PROLOGO

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Prologo
ZAÌRA

«Ti amo», farfuglio felice, stringendomi a lui.

Gabriel è proprio il mio tipo: biondo, abbastanza alto, né troppo magro, né troppo muscoloso, con un carattere forte che mi affascina molto.

Nel giorno in cui, tra tutte le ragazze del liceo, ha chiesto proprio a me un appuntamento, mi sono sentita molto fortunata.

D'altro canto, sapevo che non avrei nemmeno dovuto pensare di avvicinarmi a lui.

Mia madre mi ha sempre detto, fin da piccola, che un giorno dovrò sposare l'uomo che papà sceglierà come mio marito, ma ho ignorato tutti i suoi avvertimenti.

Ho scelto invece di seguire il cuore e mi sono lasciata trasportare dall'amore.

Lui non mi risponde e il mio cuore inizia a battere più forte, come se volesse avvisarmi in qualche modo che sta per succedere una catastrofe.

«Cosa c'è?», mi scosto a malavoglia quando le sue mani si posano sulle mie spalle per allontanarmi da lui.

«Zaìra...», sospira senza guardarmi.

Il suo tono di voce non mi piace per niente.

Confusa, mi sposto più in là sul sedile posteriore della sua macchina, lo stesso posto in cui, solo alcune settimane fa, andando contro tutti i sogni e le aspettative a proposito della mia prima volta, ho perso la verginità.

È stato bellissimo, mi ha portato i fiori e i cioccolatini, ha detto che nessuna ragazza gli aveva mai trasmesso quello che gli ho trasmesso io.

Mi ha ringraziato per avergli donato un pezzo tanto importante di me.

Ha detto di amarmi.

Ora quel ragazzo sembra svanito nel nulla.

Non smetto mai di guardarlo mentre indossa la sua T-shirt, dopo averla acciuffata velocemente dal pavimento dell'auto. La sua improvvisa freddezza non mi piace per niente.

«Senti», mi passa il vestito senza trovare ancora il coraggio di incontrare i miei occhi. «Non possiamo più vederci. Non è vero che ti amo», deglutisce con fatica, come se non avesse mai voluto esprimere quelle parole. «Ti voglio bene, però...», scuote la testa, finalmente mi guarda.

Il mio forte schiaffo, che atterra dal nulla sulla sua faccia, lo mette a tacere.

«Cosa stai dicendo?», sbotto sconcertata per il mio gesto, non ho mai trattato male nessuno.

Lui sospira per l'ennesima volta e continua a scuotere il capo.

Io ritiro la mano e mi porto l'abito al petto per coprirmi.

In questo momento mi sento troppo nuda, e non solo fisicamente.

«Dico solo la verità», replica dopo un paio di secondi, frantumandomi il cuore. «Ci siamo divertiti insieme, ma ti vedo troppo presa. In più, apparteniamo a due classi sociali differenti, non abbiamo alcun futuro insieme. Mio padre mi butterebbe fuori di casa se scoprisse che frequento una ragazza come te».

Cosa sta dicendo?

Non può essere serio.

Quello che sta succedendo è solo un brutto sogno.

Tra poco mi sveglierò e avrò di fronte il mio Gabriel, il ragazzo che ogni sera mi manda un messaggio per augurarmi la buonanotte.

Devo solo attendere un altro po' e forse l'incubo finirà.

«Per quello che può valere... Mi dispiace, Zaìra».

Le sue parole, a malapena udibili, mi riportano in modo drastico con i piedi per terra.

Purtroppo, non sto sognando. E questa consapevolezza fa male perché mi rendo conto che ho donato tutta me stessa a nessuno.

A quanto pare, Gabriel non ha nulla di speciale.

Mi ha soltanto usata e io, come una stupida, ci sono cascata con tutte le scarpe, senza pensare alle conseguenze.

I miei pensieri corrono immediatamente alla mia famiglia e inevitabilmente scoppio a piangere.

«Come hai potuto?», strillo prendendo a pugni il suo petto.

Come un'ingenua, ho pensato che prima o poi Gabriel si sarebbe preso le sue responsabilità, che sarebbe venuto a casa mia per parlare con mio padre.

Fino a poco fa, ero convinta che anche lui mi amasse tanto quanto lo amo io e che finalmente saremmo usciti allo scoperto, dopo mesi passati a nasconderci da occhi indiscreti.

Ho stupidamente creduto che sarebbe stato disposto a fare di tutto per me, invece mi sono sbagliata alla grande.

Per lui sono nulla.

Valgo meno di zero.

«Calmati, cazzo!», mi ordina bloccandomi le mani all'altezza dei polsi, come se fossi io quella dalla parte del torto.

«Ti rendi conto che mi hai appena condannata a morte? Se tu non mi sposerai mio padre mi ammazzerà perché non sono più vergine. Perché mi hai portata a letto se non avevi intenzioni di restare con me per sempre?»

«Sposarti?! Gesù, hai solo diciotto anni, è ancora presto per pensare a queste stronzate!» È inorridito all'idea di un possibile matrimonio tra noi due.

Il mondo cessa di esistere per una frazione di secondi, ma la colpa è solo mia.

Mi sono fidata del ragazzo sbagliato, e da questo momento in poi passerò il resto dei miei giorni a sentirmi come una condannata a morte.

Quando papà scoprirà quello che ho fatto, mi ucciderà, ne sono certa.

Come ho fatto a pensare che insieme a lui avrei potuto convincere mio padre a lasciarmi vivere la vita che voglio?

«Gabriel», sussurro nel vano tentativo di fargli cambiare idea.

«Per favore, non rendiamo le cose più difficili di così».

Lui è convinto della sua decisione.

Io, spaventata e spaesata.

Non ero mentalmente preparata a una cosa del genere e ora non so cosa fare.

«Dove ti porto?» Si comporta come se non vedesse l'ora di sbarazzarsi di me.

Scuoto la testa, disperata. «Non puoi farmi questo...»

«Zaìra... dove vuoi che ti porti?»

Lo guardo negli occhi e realizzo che del ragazzo che amo non vi è più nemmeno l'ombra.

«Portami da Daniela», farfuglio cercando di aggrapparmi alla poca dignità che mi è rimasta.

Voglio andare a casa della mia migliore amica, il posto dove i miei genitori credono che sia in questo momento, e perdermi in un suo abbraccio.

Gabriel annuisce, poi balza giù dall'auto.

Dopo aver girato intorno, va a prendere posto sul sedile del conducente.

Io mi infilo velocemente il vestito, singhiozzando in silenzio.

Sono solo un'emerita stupida. Un'emerita stupida con il cuore a pezzi.

Poi fa come gli ho chiesto: mi porta dalla mia amica, rimanendo in silenzio per tutta la durata del tragitto.

Una volta arrivati alla destinazione, scendo dall'auto, sentendomi come in una specie di trance.

Gabriel mi saluta con un semplice "Ciao, Zaìra!", poi va via sgommando mentre io resto a guardare sconsolata i fari della sua macchina scomparire nel buio della notte.

Il ragazzo che amo è andato via, lasciandomi sola con un futuro che non voglio vivere.

PASSIONE GITANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora