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11:47 pm

Non aveva voglia di uscire, quella sera, ma era costretto: sarebbe stato insolito, per lui, rifiutare e non voleva far pensare agli altri che ci fosse qualcosa che non andava.
Anche se effettivamente era proprio così. C'era qualcosa di sbagliato in lui, lo sapeva da un po'. Ma non aveva tempo di pensarci. Non ora che la causa del suo problema era proprio accanto a lui.

Uscì dall'auto subito prima di Seunghyun, gli altri tre erano già entrati nel locale.

— Entriamo? — chiese il più grande, chiudendo la portiera dell'auto.

— Sì. —

— Se non hai voglia, possiamo tornare a casa — Seunghyun capiva sempre quando c'era qualcosa di diverso nel suo amico.

— No, fa niente, tanto è solo per qualche ora. —

— Sicuro? —

— Sì, entriamo — e così dicendo si diresse verso l'ingresso, seguito dal maggiore.

Oltrepassata la porta, tutti e cinque i loro sensi furono bombardati da un rumore assordante, composto sia dalla musica alta che le urla euforiche della gente che incitava il dj, da un odore tremendo di alcool e dalle luci neon che venivano riflesse dalle sfere specchiate appese al soffitto.

— Vado a cercare gli altri — anche se stava urlando, se parole di Seunghyun erano a malapena udibili, sovrastate da quel frastuono che rimbombava nei timpani di entrambi.

Lui gli annui, e l'altro si fece strada tra quella massa ubriaca sulla pista da ballo, cercando di raggiungere i tavoli dall'altra parte del locale.

Jiyong, invece, si diresse verso il bancone dal quale vendevano da bere.
Appoggiò un gomito sul ripiano e chiamò il barista.
— Un gin tonic — ordinò, volendo partire da qualcosa di non troppo forte.
Non appena il ragazzo dietro al bancone glielo servì, si portò il bicchiere alla bocca e iniziò a sorseggiare lentamente. I suoi occhi erano fissi oltre la pista da ballo, cercando di individuare Seunghyun. Cosa che non gli fu difficile perché l'altro, alto e goffo com'era, non passava inosservato. Lo vedeva mentre parlava con una ragazza e il suo atteggiamento faceva capire che se la sarebbe voluta portare a letto. Insomma, stava palesemente flirtando.
Fantastico, sbottò nei suoi pensieri, e trangugiò tutto il liquore in un solo sorso.
La conosce appena e vuole già farsela, tipico.
Sapeva benissimo che sarebbe successo, esattamente per questo non voleva venire. Tutte le volte era la stessa storia: puntava una ragazza e gli bastava solo rivolgerle la parola perché questa fosse disposta ad aprirgli le gambe. Facile, visto che faceva parte dei BigBang. Poi dipende, a volte andava lui a casa di lei e altre lei veniva nel loro dormitorio, e, come se non bastasse, Jiyong era costretto a sentire tutto, e dico tutto, ciò che succedeva in quella stanza, visto che dormiva - si fa per dire - in quella accanto.

E mentre Seunghyun sfoderava le sue doti da corteggiatore e pessimo ballerino, il bicchiere di Jiyong continuava a svuotarsi e, immancabilmente, riempirsi subito dopo. Solo che ora era passato dal gin tonic al long island.
Era arrivato al punto che il barista si rifiutava di servirgli ancora da bere.

— Senti, amico — gli aveva detto il ragazzo, togliendogli il bicchiere dalle mani — È vuoto, è inutile che continui a sollevarlo. —

— Allora riempimelo, no? È il tuo lavoro — la sua voce era altalenante e biascicava, più che parlare. Si sentiva l'odore di alcool del suo alito anche da lontano.

Quindi, il povero barista, non poteva fare altro che versargli altro liquore nel bicchiere.
Poi, rivolgendosi ad un suo collega, disse: — Forse è meglio se chiamano i suoi amici, così se lo portano via. Tu li hai visti? —
L'altro ragazzo gli indicò Seunghyun in mezzo alla pista da ballo, così uscì da dietro al bancone e lo raggiunse.

Jiyong vide solo il ragazzo con il grembiule che scambiava qualche parola con il rapper, poi lui che si dirigeva nella sua direzione, precedendo il barista.

In pochi secondi, Seunghyun era davanti a lui, ma Jiyong vedeva solo una figura sfuocata.

— Non pensi sia ora di smettere e tornare a casa? —

— Casa tua o casa mia? — rispose con un sorriso malizioso, per poi scoppiare a ridere. Provò ad alzarsi ma barcollò e dovette aggrapparsi al più alto.

L'altro lo prese per le spalle e lo rialzò — Jiyong, seriamente, ti accompagno al dormitorio. —

— Ma perché devi sempre fare il guasta feste? La notte è ancora giovane — sull'ultima frase alzò la voce e si liberò dalla presa del più alto per fare una giravolta su se stesso. In seguito si chinò a terra, cercando di non vomitare.

Seunghyun si inginocchiò accanto a lui per vedere come stesse.
— Sì, ma tu reggi l'alcool al pari di un dodicenne — poi lo aiutò a rialzarsi.
Si girò dandogli le spalle e si piegò.
— Sali — ordinò, porgendogli le mani, che poi posizionò sotto le sue cosce, tenendo Jiyong come uno zaino.

— Io non sono un dodicenne. Tu sei un dodicenne perché sei stupido — farfugliò sulla spalla del maggiore, improvvisamente assonnato.

— Certo Ji — gliela diede vinta, alzando gli occhi al cielo.

— Ecco — disse, prima di addormentarsi sulla schiena di Seunghyun, mentre uscivano dal locale per andare alla fermata del taxi.

Ci vollero almeno venti minuti prima che il veicolo arrivasse, ma d'altronde il sabato sera - o meglio, domenica mattina, ormai - le strade della capitale erano sempre intasate, quindi era comprensibile.
Adagiò delicatamente il minore su uno dei sedili posteriori del veicolo, facendo del suo meglio per non svegliarlo, poi si sedette accanto a lui.
La corsa durò circa quaranta minuti e, una volta finita, Seunghyun prese in braccio Jiyong, ma dovette farsi aiutare dala tassista per aprire la porta del loro dormitorio. Dopodiché lo portò al piano superiore, fino in camera sua e lo stese sul letto.
Se ne sarebbe andato se la mano del leader dei BigBang, che lui credeva addormentato, non l'avesse fermato, stringendogli il polso.

— Non andartene, non voglio dormire da solo — la sua voce era poco più di un sussurro e ogni volta che apriva la bocca di sentiva ancora l'odore d'alcool provenire da essa.

In quel momento non seppe dire cosa gli prese, magari la stanchezza. Fatto sta che il rapper si sdraiò accanto a Jiyong, il quale si girò verso di lui e si nascose contro il suo petto. Lo strinse a sé e appoggiò il mento sulla sua testa e il naso tra i suoi capelli, invaso dal profumo del ragazzo sotto di lui.

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quiiiindi
questo era il primo capitolo (no, ma dai? non si era capito), che ne pensate? spero vi sia piaciuto

ci tenevo davvero molto a scriverla, visto che i bigbang sono stati la prima band che ho ascoltato nel kpop e li seguo dal 2012

eh niente
ci vediamo al secondo capitolo

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