✖️CAPITOLO 25: Resta Con Me

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Entriamo nel vivaio, in punta di piedi.
Il cuore mi batte da impazzire; sembra davvero di essere catapultati in quelle foreste incantate, quelle popolate da fate e folletti, che leggevo nelle fiabe tanto tempo fa.
I profumi della vegetazione, così intensi e pungenti, mi travolgono.

"Ancora... sono travolta..."

«Wow...» Stefano non riesce a nascondere lo stupore «ma è bellissimo qui...» mormora.

È tremendamente buio, solo la tiepida luce dei lampioni in lontananza riesce a regalare una speranza alla nostra vista; la luna, piena, grande, sembra una fiamma immobile che ci ammira dall'alto.

Ma é tutto così... magico.

"Come sto bene, qui, con lui..."

«Tu vai... vai a destra...» mi manca il fiato, non so perché «io a sinistra... segui il percorso, è circolare... ci ritroviamo dall'altra parte, davanti al roseto...» sussurro.

E ci dividiamo.

Intravedo lo splendido corpo di Baroni immergersi dietro i petali delle ortensie. Emetto un sospiro, tocca a me.

Comincio a camminare, scalza, sul piccolo marciapiede tra le peonie e gli oleandri.
Supero i bonsai, le piante di lavanda, fino alle margherite.

Le mie pupille impazzite si dimenano, tentando di scorgere la maschera del Bianconiglio, il mantello bianco, quei guanti neri.
Le mie pupille si stanno abituando all'oscurità, la mia camminata è sempre più sicura... ma mi blocco.

Perché le vedo. Vedo le rose.
Belle, bellissime... con i loro colori delicati, i loro profumi freschi e, allo stesso tempo, caldi.

Aumento il passo, trattengo il respiro.

"Da quanto tempo non entravo nella serra?"

Mi mordo io labbro, sono ipotizzata da quei petali meravigliosi.

"Pensa, Isabella, pensa..." eppure non saprei rispondere.

Ma è qua, a casa mia... perché non sono più venuta qui?
Da quando ho cominciato a crescere, a diventare donna? Da quando ho iniziato l'Università e pensavo solo ad essere grande?
Troppo presa dallo studio e dal lavoro, troppo attenta al superfluo e non all'essenziale?

Come se fossi un Peter Pan qualsiasi, che non si ricorda più come si fa a volare?
Forse è da quel momento che ho smesso di sorridere.

"Sì, da quando è volata via... d quando se n'è andata la mia Isola... la mia mamma..."

Qua dentro è così bello, l'aria è serena, mi sento a casa davvero. Mi sento in pace.
Come se tutto il resto non contasse più.

Da bambina non vedevo l'ora di giocare in mezzo ai fiori, sentire i loro profumi, imparare i nomi strani e antichi di ogni singolo seme... ma sì, era un gioco.

Il mio gioco preferito.
Lo facevo sempre con lei.

Appena arrivo di fronte al roseto, posto sulla curva del vivaio, ho un mancamento. Strizzo le palpebre, la tachicardia torna prepotente a dominare la mia ansia.

"È lei... la divina..."

Eccola. Vedo qualcuno, una presenza... è il mio momento.

«Si... signora Bès?...» tremo.

C'è una macchia bianca che si muove, poco distante dalla rosa centifolia e quella nitidula..

Non ricordavo di conoscere ancora i nomi di quei fiori. Ma si, ora... ora li ricordo.

MA C'ERI E RESTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora