3- La Missione

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Ci misi molto tempo per prendere sonno.
Le parole del gioviano mi hanno portato indietro nel tempo di molti anni. Del mio passato. Un passato turbolento.

Sono nato a Brooklyn, New York nel 1925. Mio padre si chiamava Harold Cooper, era molto burbero con me. Mia madre non l'ho mai conosciuta, probabilmente è morta quando io ero molto piccolo. Mio padre ha sempre usato il cosiddetto pugno di ferro con me, ero il suo unico figlio, dopo che mio fratello Kevin è morto nella primo conflitto mondiale.

Voleva che fossi come lui, un duro. Mio fratello ha avuto la medaglia d'onore del congresso per aver salvato molti suoi compagni, dopodiché inspiegabilmente è morto. Dicono in circostanze misteriose, ma ne mio padre ne mia madre ci hanno mai creduto.

"Non sei neanche un terzo di tuo fratello Kevin, miserabile. Dovrai lavorare, perché non ti mantengo più". Era solito tornare a casa ubriaco. Dopo la morte di mia madre, era solito fare così ma, credo che lo abbia fatto dalla morte di mio fratello.

Mi ha alzato le mani tante volte, una volta mi ha rincorso per il giardino della nostra vecchia casa che apparteneva a suo padre con un bastone, quando avevo otto anni. Non ricordo per cosa. Ma è successo di peggio, molto peggio.

A scuola non andavo, non era tra i miei piani, la frequentavo poco. Passavo il mio tempo in strada. Lì ho conosciuto la feccia della Grande Mela. Rubavo, distruggevo ma non ho mai ucciso. Non fin quando a diciotto anni conobbi Horace Grant. Un figlio di cane che si arricchiva su noi poveracci. Aveva partecipato alla prima guerra mondiale e, dopo che ebbi visto come spendeva i soldi mio padre, decisi di lavorare lui. Piccoli furti in genere compivo per lui. Lui teneva il sessanta per cento ed io il restante trenta.

Il giorno che uccisi fu terrificante, ma fu per una buona causa. Mio padre aveva tantissimi debiti e, un giorno, mentre leggevo un fumetto in camera mia, sentii dall'altro capo della casa un uomo che urlava contro mio padre. Gli doveva molti soldi, non c'è dubbio, tanto i soldi che guadagnava come capo mastro in un cantiere se li scolava in whisky e donne di comodo.

Urlavano, non capivo cosa dicevano, poi ho sentito il rumore del cane di una pistola. Quell'uomo voleva uccidere mio padre. Horace ci ha sempre insegnato che, familiari, amici e la propria donna vanno sempre protetti al costo della vita degli altri, o peggio, della propria.

Posai il fumetto e con un movimento repentino fui fuori dalla stanza, e subito mi trovai dietro all'uomo con l'impermeabile grigio. Ricordo che era di colore olivastro e gli occhi scuri.

"Cooper o mi dai i soldi o faccio saltare a tuo figlio la sua testa di cazzo". Disse puntandogli addosso l'arma.

"Prenditelo, prendilo e vattene" lo disse piangendo e nel mentre, si era pisciato addosso.

L'uomo si voltò verso di me, e mi puntò la pistola all'altezza del petto. "Vedrai ragazzo, non appena sarai a casa mia vedrai cosa farò su di te.." ringhiò. Comincio a sparare e fortunatamente schivai il colpo, che si conficcò nella parete.
"Tanto non scappi verme!" Continuava lui mentre mi rincorreva per casa. Mi venne in mente che Horace aveva dato una pistola a tutti i suoi uomini e la tenevo sotto il materasso. Mi precipitai in camera e, dopo aver alzato il materasso estrassi la pistola e tolsi la sicura.

L'uomo arrivò e mi puntò la pistola ancora. "Eccoti qu-". Lo centrai con due colpi in pieno petto. Ricordo ancora mio padre che dalla cucina arrivò nella mia camera e disse solo "Portalo fuori e non farti vedere, non voglio rogne. Chiaro?". Tremante andò in bagno, senza proferire parola. Presi il corpo che a fatica, portai giù per le scale, lo caricai sul camioncino di mio padre e lo portai in un cassonetto lontano da casa mia, non ricordo quanti isolati. Prima di 'buttarlo' Gli presi tutto quello che aveva in tasca, ovvero: duecento dollari, un orologio da taschino e la sua pistola che avevo già precedentemente preso. Quando tornai a casa, mio padre non c'era più. Trovai la mia camera sotto sopra come tutto il resto della casa, nel tavolo malmesso della sala vi era un pezzo di carta con scritto : 'Brutta mossa ragazzo. La stessa fine di Stephen la farà tuo padre e tu lo seguirai". Mi sedetti sgomento non tanto per mio padre ma per quello che avevo fatto a quel tale. Lo avevo ucciso.

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