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-"Che cazzo di freddo!" esclamo sottovoce uscendo dal bagno, annebbiato dal vapore caldo della doccia.
-"Non dire parolacce!" mi rimprovera lei dall'altra stanza. 'Come fa a sentirmi sempre?!'
-"Sbrigati tu! Ti aspetto in macchina." le rispondo mentre metto la giacca e apro la porta. Metto un piede fuori casa, ma vengo bloccato. -"Hai preso le chiavi?" mi urla da lontano. Sa benissimo che me le sono scordate, come sempre. Per non darle la soddisfazione, allungo il braccio ancora con il piede fuori e furtivamente prendo le chiavi della macchina dal mobiletto vicino la porta.
-"Certo che l'ho prese." e chiudo la porta dietro di me. Anche se non l'ho vista, immagino il ghigno soddisfatto sul suo volto; il pensiero mi strappa un sorriso. Mi conosce meglio di chiunque altro, cosa che qualche anno fa mi avrebbe fatto scappare più veloce possibile, invece adesso mi tranquillizza, mi dà equilibrio.
Mentre scendo le scale penso a come siamo arrivati a questo punto, a come ci siamo amati e odiati, fino ad abitare insieme. Credevo di aver già amato qualcuno, finché non ho incontrato lei; o meglio, rincontrato. Era un po' che non avevo questa sensazione, questo misto di nostalgia del passato ma conforto per il presente. Nonostante la mia 'fama' di misantropo, apatico e diffidente dell'amore, andavo fuori per una ragazza diversa ogni due mesi: un giorno credo di essermi innamorato di una ragazza vista su un autobus. La osservavo col suo sguardo perso fuori dal finestrino, i suoi capelli castani coprivano appena le cuffiette ai suoi orecchi e la labbra rosse canticchiavano qualche canzone. Quando i suoi occhi marroni incrociarono i miei le scappò un sorriso imbarazzato, capendo che avevo notato il suo 'karaoke'.
In fondo alle scale mi specchio nel riflesso del portone di vetro. 'Sti capelli fanno come gli pare!' cerco di dare un ordine al ciuffo castano; mi sistemo la cravatta, la giacca e i pantaloni, voglio essere al meglio per lei.
Non ho mai capito esattamente cosa ci trovassero in me: mai stato così tanto bello, almeno nei canoni generali; mai vestito bene, come piace a (quasi) tutte; mai stato come tutti gli altri. Non ho la convinzione di essere unico al mondo, ma ad un certo punto ho capito di 'saperci fare', e puntavo a far battere il cuore alle più belle che incontravo. Ma sono rare le volte che ho sentito il mio cuore battere, battere sul serio.
Forse era destino, o forse ci volevamo e basta, eppure prima di essere Noi ne abbiamo passate. A pensarci bene, ne ho avuto a che fare già da piccolo, con l'amore.
Esco dal portone e vado verso la macchina.

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