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Ancora una volta mi trovavo lì, circondato da quegli sguardi giudicatori. Il sudore a fiotti scivolava sulla mia fronte ed una spada di ghiaccio teneva dritta la mia colonna vertebrale. Le parole che sentivo erano solo rumore, echi che rimbalzavano di qua e di là per la mia testa. Quella stanza pullulava di persone, tutte con la stessa frase in mente che si ripeteva sorda ogni qualvolta incrociassero il mio sguardo e più provavo paura, più la frase si ripeteva scandita e forte. Ciò che dissero alla fine la rese solo più concreta. Ero colpevole, ma essere il figlio di uno dei maggiori proprietari d'azioni di una delle più grandi multinazionali mi fece risultare innocente agli occhi della legge ma non agli occhi della gente. Mi risvegliai così, per la quarta volta nella stessa settimana sempre alla stessa ora: le 4 e 02. Il letto sembrava una vasca da bagno e il mio cuore un martello pneumatico. Mi alzai velocemente con ancora il fiatone e corsi in bagno, mi sciacquai il viso ma poi decisi di farmi la doccia. Stetti un'ora intera sotto l'acqua a pensare, come se mi aspettassi che scivolando sul mio corpo potesse lavare via il veleno dalla mia pelle. "Ammetto che la mia vecchia vita mi manca ma da quando sono qui sono cambiato" scrissi sul vetro grazie alla condensazione. In quel periodo non ero solito fumare ma quella mattina avevo proprio bisogno di una sigaretta per poi sedermi sul balcone e rimanere in silenzio per quasi più di un'ora. Mi godei l'alba, come se mai l'avessi vista prima, come se i miei occhi non fossero mai stati abituati a quella luce, tanto calma quanto perentoria; Platone ne parla ne "Il mito della caverna", quella luce per me, in quel momento della mia vita, era troppo vera.

Alle otto circa uscii di casa, non avevo un lavoro o amici in particolare, infondo ero lì da qualche mese, eppure, tutte le sante mattine, lo sceriffo alle otto e un quarto mi aspettava al bar. Non so cosa trovasse in me, o cosa volesse che facessi ma era solito offrirmi la colazione e questo era più che sufficiente per passare del tempo con lui; sapeva il motivo per cui mi trovavo lì e sapeva che, nonostante la mia famiglia, avessi pochi soldi con me. Entrai nel bar dove facevo colazione, mi piaceva stare lì, quelle pareti bianche e le grandi vetrate mi facevano ricordare l'attico in cui vivevo e il pessimo caffè mi ricordava la mia ex ragazza. Nonostante mi trovassi lì da un po', tutte le mattina mi aspettavo che Denise salisse le scale con il caffè e la spremuta d'arancia. Per fortuna la spremuta era più buona del caffè, ma di certo non l'amavo per come cucinava. Erano i suoi occhi, il modo in cui diventava rossa ogni volta che la baciavo e come ad ogni complimento sorridesse abbassando lo sguardo, senza sapere cosa rispondere, troppo impegnata a non scoppiare dalle risate per l'imbarazzo che a trovare le parole giuste da dire. Lo sceriffo era completamente diverso: era un tipo rude che portava il distintivo attaccato alla sua camicia blu e gialla a quadri da pescatore o taglialegna. Le sue scarpe potevano vestirmi due volte e la sua barba era talmente lunga che mi chiedevo come facesse a non inciampare. Però tutto sommato aveva sempre qualche aneddoto divertente da raccontare. Quel giorno si alzò dalla sedia appena mi vide, dal colore della sclera e del suo naso intuii fosse già ubriaco e, come se volesse confermare la mia tesi, entrato nel bar mi salutò a gran voce. Mi sedetti di fronte a lui e lo fissai negli occhi fino a che scoppiai a ridere.

- Potrei arrestarti per oltraggio a pubblico ufficiale, figliuolo - disse ridendo sotto i suoi grandi baffoni.

- Sceriffo, non dovrebbe bere quand'è in servizio, tantomeno la mattina.-

- In primis, non sono in servizio e in secundis... Non mi sono accorto fosse mattina- e poi aggiunse di dover fumare. Così si alzò dalla sedia ed uscì dal bar.

Mi alzai anch'io e lo seguii; il minimo che potessi fare era offrirgli una sigaretta. Quando la uscii dal pacchetto, lo sceriffo mi guardò per un po' e poi disse una frase che ancora ricordo per quanto mi fece ridere allora.

- Le sigarette sono per gli omosessuali, un vero uomo fuma i sigari: sono come delle bellissime donne con tette spropositate.-

Mi fece ridere sotto vari aspetti. Non che avessi qualcosa contro i gay o le sigarette, avevo molti amici gay fumatori, ma il suo parlare biascicato e la convinzione nelle sue parole mi fecero comprendere quanto fosse ubriaco in quel momento.

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