CAPITOLO 4

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Capitolo 4
HERMAN

«Grazie, ma sono troppi, davvero».

La ragazza con la quale ho passato la giornata si copre i seni con un braccio e fissa con occhi sgranati le centinaia di dollari che ho appena lanciato sul letto.

Per fortuna, sa parlare l'inglese, io non capisco nemmeno una virgola di rumeno e lei non sa nulla all'infuori di due o tre parolacce in romanes.

Mi sono svegliato circa dieci minuti fa con l'intenzione di andare al bagno, ma ho cambiato idea quando ho visto il mio telefono vibrare sul pavimento della stanza in cui questa tipa è solita portare i suoi clienti.

A cercarmi era mio fratello.

Mi sono ricordato all'improvviso che questa sera ho un appuntamento importante: devo per forza presentarmi a quella dannata cena in cui conoscerò la mia futura moglie.

Non ho guardato a che ora ho richiamato Sandor, pensavo di avere ancora tempo di darmi una sistemata prima di andare alla villa Fieraru, ma quando mio fratello mi ha informato che sono le nove di sera passate, volevo prendermi a pugni.

Io e Sandor abbiamo trascorso la notte scorsa e l'intera mattinata nel nightclub di un nostro cugino paterno, Aurel, però le cose mi sono sfuggite di mano.

Questo pomeriggio, invece di andare a casa, ho seguito Daniela.

L'ho incontrata tre giorni fa, nel locale di Aurel in cui fa la spogliarellista.

Dovevamo passare solo poco tempo assieme, giusto un paio d'ore di sesso, ma non so come diamine abbiamo fatto ad addormentarci.

So solo che ora sono nella merda fino al collo.

«Prendili, li meriti tutti», le dico mentre mi infilo i vestiti con la velocità della luce, riuscendo in qualche modo a farle l'occhiolino.

«Ok, allora vuol dire che la prossima volta...»

«Chiamami un taxi!», la interrompo lanciandole il mio telefono. «Io vado a pisciare e a darmi una sciacquata».

Daniela obbedisce senza replicare.

***

Dieci minuti dopo mi trovo su un taxi, una Dacia Logan gialla, che emana un buon profumo al limone grazie all'arbre magique che penzola dal parabrezza.

Mio fratello mi ha mandato via WhatsApp l'indirizzo del posto in cui mi aspetta la mia futura sposa.

Una volta arrivato alla destinazione, allungo cinque dollari al tassista spiegandogli che non ho soldi rumeni con me.

Salto giù dall'auto e mi incammino verso la villa a due piani, sentendomi come un condannato a morte.

Mi passo le mani sulla faccia, poi suono il campanello.

Alcuni istanti dopo, mi si materializza davanti un uomo sulla cinquantina, con i capelli e i baffi neri, che si presenta come Zeus Fieraru.

Mio padre mi ha tanto parlato di lui che non potevo non riconoscerlo, è il mio futuro suocero.

Per fortuna, non mi fa il culo per via del mio ritardo.

Si limita a stringermi la mano e a guidarmi in una stanza dove la prima persona che mi salta all'occhio è una giovane ragazza dai lunghi capelli scuri, che se ne sta seduta su un orribile divano rosa, tesa come una corda di violino.

Dal modo in cui è conciata deduco che sia la famigerata Zaìra.

Mi tocco il mento e la osservo per un paio di secondi.

Non è niente male, anzi, è abbastanza carina, però non mi piacerà mai a prescindere.

Conosco l'importanza delle nostre regole, ma vorrei avere la possibilità di scegliermi da solo la donna con cui dovrò passare l'intera vita.

Quando si rende conto che la sto guardando, arrossisce e mi mostra un sorriso impacciato, ma abbassa lo sguardo quando la fulmino con un'occhiata.

Patetica.

Durante la festa l'ho considerata ben poco.

La cosa più interessante della serata è stato il culo di una delle cameriere.

Non ero felice di trovarmi né accanto a Zaìra, né dentro casa sua, con i nostri parenti che ci guardavano come se fossimo la cosa più adorabile del mondo quando la realtà è ben diversa: siamo solo due vittime che dovranno sottoporsi alle regole gitane.

***

Non appena torniamo a casa, scendo dalla macchina di Sandor con l'intenzione di andare nel mio appartamento che si trova al terzo piano della villa.

La voce di papà me lo impedisce di fare.

«Voi due, venite nel mio ufficio!», tuona rivolgendosi a me e a mio fratello.

Sospiro perché non ho per nulla voglia di sentire la sua ramanzina, specie a quest'ora.

Mamma e Milena vanno a farsi i fatti loro, io e Sandor seguiamo papà nel suo ufficio.

Non faccio in tempo a sorpassare la soglia che mi arriva un forte schiaffo in pieno volto.

Serro i pugni e la mascella con forza, nella stanza si sente solo il mio respiro affannato.

Credevo che mio padre avesse abbandonato questo vizio.

«Papà», cerca di intromettersi mio fratello, ma lui lo blocca con un semplice gesto della mano.

Sandor è una testa calda, ma ha sempre preso le mie parti.

Quando ero più piccolo, venivo spesso picchiato a causa del mio carattere ribelle e scontroso, e ricordo che Sandor cercava sempre di difendermi.

«Tu sta zitto, non fiatare!», gli dice papà voltandosi verso di lui. «Ti avevo detto di tenerlo d'occhio, ma non l'hai fatto. Come al solito, sono più importante le droghe che assumi e le donne che ti scopi invece che gli ordini che ti do, giusto?»

Sandor serra la mascella, ma non replica.

Papà lo fissa per un altro po' prima di girarsi nella mia direzione.

«Domani ti presenterai da quella ragazza con la coda tra le gambe e la inviterai a pranzo. Ti comporterai da grande uomo e smetterai di fare cazzate, sono stato chiaro?»

Lo fisso, il sangue inizia a bollirmi nelle vene: faccio davvero fatica a digerire il fatto che mi ha appena tirato un cazzo di schiaffo.

«Sono stato chiaro?», si avvicina a pochi centimetri dal mio volto.

Annuisco una volta.

«Bravo ragazzo», mi dà una pacca sulla spalla per farmi capire che ho dato la risposta giusta. «Ora fuori di qui, devo parlare con tuo fratello!»

Fa il giro della scrivania in mogano, prende posto sulla sua fottuta poltrona in pelle rossa, che mi ricorda il trono di un re, e si accende il suo dannato sigaro.

Vado via furioso, chiudendomi la porta alle spalle.

Attraverso in fretta il salotto, prendo uno dei due ascensori che si trovavano in questa maledetta casa e vado nel mio appartamento.

Va bene, caro papà, obbedirò ai tuoi ordini, ma giuro su Dio che renderò la vita di quella ragazzina un inferno.

romanes: la lingua dei rom

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 24, 2022 ⏰

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