossata dal freddo pungente.

«Bonsoir madame» un sorriso dolce aleggiava sul suo volto mentre era intento ad appendere il cappotto per salutare la corpulenta ostessa. Harry si ritrovò a mordersi le labbra mentre osservava il ragazzo sconosciuto parlare francese con quella sua voce delicata: il ragazzo dagli occhi verdi dovette ammetterlo, quella lingua era tremendamente eccitante (cosa che non aveva minimamente pensato ricevendo le avance di qualche prostituta).

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Per tutta la serata il ragazzo riccio non aveva spostato lo sguardo dal piccolo corpo appartenente ragazzino dagli occhi blu: aveva studiato ogni suo movimento. Aveva visto come l'altro si fosse morso il labbro quando aveva sorpreso il soldato intento a guardarlo. Il colore purporeo delle guance del liscio fece sospirare il soldato, che continuò a guardarlo parlare insieme ad alcuni uomini.

Il ghiaccio si era sciolto e aveva reso il Whiskey acquoso. Harry ormai non aveva più intenzione di berlo, e infatti aveva abbandonato il freddo bicchiere sul bancone di legno.

Battè le palpebre quando vide il ragazzino fargli un cenno discreto con la testa, subito prima di dirigersi verso il bagno, in una silenziosa richiesta di seguirlo. Il soldato dopo essersi guardato intorno si affrettò a pagare per poterlo raggiungere.

Una volta entrato nel bagno si morse violentemente il labbro, gli occhi a seguire l'altro intento sparire dentro ad un cubicolo dopo averlo guardato per qualche secondo. Né troppi né troppo pochi.
Il soldato non aspettò oltre e in poco tempo aveva già chiuso la porta alle proprie spalle, trovando il piccolo ragazzo in piedi di fronte a sé.

«Parli inglese?»
«Sì, signore»
Harry si leccò le labbra osservando il ragazzo da testa a piedi: da vicino era ancora più bello. Non era come molte ragazze, le quali da vicino si guastavano. Il pesante trucco faceva sembrare loro più belle e le faceva sentire più desiderate dagli uomini, ma questo ragazzino non aveva fatto nulla per essere desiderato dal soldato, che però aveva già messo le sue mani ovunque sul corpo dell'altro.

«Qual'è il tuo nome?»
«Non penso sia necessario saperlo, signore»
«Sto per fotterti, vorrei sapere almeno come ti chiami»

Overlord ; larry stylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora