Capitolo primo - "Non ci voglio andare."

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Perché devo essere costretta ad andare dove non voglio andare? Perché devo fare ciò che non voglio fare? Oggi non ho voglia di mettere piede fuori di casa. 

«Stai meditando su quanto sia ingiusta la tua vita? Scendi giù dal letto e non farmi perdere altro tempo!» urla mia madre dal piano di sotto.

«Fanculo! Non voglio andare a questa festicciola del cazzo. Fosse una vera festa, capirei, ma non puoi costringermi ad andare alle feste di paese mamma!»

«Oh! Poverina... Si sente troppo giovane per andare alle feste in città con sua madre.»

«Quella non si può definire festa, perciò smettiamola di chiamarla così...»

Scendo dal letto perché so che mia madre non mi darà tregua. Distendo le lenzuola sgualcite. Sul letto c'è la forma del mio corpo impressa perché ci sono stata tutto il giorno. Sono le 05.00 di sera ed è giá quasi buio. Vado in bagno e do una bella strigliata ai miei capelli rossi. Ricordo quando ero bambina e gli agitavo per aria facendo finta di sfilare su una passerella come una vera modella. Posizionavo le luci delle lampade puntate su di me in modo da avere dei riflettori e accendevo la radio su una stazione a caso, bastava che avesse un buon ritmo, adatto ad una camminata da passerella. Il mio sogno nel cassetto è, o meglio, era di diventare modella sin da quando avevo 3 anni. Mi ricordo che amavo vedere un programma che si chiamava "Specchio delle mie brame", dove le modelle più famose sfilavano sulla passerella del set e venivano intervistate. Stavo incollata davanti allo schermo per ore ed ore e...ah, cazzo! Questi dannatissimi flashback!

«Irina!!» grida mia madre.

«Mamma dammi tempo! Non mi chiamo Flash!»

Poso la spazzola e mi dirigo verso l'armadio. Utilizzerò il mio metodo di chiudere gli occhi e prendere qualcosa a caso, adesso non ho né il tempo né la voglia di stare a scegliere l'abito adatto. Amo scegliere con cura i miei vestiti, ma adesso non credo di essere nella condizione di farlo, con mia madre che mi sta col fiato sul collo.


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Chiudo gli occhi, allungo il braccio e scorro con le dita tra i tessuti dei vari capi. Ce ne sono davvero un sacco. Sembra che l'armadio non abbia fine ma poi mi accorgo che è solo colpa della mia lentezza. Mi fermo. Ho la sensazione di aver trovato il capo giusto. Lo afferro, apro gli occhi e noto di aver preso uno dei miei vestiti preferiti. Manco a farlo apposta. È stupendo, nero, con lo scollo a cuore e le spalline strette che lasciano libera la schiena e la gonna è a balze. Me lo regalò mia madre per il mio quindicesimo compleanno. Mi vesto in tutta fretta e scendo giù con mia madre che ha i nervi a fior di pelle. Decido di mettermi un basco rosa che è appoggiato sulla scrivania, è molto carino come cappello.  Mentre scendo le scale mi rendo conto che non ho le scarpe, a volte credo di essere davvero un imbecille. Chi è che si dimentica di mettersi le scarpe? Entro nuovamente in camera mia e mi infilo le ballerine ai piedi, più veloce della luce. Scendo al piano di sotto e cerco la mia borsetta ma non la trovo. Mia madre mi chiama, mi volto verso di lei e mi lancia la borsetta. 

To The BoneWhere stories live. Discover now