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11:08 am

Jiyong si era chiuso di nuovo in camera sua e non accennava ad uscirne tanto presto.
Il maggiore, invece, non aveva nemmeno il coraggio di passare davanti alla stanza del loro leader, per paura di sentirlo piangere, sapendo benissimo che era a causa sua.

Tutto questo gli sembrava assurdo. Lui provava davvero qualcosa per Jiyong, ma non era stato capace di dirglielo e ora il più piccolo stava soffrendo.

Decise di uscire per schiarirsi le idee. Aveva già avvertito gli altri che né lui né G-Dragon non sarebbero venuti alle prove.
Prese il giubbotto, perché fuori faceva abbastanza freddo. Era metà novembre e per la città erano già appese le decorazioni natalizie, che almeno lo rallegravano un po'.
Avrebbe voluto godersi tutto quello con Jiyong, e passeggiare insieme mano nella mano guardando le vetrine dei negozi. Poi si sarebbero fermati in qualche bar a prendere una cioccolata calda, per riscaldarsi un po'.

Invece si ritrovava lì solo e con una sigaretta tra le dita, ignorando come si congelassero fuori dalle tiepide tasche del cappotto.

Si sentiva un idiota. La soluzione era così semplice, eppure non era riuscito ad arrivarci prima. Non capiva perché gli ci fosse voluto così tanto per mettere insieme tutti i pezzi.
Ciò che aveva appena descritto nella sua mente era ciò che faceva una coppia. Una vera coppia, non una coppia di amici.
Forse provava più che semplicemente qualcosa per G-Dragon. E quest'ultimo era innamorato di lui, glielo aveva detto appena qualche ora prima.
Allora perché non provarci?
Perché non andare da lui e parlargli?

L'unico contro che aveva trovato era la possibilità, dopo una loro eventuale rottura, ci sarebbero stati problemi nella band. Ma, se anche solo per poco, riuscissero ad essere felici insieme, ne sarebbe valsa la pena? Certo che sì. Poi loro era entrambi delle persone mature, sarebbero riusciti a mantenere un rapporto civile.

Quindi, chiarito il fatto che non c'era nessuno motivo per il quale non dovessero almeno tentare, tornò subito sulla strada del ritorno, verso il dormitorio.
Nel mentre, trovò un negozio di un fioraio e si disse che sarebbe stata una cosa carina prendere un mazzo per l'altro ragazzo. Magari qualcosa di rosso, che al minore piaceva come colore. Forse delle semplici rose erano un po' troppo banali, ma erano uno di quei grandi classici che non passavano mai di moda. Quindi ne uscì con esse in mano, almeno una quindicina, tenute insieme da un sottile velo di plastica trasparente, fermo ai gambi dei fiori con un grosso fiocco, rosso anche quest'ultimo.

Corse più in fretta che poté e, quando finalmente arrivò a casa, salì subito le scale, per raggiungere il piano superiore sul quale stavano le camere. Si fermò davanti alla stanza di Jiyong e controllò che quest'ultimo fosse ancora lì, appoggiando l'orecchio contro la porta. Si sentivano alcuni rumori provenienti dall'interno, quindi l'altro ragazzo non era andato ancora da nessuna parte.

— Ji — lo chiamò, non ricevendo in cambio una risposta.
—  Jiyong, lo so che mi senti — gli disse, cercando di aprire la porta ma senza nessun risultato, visto che era chiusa a chiave.
— Aprimi, per favore — lo supplicò.

L'altro intanto era seduto sul suo letto, stringendo le proprie ginocchia al petto, rifiutandosi di guardare la porta.
— Vattene — gli urlò.

— No che non me ne vado, ho bisogno di parlarti — a questo punto si aspettava che il minore lo facesse entrare, ma nulla, la porta restò chiusa. Allora, ormai arreso, si girò, appoggiando la schiena ad essa e si lasciò scivolare fino a ritrovarsi seduto sul pavimento.
— Anche se non mi fai entrare, questo non mi impedirà di parlarti, sai? — sospirò, rassegnato.
— Sono stato un idiota — cominciò — Ma questo probabilmente, anzi, sicuramente, già lo avrai capito — rise un po' amaramente, cercando di tirar su il morale all'altro almeno un minimo.
— Non è che non mi sono mai accorto di te. È solo che non mi sono mai accorto di ciò che provo per te. Forse perché avevo paura di ammetterlo, suppongo — prese una pausa.
— So che magari ciò che ti sto dicendo può sembrare senza senso, ma non saprei in quale altro modo spiegarlo. —

Il minore aveva alzato la testa, che prima era nascosta contro le sue ginocchia, asciugandosi le lacrime che intanto avevano cessato di scendere, e ora guardava la porta. Dallo spiffero sotto ad essa poteva vedere anche la sagoma di Seunghyun, che interrompeva quella striscia di luce che filtrava dalla fessura.

— È stato dopo l'ultima volta in cui siamo andati in discoteca tutti e cinque insieme. La mattina seguente ti ho raccontato più o meno quello che è successo, ma ho tagliato alcune parti quindi ora dirò tutto dall'inizio. Tu non te lo ricorderai di sicuro, perché, come ti avevo già detto, eri talmente ubriaco che ho dovuto riportarti a casa dopo appena un'ora — sorrise tra sé e sé.
— Quando ti ho portato in camera e ti ho adagiato sul letto, mi hai chiesto di dormire con te. Probabilmente non avrei dovuto accettare, perché in quel momento non eri in te, ma non ho saputo dirti di no. Ma credo sia stato meglio così, perché, la mattina dopo, quando mi sono svegliato e ti ho visto lì al mio fianco, stretto al mio petto, ho capito che avrei voluto che ogni mio risveglio fosse così — fece un'altra pausa, guardando le rose che teneva ancora in mano.
— Non so se mi stai seguendo, ma sto cercando di dirti che mi sono innamorato di te – disse, tutto d'un fiato, senza nessun rimpianto.

Non sentì i passi di Jiyong che, dall'interno della stanza, si stava dirigendo verso l'ingresso.

— Scusa se non sono riuscito a dirtelo prima — riuscì solo a dire, senza poter finire di giustificarsi, prima di cadere all'indietro, una volta tolto il sostegno a cui era appoggiato.

Si alzò in fretta, un po' goffamente, per trovarsi G-Dragon davanti. Non stava più piangendo ma aveva ancora gli occhi leggermente arrossati.

— Scusa, non sapevo che eri contro la porta — gli disse, incrociando velocemente il suo sguardo per poi abbassarlo immediatamente; le gote colorate.

— Fa niente — rispose il maggiore. Era un po' imbarazzante per lui, come situazione, ma vedere l'altro di nuovo felice faceva passare tutto il resto in secondo piano.
— Tieni, sono per te — sembrò come ricordarsi solo in quel momento dei fiori e glieli porse — Sai, per scusarmi. —

— Grazie — abbastanza sorpreso, prese il mazzo tra le braccia, perché era troppo grande per lui.

Restano in silenzio per qualche minuto, a guardarsi negli occhi. Poi Seunghyun cominciò ad abbassarsi verso il volto del più basso e mise le mani sulle sue guance, che si erano imporporate maggiormente. Entrambi chiusero gli occhi, lasciando che la distanza tra le loro labbra si azzerasse completamente e combaciassero perfettamente insieme.

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eee
fine :)
mi sento realizzata
ve l'avevo detto che era corta
spero vi sia piaciuta

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