La profezia

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San Pietroburgo. Russia. Agosto 1901.

<<Andrej...>>

<<Sì Mama Phoska?>>

<< Dammi la mano>>

<< Certo Mama Phoska>>

Il piccolo Andrej strinse la mano della vecchia: era rugosa e grossa ma ad Andrej piaceva stringerla, era calda e affettuosa e Mama Phoska era così, calda e affettuosa.
Andrej Vladimirovich Verusopov aveva quattro anni, una zazzera di capelli castano scuro e due vispi occhietti color nocciola.
Era il figlio maggiore del principe Vladimir Verusopov, stimato membro della corte zarista e di sua moglie Ol'ga Georgievna Silumov, dama di corte.
Ad Andrej piaceva Mama Phoska, anche se tutti dicevano che era pazza, anche se era ceca e grossa come un armadio e tutti gli altri bambini ne avevano paura, anche se Mama e Papa dicevano che era un povera vecchia malata di mente.
Cosa voleva dire malata di mente? Andrej non lo sapeva, ma si fidava di Mama Phoska.
Mama Phoska era una brava persona.

<< Andrej... Passami dell'acqua per favore...>>

<< subito Mama Phoska>>

Andrej era sempre stato attratto da Mama Phoska.
Quando gli altri bambini scappavano lui le si avvicinava e lentamente aveva imparato a conoscerla.
Quante cose belle diceva Mama Phoska! Gli insegnava come funzionava la natura e poi tante preghiere belle che Andrej amava ripetere in chiesa.
Amava specialmente quando la vecchia gli parlava dei cavalli: diceva che esistevano terre dove i cavalli corrono liberi per pascoli immensi e dove le acque dei laghi sono così limpide che puoi vederci tutti i pesci che vi nuotano.
Ad Andrej piacevano i cavalli.
Un giorno cavalcherò un cavallo vero, uno di quelli grossi e alti come quelli della stalla.

<< Andrej? Ci sei? Mi puoi passare dell'acqua per favore?>>

Andrej scosse la testa e mandò via quei pensieri.

<< Subito Mama Phoska! Non ti preoccupare!>>

E il piccolo si alzò dallo sgabello.

Adesso però Mama Phoska stava male: faceva fatica a respirare e tossiva spesso.
Ad Andrej faceva paura quando tossiva forte, aveva paura che Mama Phoska potesse morire.
Ma quando uno muore va in cielo vero? I Pope dicono sempre così!
Visto che però non aveva una casa fissa, Andrej l'aveva ospitata nel capanno degli attrezzi in fondo al giardino della villa dei Verusopov a San Pietroburgo.
Non doveva farlo sapere a Mama e Papa, si sarebbero arrabbiati di sicuro e loro non volevo che stesse con Mama Phoska.
Ma adesso Mama pensa sempre a Ekaterina.
Ekaterina. La sua sorellina appena nata.
Ad Andrej piaceva vederla nella culla e lei gli sorrideva.
Era nata a giugno, nello stesso mese in cui era nata la quarta figlia dello zar, la granduchessa Anastasija Nikolaevna Romanova.
Anastasija... Che bel nome...

Andrej prese la ciotola d'acqua accanto al letto e la porse a Mama Phoska.
Le mani della vecchia tremavano ma riuscì a bere.

<< Grazie piccolo, sei un vero angelo..>>

<<Di niente Mama Phoska>>

L'anziana sorrise con un sorriso giallo e sdentato, aveva pochi denti.
Nello stesso tempo aveva cominciato ad accarezzare la testolina castana del bimbo.
Andrej si godette quel momento di affetto.
Ma poi d'improvviso lasciò la presa e alzò tutte e due le braccia al cielo.
Gli occhi cechi di Mama Phoska erano aperti e la bocca spalancata.
Andrej si allarmò.

<<Mama Phoska che succede?>>

Nessuna risposta. Il piccolo cominciava ad avere paura.

<<Mama Phoska?!...>>

Ancora nessuna risposta.
Ma la voce di Mama Phoska risuonò forte e chiara.

<<La Fenice risorgerà dalle tenebre, le sconfiggerà, il suo nome risuonerà come un richiamo alla vita in tutto il mondo e la Dinastia Maledetta brillerà  per sempre dell'oro più puro.....>>

Abbassò le braccia e ricadde esausta sul letto.

<< Anastasija...>> mormorava. <<Anastasija...>>

Anastasija? Come la figlia dello zar?
Andrej era confuso: cosa aveva appena Mama Phoska?
Sentì mano della vecchia sopra la sua e alzò lo sguardo.
Mama Phoska sorrideva.

<<Andrej... Promettimi... Promettimi che quando sarà abbastanza grande per capirlo dirai ad Anastasija Romanov quello che hai appena udito... Promettimelo Andrej!>>

Andrej annuì. << Te lo prometto..>>

<< Bravo bambino, dolce, caro bambino...>>

Mama Phoska tossì ancora forte.

<<Ora devo andare Andrej, ma mantieni la promessa.....
Mantienila!....>>

Come andare? Andare dove? Andrej non capiva.

La vecchia lasciò la sua mano e sorrise guardando verso un punto indefinito.

Silenzio.

Ancora silenzio.

Un minuto. Due. Tre. Quattro. Cinque.

Mama Phoska non si muoveva.

Andrej la scosse. Era fredda.

Mama Phoska è andata in cielo?

Sì, Mama Phoska era andata in cielo.

Ad Andrej vennero le lacrime agli occhi e corse fuori dalla capanna.
Corse verso casa, corse via dal corpo senza vita di Mama Phoska.
Pianse, pianse tanto e una volta a casa corse in camera sua.

Ma nelle lacrime gli ritornò in mente la promessa fatta a Mama Phoska.
Sì, avrebbe detto quella profezia alla granduchessa quando sarebbe stata pronta.

Era una promessa.

La profezia segreta di Anastasia RomanovDove le storie prendono vita. Scoprilo ora