Capitolo Primo - "Il Tempo Vola."

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Ben mi guarda con diffidenza; non è per niente tranquillo.

                                                                                             BEN

«Per i seguenti 5 giorni piansi ininterrottamente. La mia routine era composta dallo svegliarsi  quando riuscivo a dormire, perché 3/4 delle notti le passai in bianco, mangiare poco, perché non riuscivo ad inghiottire niente, stare seduto su una sedia all'angolo della stanza dei giochi lontano da tutti gli altri bambini, vicino alla finestra ad osservare il mondo e a girare tra le mani la statuetta di un soldatino, aspettare che le famiglie entrassero nella "grande casa" per adottare i bambini. Spesso è capitato che io non mi lasciassi portare via. Non ero pronto al cambiamento. Preferivo stare dove sapevo che sarei stato bene, lì nella casa, perché la monotonia dei giorni era tranquilla. Tutte le coppie che venivano ad adottare erano estremamente antipatiche, quasi patetiche. Io non mi sarei mai fatto portare via da persone del genere. L'idea di stare con una nuova famiglia, con nuove persone di cui non so niente, sopratutto se sono come tutti quelli che vennero fino ad allora, mi disgustava. Dopo un po' di tempo cominciai a "vivere". Qualche settimana più tardi, Miss Mary venne a svegliarmi come ogni mattina.

«Ben...sveglia. Sono le 09.00.» mi disse dolcemente, proprio come faceva mia madre.

«Mamma...hmm...Miss Mary, scusi. L'abitudine...»

«Tranquillo Ben...Come mai oggi sei di buon'umore? Di solito non mi saluti nemmeno quando ti sveglio»

«Non so...»

Accettai il mio destino, che era quello di stare lì nella grande casa ad aspettare che qualcuno mi adottasse. Non potevo vivere come un apatico, senza voglia di niente. Ero ancora un bambino e non capivo tante cose, ma sapevo che dovevo vivere come tale, felice e senza troppi pensieri. Al momento della colazione mi sedetti al tavolo con tutti gli altri bambini, alcuni dei quali mi lanciavano sguardi di disprezzo, altri di incomprensione, altri di timore. Ero visto male dagli altri, la pecora nera, l'unico bambino che non si divertiva e non socializzava...ero considerato strano e...diverso, tranne che per una persona, Max.

Lui mi guardava con occhi diversi, mi capiva

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Lui mi guardava con occhi diversi, mi capiva. Diventammo amici dopo il pranzo di quello stesso giorno. Mi ricordo che ero seduto alla finestra a guardare fuori, col mio soldatino in mano, fino a che non arrivò lui. «Hey ciao. Io sono Max.» Ricordo che mi presi paura. Non mi aspettavo che qualcuno sarebbe venuto a parlarmi...

«Ciao sono Max. So che l'ho detto due volte ma...»

«L'hai giá detto.»

«Mhh...si. Scusa. Infatti. Volevo chiederti se ti andava di giocare con me. Non dobbiamo per forza stare con gli altri...da quanto ho visto in questi mesi la compagnia di troppe persone non ti piace...»

Non capivo perché me. Cosa voleva da me? Perché era così interessato a stare con me? «Scusa se te lo chiedo ma...Cosa vuoi da me?» gli chiesi con tono fermo. Ero diventato un altra persona, molto scontrosa e talvolta arrogante.

To The BoneWhere stories live. Discover now